Il giudice Gerardo Boragine vivrà sotto scorta, a causa di commenti aggressivi nei suoi confronti, di un post del ministro dell’Interno Matteo Salvini.
“Evidentemente aggredire e lanciare sassi per qualcuno non è reato. Evviva la ‘giustizia’ italiana. Io tiro diritto”, aveva scritto Salvini nel post, riferendosi a un episodio avvenuto nel 2015. Durante una manifestazione leghista a Viareggio, ventisette giovani erano stati indagati per adunata sediziosa, ovvero il tentativo da parte dei ragazzi di interrompere il comizio salviniano.
Dopo quei fatti la magistratura emanò una serie di decreti penali di condanna ma alla fine andò a giudizio. Foto e filmati di quel pomeriggio finirono al vaglio del Commissariato di Viareggio e della Questura lucchese, e l’indagine fu condotta da Digos e Commissariato con il supporto della Scientifica. A conclusione delle indagini, i ventisette ragazzi sono stati tutti assolti con formula piena, perché “il fatto non sussiste”. Ad assolverli è stato il giudice Boragine insieme al pubblico ministero.
Questa sua scelta, condannata dal ministro dell’Interno sui social, è stata presa di mira, di conseguenza, anche dai suoi seguaci. Il Comitato per l’Ordine e la sicurezza pubblica di Lucca ha dunque deciso di assegnare a Gerardo Boragine la scorta. Il giudice, si spiega nel provvedimento, è stato “fatto oggetto di pesanti insulti e gravi minacce”.
L’Associazione Nazionale Magistrati Toscana esprime la sua solidarietà al giudice Boragine in questi termini:
Le iniziative e le decisioni giudiziarie possono essere legittimamente criticate, con il rispetto del limite della continenza, che nel caso di specie indubbiamente è stato travalicato. L’Anm respinge con fermezza, in quanto lesivi dei valori di terzietà, autonomia e indipendenza propri dell’intera Magistratura, gli attacchi immotivati verso i singoli magistrati che svolgono il loro mandato soggetti soltanto alla legge, senza condizionamenti e pregiudizi ideologici.
Le aggressioni verbali nei commenti del ministro
La gente si è scatenata a suon di slogan e minacce. Chi ha inserito nei commenti la foto del giudice Boragine, come a lanciare un messaggio ben chiaro, quello del “ricordate bene questo volto”. Chi ha parlato di “magistratura rossa”, chi ha incoraggiato di “mandare a casa loro tutti i magistrati”. Peggio ancora, chi ha proposto di tirare sassi contro i giudici. Matteo Salvini ha preso le distanze dagli insulti che lui stesso ha scatenato. “Condanno ogni forma di violenza”, afferma il ministro. Ma a seminare vento si raccolgono tempeste.
Ilaria Genovese