Il volto nero dei giovani Fratelli d’Italia

La vera vergogna di Fratelli d’Italia.

Gioventù Meloniana

Gioventù Meloniana

L’inchiesta “Gioventù Meloniana” di Fanpage rivela l’ideologia che si cela dietro la patina istituzionale del partito di Giorgia Meloni. Fascismo, razzismo, antisemitismo alla base delle ideologie promosse da Gioventù Nazionale, l’ala giovanile di Fratelli d’Italia, di cui i leader del partito di maggioranza sono “orgogliosi”.

Due settimane sono passate dall’uscita di Gioventù Meloniana, capolavoro di giornalismo d’inchiesta che è riuscito ad infiltrare una giovane giornalista tra le fila di Gioventù Nazionale.

La sera in cui mi sono imbattuto in questo video su YouTube sono rimasto allibito. Ho subito cercato di inoltrarlo a quante più persone possibili. Mi sentivo indignato, infastidito e profondamente turbato per quanto avevo appena visto. Ciò che mi ha agitato maggiormente è stato il sospetto, poi rivelatosi fondato, che nonostante la gravità delle rivelazioni emerse dall’inchiesta, grazie al lavoro di Backstair, unita investigativa di Fanpage, il tutto sarebbe passato in sordina, normalizzato e banalizzato.

Ho cercato subito di capire quanto sharing avesse generato l’inchiesta e su quali altri canali d’informazione, preferibilmente tradizionali, se ne parlasse. Ho anche temuto per le conseguenze di tale inchiesta. In Italia fare questo tipo di giornalismo è, sempre più, un’operazione rischiosa e scomoda per qualunque redazione.

L’Italia è scesa dal quarantunesimo al quarantaseiesimo posto nella classifica stilata da Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa nel mondo. Siamo il peggior paese dell’Europa occidentale, i nostri problemi legati alla libertà di stampa sono definiti “notevoli” nel medesimo report.

La proposta della discussa Legge Bavaglio, proposta dalla maggioranza di governo di Giorgia Meloni, in viso all’Europa, le querele preventive per ostacolare il lavoro dei giornalisti, i continui discorsi per fomentare l’odio verso la professione giornalistica e discreditarne l’operato, la presa ferrea del governo sulla Rai, tutti questi fattori contribuiscono a limitare la libertà di stampa.

Alla luce di quanto rivela l’inchiesta Gioventù Meloniana, la strategia di Governo è cambiata immediatamente. Niente attacchi, niente rumore, non una parola, nemmeno da parte della Rai, hanno deciso di adottare la linea del silenzio.

Il coraggio di parlare di Gioventù Meloniana

Gli unici programmi televisivi disposti a commentare Gioventù Meloniana sono stati, Piazzapulita di Corrado Formigli e Otto e mezzo diretto da Lilli Gruber, entrambi prodotti di LA7, che ha invitato lo stesso Formigli per discutere dell’inchiesta.

Mi sono sentito amareggiato dal poco clamore generato dal fatto che, dirigenti di Gioventù Nazionale, quali Flaminia Pace (presidentessa GN sezione Pinciano e candidata per il campidoglio), Caterina Funel (segreteria congressi FDI), Ilaria Partipilo (presidentessa GN Bari), ripresi con telecamere nascoste si dichiarassero pubblicamente fascisti, razzisti, inneggiando al Duce con saluti romani e cori nazisti quali “Sieg Hail”, o riferimenti nostalgici alla svastica, prima e dopo aver accolto la ex portavoce della comunità ebraica di Roma, Ester Mieli nella sede di Fratelli d’Italia di Colle Oppio.

Ciò che emerge e spaventa dall’inchiesta di Backstair è proprio questo, la strategia del doppio binario. La moderazione e l’immagine istituzionale e rassicurante a favore di telecamere o in presenza di giornalisti, a dispetto della volontà mal celata di voler radicalizzare e indottrinare le nuove leve, che saranno i dirigenti di partito di domani.

Nelle riprese compaiono infatti vari esponenti, dirigenti e perfino Arianna Meloni capo segreteria di partito e sorella di Giorgia Meloni, tutti consapevoli e tutti conniventi del clima di odio creatosi tra i Giovani di Fratelli d’Italia.

Tra i nomi più noti: Marco Perissa, Paolo Trancassini, entrambi deputati di FDI, Nicola procaccini, eurodeputato, tutti ripresi intenti a scambiarsi il saluto gladiatorio, chiaro riferimento identitario fascista. E ancora Giovanni donzelli, deputato e responsabile organizzazione FDI, lo stesso Fabio Roscani, deputato e presidente di Gioventù Nazionale, che accompagna i ragazzi nei viaggi organizzati dal movimento, dove si inneggia al Duce e si apprende che “bisogna imparare ed essere pronti a ricevere ordini da rispettare”. Frase agghiacciante pronunciata dal coordinatore statale di Gioventù Nazionale, Andrea Piepoli.



Ideologia post fascista

Un’accozzaglia di ideologie sconnesse e rivendicazioni identitarie sommarie, riferimenti offensivi e di disprezzo alla “razza nera o ebrea”, o alla “stirpe araba da eliminare o bruciare”. Il lavoro onorevole e coraggioso di Fanpage,it è stato ripagato con un silenzio assordante, da parte delle istituzioni e dei media, fatta eccezione per Roberto Saviano e i già citati conduttori televisivi Corrado Formigli e Lillie Gruber.

L’omertosa complicità di Fratelli d’Italia nel cercare di affossare la questione è arrivata a definirla, per bocca del Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani come: “servizio giornalistico costruito sulla base di immagini frammentate, decontestualizzate riprese in ambito privato”. “Modalità che rischiano di veicolare ricostruzioni discutibili dei fatti e di prestarsi a facili strumentalizzazioni e a forme di intossicazione del confronto democratico”.

Nonostante questi tentativi di accusa, verso i media che denunciano il rischio di compromettere la democrazia e la Repubblica, incitando ideologie reazionarie, l’inchiesta Gioventù Meloniana, ha generato più di dieci milioni di visualizzazioni, attirato l’attenzione delle istituzioni europee e della stampa internazionale, indignata per i contenuti dell’inchiesta, al posto delle modalità con cui è stata condotta. Questo tipo di giornalismo di inchiesta è necessario e fondamentale, e in Italia ne abbiamo sempre più bisogno.

La seconda parte di Gioventù Meloniana

Per questo nella giornata di ieri, Mercoledì 26 giugno, Fanpage.it ha ospitato Roberto Saviano, Corrado Formigli e la storica Michela Ponzani, per commentare una seconda parte dell’inchiesta Gioventù Meloniana, in diretta. Questo secondo episodio è stato composto in risposta al silenzio delle istituzioni e dei media.

La fila ai cancelli del Monk di Roma si estendeva per centinaia di metri, una marea di spettatori accorsi per assistere gratuitamente al dibattito che veniva trasmesso in streaming su You Tube. Una sala gremita di giornalisti e pubblico, un dibattito acceso, sulla gravità della situazione e sulla necessità di dimissioni per Flaminia Pace, Caterina Funel, Ilaria Partipilo così come per tutti i leader di partito toccati dall’inchiesta: Giovanni donzelli, Marco Perissa, Paolo Trancassini solo per citarne alcuni.  Giorgia Meloni deve allontanare tali figure dal partito e dichiararsi una volta per tutte antifascista per poter continuare a sostenere che: “gli estremisti in Italia stanno da un’altra parte e non al governo”

Tra le fila della sezione giovanile del primo partito italiano si inneggia all’odio raziale, si compie il reato di apologia del fascismo e si infrange la legge Mancino che punisce la propaganda di ideali fondati sulla superiorità o sull’odio razziale e etnico, ovvero chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, con la reclusione fino a un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro.

Questo riguarda chiunque abbia a cuore la democrazia e lo stato di diritto, valore fondamentale dell’Unione Europea. Ancora una volta, siamo di fronte ad un rigurgito identitario di stampo fascista, causato dal mancato mea culpa storico, su cui una parte del popolo italiano non ha mai posto la dovuta attenzione e che permette di scusare o osannare i reati disumani che hanno marcato il ventennio di dittatura fascista.

Una parte del governo la vede così, Giorgia Meloni la vede così, tutti i leader di FDI, inchiodati dall’inchiesta su queste loro inaccettabili posizioni, la vedono così, gli esponenti di spicco di Gioventù identitaria la vedono così, e noi italiani come la vediamo?

Fabio Schembri

 

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