Condannato all’ergastolo per omicidi eccellenti come quello del commissario Ninni Cassarà, Giovanni Motisi è ricercato dal 1998 per le stragi del 1992 e 1993. Capo del clan di Pagliarelli, è soprannominato ‘u Pacchiuni per la corporatura robusta. Il suo nuovo identikit, diffuso nel 2024, mostra un volto invecchiato ma con gli occhi ancora feroci. La sua cattura rappresenterebbe un duro colpo per Cosa Nostra e un segnale di vittoria per lo Stato contro la mafia.
Un fantasma tra le ombre, un nome che riecheggia nelle cronache di sangue degli anni ’90. Giovanni Motisi, soprannominato ‘u Pacchiuni per la sua corporatura robusta, è l’ultimo grande latitante di Cosa Nostra, ricercato da ormai tantissimo tempo per la sua ferocia e per il suo ruolo chiave nelle stragi mafiose del 1992 e 1993.
Nato a Palermo il 1° gennaio 1959, Motisi si inserisce sin da giovane nei ranghi del clan mafioso di Pagliarelli, guidato da suo zio Matteo. Diventa ben presto un fidato killer, eseguendo personalmente o partecipando attivamente a decine di omicidi eccellenti, tra cui quelli del commissario Ninni Cassarà e del poliziotto Roberto Di Piazza.
La sua ascesa nella gerarchia di Cosa Nostra è rapida e brutale. Nel 1993, dopo l’arresto del boss Nino Rotolo, Motisi assume il comando del mandamento di Pagliarelli, diventando uno dei più potenti esponenti della mafia palermitana.
È in questo periodo che il suo nome si lega indissolubilmente alle stragi. Motisi è ritenuto uno degli esecutori materiali dell’attentato a Via dei Georgofili a Firenze, in cui persero la vita cinque persone, e di quello a Via Fauro a Roma, costato la vita a diciassette persone.
Nel 1998, Motisi si dà alla latitanza. Da quel momento, il suo fantasma si aggira per le strade d’Italia e del mondo, braccato dalle forze dell’ordine ma sempre un passo avanti. Vengono diffuse diverse immagini del suo identikit, ma nessuna porta al suo arresto.
Nel 2024, a 26 anni dalla sua latitanza, la Polizia di Stato diffonde un nuovo identikit di Motisi. Un volto invecchiato, segnato dalla vita in fuga, ma con gli occhi ancora feroci e lo sguardo implacabile. Un ennesimo tentativo di stringere il cerchio attorno al latitante, di spezzare la sua rete di complicità e di consegnarlo finalmente alla giustizia.
Infatti, le forze dell’ordine non si arrendono. Per stringere il cerchio attorno al latitante, la Polizia di Stato ha elaborato questo nuovo identikit di Motisi utilizzando la tecnica dell’Age progression, che invecchia fisionomicamente il suo volto sulla base di immagini risalenti agli anni ’80 e ’90.
L’obiettivo è quello di facilitare il lavoro degli investigatori e di sollecitare la collaborazione dei cittadini. Il nuovo identikit, diffuso attraverso i media e le forze dell’ordine, mostra un Motisi invecchiato, con i capelli brizzolati e il viso segnato dal tempo, ma con gli occhi ancora feroci e lo sguardo implacabile.
Motisi rappresenta un simbolo del potere mafioso, un monito per le nuove generazioni. La sua cattura rappresenterebbe un duro colpo per Cosa Nostra, ma soprattutto un segnale di vittoria per lo Stato e per tutti coloro che combattono contro la criminalità organizzata.
La caccia a Giovanni Motisi è ancora aperta. Un’impresa ardua e complessa, ma resa ancora più importante dalla consapevolezza che il suo arresto significherebbe un passo decisivo verso la sconfitta definitiva di Cosa Nostra.
Ogni giorno che passa aumenta la speranza di poterlo finalmente assicurare alla giustizia e di chiudere un capitolo buio della storia italiana. La lotta contro la mafia è ancora lunga, ma la cattura di Motisi sarebbe un segnale importante, un monito per tutti coloro che vorrebbero piegare lo Stato alla violenza e al sopruso.
Chiunque dovesse riconoscere questo volto è pregato di comunicarlo. Soprattutto ora, è necessaria la collaborazione di tutti, in quanto “l’unione fa la forza”.