“L’amore non ha età”, cantavano gli Alisei nel 1977.
Certo è che, quando gli anni di differenza sono pari o maggiori di 30, qualche dubbio viene. Solo nell’ultimo decennio, in Italia, sono più di 35 mila i matrimoni tra uomini della terza età e giovani straniere e il numero continua a crescere, nonostante siano ormai conosciuti i danni sociali/reputazionali, familiari, ma soprattutto patrimoniali.
Necessario precisare che vengono tenute in considerazione le donne straniere, sia per i dati statistici dei casi analizzati, sia perché sono quelle che maggiormente ricoprono il ruolo di badante. Di truffatrici italiane ve ne sono sicuramente, ma non è il caso preso in esame da questo articolo.
Ma come funziona esattamente?
Da un lato, ragazze straniere, spesso asiatiche e sudamericane, talvolta con prole a carico, desiderose di rifarsi una vita in condizioni migliori. Dall’altro, anziani spesso abbandonati o poco considerati, o in depressione per i tempi che furono. Magari la giovine inizia come badante, portando cura e freschezza. Diventa presto un vanto al bar e la solitudine non è più un problema. Semplice.
Il punto è che queste donne, le quali arrivano spesso da condizioni molto difficili, non si fanno nessuno scrupolo a raggiungere il loro obiettivo: la cittadinanza e la sicurezza economica per loro e per i figli. Una volta sposate, attendono i tre anni come da legge e poi fuggono; cambiano atteggiamento; portano ad un divorzio a loro fruttuoso.
La normativa dei tre anni era stata realizzata proprio per evitare queste situazioni, ma non è stata un impedimento sufficiente. Parliamo della legge 5 febbraio 1992, n. 91 che, all’art. 5 recita: “Il coniuge, straniero o apolide, di cittadino italiano, acquista la cittadinanza italiana quando risiede legalmente da almeno sei mesi nel territorio della Repubblica, ovvero dopo tre anni dalla data del matrimonio, se non vi è stato scioglimento, annullamento o cessazione degli effetti civili e se non sussiste separazione legale”.
La cosiddetta, in modo ironico, “Sindrome Moravia” (non certo per una qualsivoglia componente letteraria), provoca non pochi danni alla sua ‘vittima’ e alle persone che gli stanno attorno.
Innanzitutto e come danno più immediato, vengono spesso prosciugati i risparmi di una vita a velocità incredibili: l’usanza filmica, (ad esempio, nei film di Woody Allen), dell’anziano di lasciare ingenti quantità di danaro alla figliola avvenente, avviene dunque anche nel quotidiano reale. Per non parlare delle proprietà vendute all’insaputa delle famiglie.
Altro danno da non sottovalutare è la rottura degli equilibri familiari: il numero di mariti anziani che lasciano le mogli per andare a convivere con giovani straniere è in continuo aumento.
Anche i gentleman single possono vedere comunque dei danni familiari: eventuali figli o parenti, che si allontanano in diretta conseguenza alla scelta. Elemento comune è, invece, il correlato danno sociale/reputazionale: i giudizi di vicini, amici, conoscenti può essere davvero crudele. Talvolta volto anche solo a far aprire gli occhi all’innamorato, può diventare al contrario un coltello tagliente, che si aggiunge alla ferita della truffa femminea.
Non è un problema di facile gestione. In passato si pensò anche a come limitare le ricadute sul sistema pensionistico, ma le complicanze sono molteplici. Si arrivò a un provvedimento “anti-badanti”, ossia il taglio della pensione di reversibilità per coloro che abbiano contratto matrimonio da meno di dieci anni con un consorte sopra i 70 anni, o comunque più anziano di 20 anni.
In ogni caso, però, il problema non è stato arginato ed anzi, si aggrava. Andrebbero analizzati maggiormente i motivi sociali che stanno portando a una tale declinazione matrimoniale.
Vecchiaia e solitudine terrorizzano l’essere umano da sempre: alle donne i loro rimedi, agli uomini un’illusione di charme giovanile. Forse.
Isabella Rosa Pivot