Giovani contro la dittatura in Myanmar: pronti a sacrificarsi

Giovani contro la dittatura in Myanmar

Dal golpe del febbraio 2021, le condanne a morte in Myanmar sono state 151. Tra le vittime, 34 attivisti per la democrazia hanno meno di 30 anni

Il 1^ febbraio 2021, la giunta militare del Myanmar prende il potere rovesciando il governo democraticamente eletto di Aung San Suu Kyi.
Da quel momento, il Paese è sprofondato in una severa dittatura repressiva.

Secondo l’Associazione di Assistenza per i Prigionieri Politici (AAPP), che monitora le detenzioni e le condanne a morte nel Myanmar, sono 151 gli attivisti pro-democrazia e i civili condannati a morti dalla giunta.
Il 90% di questi sono uomini, mentre il 10% sono donne.
AAPP ha potuto verificare l’età di soli 34 dei 151 condannati. Tra questi, il 58,8% ha un’età compresa tra i 19 e i 29 anni.

Si può vedere che il regime sta deliberatamente prendendo di mira i giovani, che sostengono attivamente il movimento democratico opponendosi al colpo di stato militare

Giovani contro la dittatura in Myanmar: “vale la pena dare la vita”

Un censimento del 2014 mostrava che oltre il 50% della popolazione del Myanmar aveva meno di 30 anni.
Si tratta di una generazione che ha vissuto le conseguenze dell’ex dittatura militare di Ne Win che, tra il 1962 e il 1988, aveva ridotto la Birmania a uno dei Paesi più poveri del mondo.
Ma si tratta anche di una generazione che, sotto il governo democraticamente eletto di Aung San Suu Kyi,  nel 1990, ha visto risollevarsi il proprio Paese con l’esposizione al mondo esterno, l’accesso al web, all’informazione, all’istruzione e al lavoro.

Oggi, i giovani birmani si trovano nuovamente a dover combattere contro un regime golpista. Ma sono pronti a sacrificarsi per i loro diritti, ottenuti negli anni con tempo e fatica.



Se vincono, non mi sposerò né avrò figli perché non vorrei che la mia famiglia vivesse sotto il loro controllo. Le relazioni internazionali sarebbero rovinate e la vita diventerebbe come in Corea del Nord. Protesteremo il più possibile fino a quando non vinceremo. Vale la pena dare la vita per la prossima generazione

Generazione 88: storia di studenti contro la dittatura

A mobilitarsi contro la giunta militare sono soprattutto gli studenti, organizzati in sindacati, che rischiano condanne all’ergastolo o alla morte.
Tra i gruppi organizzati ce n’è uno in particolare, chiamato “generazione 88“, che una situazione simile a quella di oggi l’ha già vissuta e combattuta in passato.

Si tratta di ex studenti che guidarono la rivolta del 1988, quando la Birmania era governata dal generale golpista Ne Win.
Le manifestazioni iniziarono tra agosto e settembre, quando Ne Win demonizzò tutte le banconote esistendo, mandando in fumo i risparmi degli studenti per le tasse universitarie. Questi decisero quindi di insorgere, portando a violentissimi scontri con i militari.

Le vittime, nel 1988,  furono migliaia. Molti di coloro che oggi sono membri della “Generazione 88” hanno trascorso decenni in prigione, tra privazioni e maltrattamenti. Ma non hanno perso lo spirito combattivo.
Nemmeno quando, nel luglio 2022, il leader del movimento, Kyaw Min Yu (conosciuto come Ko Jimmy), è stato condannato a morte.

Anche oggi, nel 2023, protagonisti sono i giovani contro la dittatura in Myanmar.
Tra i condannati ci sono, per esempio, Ko Kaung Sett Paing, membro del sindacato studentesco North Okkalapa di Yangon. E Ko Hein Htet (conosciuto come “Ko Po Po”), studente attivista del sindacato degli studenti di North Okkalapa.

Secondo un funzionario della Federazione birmana dei sindacati studenteschi (ABFSU), l’incarcerazione degli studenti è una tattica ormai insediata nel sistema dittatoriale birmano.

L’incarcerazione degli studenti è dovuta al sistema dittatoriale militare che è stato saldamente costruito nel corso dei secoli, con il sostegno della giunta e della burocrazia militare. Pertanto, solo se la dittatura militare può essere sradicata saremo liberati da questa oppressione

Ma i giovani birmani sembrano intenzionati a portare avanti una rivoluzione che sradichi la dittatura.

Se la giunta sconfigge questa rivoluzione, il nostro futuro è finito

Giulia Calvani

Exit mobile version