Openpolis ha da poco pubblicato un report sulla situazione dei giovani nella politica italiana. Miglioramenti consistenti a livello nazionale; le regioni fanno più fatica.
Non è cosa da poco, non è un discorso semplice. “Giovani e politica” è un binomio complesso, non risolvibile in congetture superficiali, banali. Un problema anche intrigante, che contiene fattori irriducibili e manca, forse, di soluzione. C’è sempre, sottotraccia o palese che sia, la tendenza a individuare un colpevole. Chi si è allontanato da chi? I giovani hanno abbandonato le sezioni, i luoghi di formazione politica, distratti da un mondo sempre più volatile? O è la politica ad aver perso l’abitudine, se mai l’ha avuta, di rivolgersi ai giovani? A non considerarli più tra le fonti della vita comunitaria?
Si tratta di domande che richiederebbero una discussione ampia, sociologica o, addirittura, filosofica. Forse, si tratta soltanto di slogan, derivanti da una cattiva comprensione della realtà. Perché i numeri, almeno su certi livelli, dicono altro. Certo, c’è disinteresse, ma quelli che vengono indicati spesso come giovani sono oggi buona parte della nostra rappresentanza a livello nazionale, parlamentare. L’unica cosa che possiamo fare, allora, è analizzare i dati. Dati che Openpolis fornisce al pubblico in un report dal titolo: “I giovani 40enni. Quanto pesano nella politica italiana gli under 30 e under 40“.
La domanda di fondo è una: come cambia il panorama politico italiano con l’inserimento di parlamentari e consiglieri regionali più giovani? E questo sulla base si una constatazione procedurale:
“Il tasso di cambiamento della politica italiana può essere misurato analizzando il livello di ricambio generazionale della sua classe dirigente. Un modo per farlo è monitorando il numero di giovani attualmente in carica nei vari organi istituzionali, tracciando sia il numero di under 30 e under 40 eletti o nominati, che gli incarichi che svolgono”
I Numeri
Nel nostro paese i consiglieri regionali under 40 sono il 22,90% del totale, cioè 204. Soltanto 5 tra questi ricoprono ruoli chiave nelle rispettive giunte di cui fanno parte. Insomma, “questo vuol dire che se da un lato il numero di under 40 può essere di un certo tipo, piano piano che si avvicina al centro del potere questo numero è destinato a diminuire“. Le regioni, quindi, faticano a portare avanti un ricambio generazionale. Da questo punto di vista l’Emilia Romagna fa registrare. tra i consiglieri regionali, l’età media più bassa. Fanalino di coda, invece, il trio Calabria, Sardegna, Marche, i cui consiglieri hanno un’età media di 51 anni.
In generale, però, se guardiamo al dato riguardante il Parlamento, l’attuale legislatura (la XXVIII) guadagna il titolo di legislatura con l’età media più bassa di tutta la storia della nostra repubblica.
Non potendo includere nelle rilevazioni i dati del Senato (ovviamente, poiché, come sancito dalla Costituzione, è off-limits per gli under 40), nella Camera dei Deputati la porzione maggiore è rappresentata proprio da deputati con un’età compresa tra i 30 e i 40 anni, il 34,5% del totale.
I Partiti
Diverse, invece, le percentuali di giovani nei vari gruppi partitici. Qui, a risaltare sono i numeri del M5S. Il movimento del vicepremier Di Maio è presente alla Camera con un 70% di deputati under 40 e 21 deputati tra i 25 e i 30 anni. Infine, le posizioni chiave, sempre per la Camera, sono detenute per il 37,18% da giovani deputati. Un dato certamente rilevante.
Non è vero, quindi, che i giovani non sono numericamente rappresentati all’interno del Parlamento. Come messo in evidenza da Openpolis, l’attuale legislatura muove un notevole passo avanti in questa direzione. Forse, la domanda che bisognerebbe porsi è un’altra, di tutt’altra sostanza. Questi giovani politici, e sappiamo quanto il concetto di gioventù sia relativo, sono in grado di rappresentare la parte più innovativa del paese, quella parte che spinge verso orizzonti nuovi e sconosciuti? E poi, forse, la questione che sta alla base di tutto: quali giovani?
Giorgio Garzaniti