Sempre più accesa la polemica sulla stampa e sui social per la totale assenza di tappe del Giro d’Italia nelle regioni meridionali.
Se si esclude San Giovanni Rotondo in Puglia, a trovarsi completamente tagliate fuori dalla 102° edizione della “corsa rosa” sono la Campania, la Calabria, la Basilicata, la Sicilia e la Sardegna.
E se da una parte gli organizzatori hanno fatto presente che il percorso del Giro, per sua natura, ha delle inevitabili limitazioni che non consentono di poter coinvolgere ogni anno tutte e 20 le regioni italiane, dall’altra vedere la grafica dell’itinerario con il sud tagliato di netto, non ha lasciato indifferenti.
Molti sono stati i commenti critici arrivati da più fronti della politica così come le richieste di ripensare il percorso, rendendolo più affine ad una competizione che dovrebbe rappresentare un’eccellenza del “Made in Italy” e che invece sembra aver dimenticato una fetta importante di Italia.
Questione Sud
Ma esiste veramente una “questione Sud”? Per quanto non dovrebbe essere così e l’approccio giusto sarebbe quello di considerare l’Italia nella sua interezza, purtroppo continua ad esserci un divario significativo sia a livello economico che a livello infrastrutturale e sociale, tra il Meridione ed il Settentrione della penisola.
Parliamo di territori che hanno tutte le carte in regola in termini di risorse, ma che necessitano di interventi imponenti e dove la storica competizione ciclistica avrebbe potuto rappresentare un’opportunità in termini di indotto, non indifferente. Un’opportunità purtroppo ad oggi andata persa.
Fuori anche Roma
Il Mezzogiorno non è però l’unico grande escluso dal Giro, salta infatti anche la tappa romana.
Nel 2018 a Roma si concludeva l’ultima tappa del Giro con la vittoria del britannico Chris Froome che si aggiudicò la maglia rosa lasciando all’italiano Elio Viviani solo la maglia ciclamino. Ma dopo le pesanti contestazioni dei ciclisti per le disastrose condizioni del manto stradale, la Sindaca Raggi e la sua Giunta hanno scelto, per maggio 2019, di non presentare la candidatura della città.
L’Amministrazione pentastellata dichiara di sperare in un 2020 migliore per le strade e la viabilità, ma nel frattempo anche Roma perde un’occasione di prestigio.
Mancano sei mesi ad uno dei principali appuntamenti sportivi italiani, ma il Giro del 2019 è destinato a far discutere ancora. Probabilmente non vi è stato un vero intento discriminatorio nella scelta delle tappe, ma un Giro d’Italia che non comprende né il Sud né la Capitale, oltre a lasciare l’amaro in bocca, può veramente definirsi tale?