Il 13 maggio del 1909 intorno alle tre del mattino 127 corridori partirono da Milano sulle loro biciclette, direzione Bologna. Quel giorno percorsero quasi 400 km, mentre di lì al 30 maggio ne macinarono 2500, per un totale di 13 tappe che riuscirono a completare solo 49 dei partecipanti iniziali.
Era la prima edizione del Giro d’Italia, una manifestazione sportiva diventata negli anni un evento di costume, un momento di orgoglio nazionale. La Corsa Rosa ha accompagnato gli italiani per più di un secolo, ha subìto interruzioni durante i due conflitti mondiali e ogni anno a maggio torna a ricordarci l’eccezionale varietà del nostro paese. Lo fa grazie allo spettacolo della fatica e della tenacia che solo la bicicletta può regalare, questa disciplina così dura e semplice che rende umani anche i grandi campioni.
Un secolo dopo il Giro è ancora in piedi, anzi sui pedali. L’edizione del centenario, che si svolgerà dal 5 al 28 maggio 2017 per un totale di 3572,2 km, è un inno all’Italia e alla sua storia ciclistica. Ci sono omaggi ai grandi campioni, arrivi storici e momenti di solidarietà. Ma c’è soprattutto la volontà di rappresentare tutto il paese, come dimostra il passaggio sulle due grandi isole italiane.
Il percorso
Dopo anni di partenze all’estero, il Giro torna a svolgersi interamente all’interno dei confini. La regione scelta per il debutto è la Sardegna: si va da Alghero a Cagliari passando per Olbia, poi il trasferimento in Sicilia e il giorno di riposo. Alla ripresa è fissato il primo arrivo in salita: la suggestiva ascesa ai 1892 metri del rifugio Sapienza sull’Etna. Dopo Messina si torna sul continente e da Reggio Calabria la corsa si dirige in Puglia, percorrendo lunghi tratti di costa con i traguardi di Alberobello e Peschici.
La nona tappa prevede l’arrivo in salita al Blockhaus nel parco della Majella, mentre nel seguente giorno di riposo i corridori parteciperanno ad iniziative di solidarietà nei borghi dell’Italia centrale colpiti dai terremoti degli ultimi mesi. Poi subito in sella per la prima sfida individuale contro il tempo: 39 km decisamente insidiosi da Foligno a Montefalco, circondati dai vigneti del Sagrantino. Possibili ribaltoni in classifica il giorno dopo, con ben quattro vette da scalare nella tappa che parte da Ponte a Ema, casa di Gino Bartali, e arriva in Romagna. Le due frazioni successive saranno invece affare della ruote veloci: da Forlì a Tortona passando per Reggio Emilia, solo pianura in vista del gran finale.
La tappa numero 14 è altamente evocativa: si parte da Castellania, paese natale di Fausto Coppi, per arrivare a Oropa, scenario di un’incredibile rimonta di Pantani nel 1999. Dopo il traguardo di Bergamo, città di Felice Gimondi, l’ultima pausa prima di fare davvero sul serio. La 17esima frazione mette in programma il passo del Mortirolo e la salita sullo Stelvio dal versante classico, Cima Coppi del Giro con i suoi 2758 metri.
Il giorno seguente il menù prevede invece l’Aprica e il Tonale con arrivo a Canazei , ma è la 18esima tappa la regina del Centenario. Partendo da Moena il gruppo affronterà in sequenza Pordoi, Valparola, Gardena, Pinei e Pontives in soli 167 km. Fine dei giochi? Niente affatto, gli organizzatori vogliono tenere tutto aperto fino all’ultimo metro: prima le ultime due frazioni di montagna con il passaggio sul Monte Grappa, poi la cronometro finale da Monza a Milano, con arrivo in Piazza del Duomo.
“Non tramonterà mai la fiaba della bicicletta”
Se più di un secolo è passato e il Giro d’Italia è sempre vivo, significa che la semplice e umile bicicletta scalda ancora i cuori. La magia della corsa rosa e della bicicletta l’aveva descritta magistralmente Dino Buzzati al termine del Giro d’Italia del 1949 che aveva seguito per il Corriere della Sera: “Serve dunque una faccenda stramba e assurda come il Giro d’Italia in bicicletta? Certo che serve: è una delle ultime cittadelle della fantasia, un caposaldo del romanticismo, assediato dalle squallide forze del progresso, e che rifiuta di arrendersi. No, non mollare bicicletta. A costo di apparir ridicola, salpa ancora in un fresco mattino di maggio, via per le antiche strade dell’Italia. Noi viaggeremo per lo più in treno-razzo, allora, la forza atomica ci risparmierà le minime fatiche, saremo potentissimi e civili. Tu non badarci, bicicletta. Vola, tu, con le tue piccole energie, per monti e valli, suda, fatica e soffri”.
Stefano Galeotti