Quasi il 60% di giovani africani vuole emigrare a causa della corruzione

I giovani africani e la lotta alla corruzione

La Ichikowitz Family Foundation, con sede a Johannesburg in Sudafrica, ha effettuato una nuova indagine sui e sulle giovani africane, basandosi su interviste a 5.604 persone di 16 paesi di età compresa tra 18 e 24 anni. L’indagine rivela che molti e molte giovani credono che la corruzione sia la più grande minaccia per il loro futuro.

Ogni due anni dal 2020 la Ichikowitz Family Foundation realizza sondaggi con interviste faccia a faccia tra i giovani africani. Per questa terza edizione la ricerca si è focalizzata sui loro sogni e sulle loro aspirazioni.

Il 70% dei giovani di tutto il mondo vive in Africa. Nei prossimi 25 anni l’Africa ospiterà un terzo dei giovani di tutto il mondo. Questo ci fa comprendere quanto sia importante conoscere il loro punto di vista, andando oltre stereotipi e pregiudizi.

Quest’anno le interviste sono state fatte in : Botswana, Cameroon, Chad, Congo Brazzaville, Costa d’Avorio, Etiopia, Gabon, Ghana, Kenya, Malawi, Namibia, Nigeria, Rwanda, Sudafrica, Tanzania e Zambia.

L’Afro-Optimism: consapevolezza e determinazione

I giovani africani sono fiduciosi e ambiziosi. Sono convinti di essere sulla strada per migliorare le condizioni di vita rispetto ai loro genitori. Sono consapevoli che molte scelte dei governi vanno nella direzione sbagliata.  Si dichiarano preoccupati, ma non pessimisti perché si sentono coinvolti. Non sono rassegnati perché stanno usando le loro voci.

Sono convinti che le loro voci possano fare la differenza, come dimostra l’ondata di proteste degli ultimi mesi contro i leader accusati di corruzione, neocolonialismo e imperialismo.

Le proteste sono avvenute in paesi come Nigeria, Kenya, Uganda, Sudafrica.



 

I giovani africani si vogliono far sentire: le ingiustizie sono inaccettabili. Manca il lavoro, i salari sono troppo bassi, non c’è welfare: scuole, università e ospedali sono inadeguati.

Non c’è ancora un movimento, eppure le proteste sono accomunate dalle stesse richieste.

La guerra in Ucraina ha portato la diminuzione dell’importazione di cereali, la guerra a Gaza ha ridotto drasticamente il commercio marittimo, molti evitano il Mar Rosso. Da ciò è scaturito un aumento dei prezzi di prima necessità in paesi già estremamente poveri. Il valore della moneta è in aumento, aumenta il debito pubblico. I governi hanno reagito aumentando le tasse e facendo infuriare la popolazione.

Immigrare a causa della corruzione

L’idea di emigrare è sempre più una priorità per i maggioranza dei giovani africani, quasi tre su cinque (58%) sono molto propensi a prendere in considerazione l’emigrazione in un altro paese nei prossimi tre anni.

In Nigeria, oltre quattro giovani su cinque (85%) affermano che probabilmente emigreranno nei prossimi tre anni, di cui tre su cinque (58%) sono molto propensi ad allontanarsi dal loro paese.

I giovani che stanno pensando di emigrare lontano dal proprio Paese citano la necessità di cercare lavoro e nuove opportunità d’istruzione come fattori primari che li spingono a considerare di trasferirsi all’estero.

Anche l’ONU sottolinea come la rapida crescita della forza lavoro avanza insieme a una crescita lenta dell’occupazione creando così le cause per la migrazione giovanile. La mancanza di lavoro, unita ad un’istruzione di scarsa qualità, non lascia altra scelta ai giovani che emigrare in altri paesi per raggiungere i propri obiettivi. Se la prima causa di immigrazione è identificata con il lavoro, la seconda con la corruzione. Anche se a ben vedere le risposte possono essere accomunate perché alla domanda sul motivo della mancanza di lavoro e di welfare la risposta è sempre la stessa: la causa è la corruzione.

La lotta alla corruzione è la chiave per risolvere i problemi

 L’83% dei giovani africani identifica la lotta alla corruzione come la chiave per cambiare il loro continente.

Guardando avanti ai prossimi cinque anni, alla domanda su qual è la cosa più importante affinché l’Africa progredisca, la risposta è la riduzione della corruzione del governo.

Questa risposta ha un punteggio più alto di tutti gli altri, più alto di risposte come “la creazione di nuovi posti di lavoro ben retribuiti” (20%) e “aumentare l’accesso ai bisogni e ai servizi di base” (17%).

La preoccupazione è costantemente elevata per quanto riguarda la corruzione all’interno del governo nazionale (73%), all’interno del governo provinciale o locale (70%), all’interno di aziende e imprese nazionali (71%) e all’interno delle forze di polizia e di sicurezza (69%).

La maggior parte è insoddisfatta degli sforzi compiuti dai propri governi per contrastare la corruzione. Anche per questo solo la metà dei giovani aventi diritto di voto è andata a votare. 

Le soluzioni proposte dai giovani africani consistono in task force di polizia, controlli, sanzioni più severe e la necessità di vietare ai condannati per corruzione di candidarsi a cariche pubbliche.

Comprendere le cause serve a trovare le soluzioni

Dal punto di vista eurocentrico i flussi migratori vengono costantemente trattati concentrandosi sull’effetto anziché sulle cause. Chi accoglie i migranti, come si accolgono, come si rispediscono a casa, di chi è la colpa quando muoiono in mare.

La ricerca dell’Ichikowitz Family Foundation può dare un prezioso input per riflettere su cosa serve per impedire il costante aumento dei flussi migratori e creare canali di dialogo con le giovani generazioni di tutto il mondo e sostenerli nell’empowerment necessario affinché diventino protagonisti del cambiamento.

Anche i sondaggi condotti dalla Commissione europea nel 2024 parlano di una gioventù europea ottimista verso il futuro, desiderosa di essere ascoltata su temi come il cambiamento climatico, il diritto al lavoro, la salute. Ma non si parla più di corruzione della classe dirigente, se mai di competenza. Come se la corruzione fosse un fatto ormai assodato nel vecchio continente. Addirittura nel 2014, da un sondaggio condotto tra i giovani della Sapienza, risultò che il 40% ritenesse la corruzione un male necessario per fare carriera.

Dall’indagine dell’Ichikowitz Family Foundation emerge invece la capacità dei giovani africani di una visione globale: come abbiamo visto la lotta alla corruzione viene prima della necessità di creare nuovi posti di lavoro. Sanno guardare alle cause e non agli effetti.

Questo apre a grandi riflessioni.

I tempi attuali non rendono l’Europa un esempio di comunità dove i giovani vengono ascoltati. La repressione esercitata dai governi di Italia, Germania, Francia, Paesi Bassi verso le proteste studentesche per porre fine al genocidio di Gaza sono un esempio lampante.

Anche l’arresto a Copenaghen di Greta Thunberg, leader del movimento dei Friday for Future, durante una manifestazione contro il genocidio di Gaza, sembra farsi simbolo di una chiara volontà politica che sta coinvolgendo tutta l’Europa e che va a reprimere le voci dei giovani.

Come se nel mondo si stesse delineando sempre più forte, ancora più forte delle divisioni tra Nord e Sud, Est e Ovest l’atavica, ma forse per la prima volta sempre più globale lotta tra vecchi e giovani. Eppure i leader di oggi e domani si riconosceranno proprio da questo, dalla capacità di dare ascolto ai giovani.

Le recenti repressioni tentate in Africa hanno portato risultati opposti. Chi ha provato a reprimere o ignorare le proteste l’ha pagato con disfatte elettorali come in Sudafrica o in Sahel.

I giovani africani non hanno ancora creato un movimento globale, ma possono farlo, certo il futuro è loro.

Entro la fine del secolo, si prevede che la popolazione in Africa raggiungerà i 4,2 miliardi, ovvero il 40% della popolazione mondiale e la maggior parte di loro avrà vent’anni.

Come ha affermato il Presidente della Ichikowitz Family Foundation Ivor Ichikowitz

Non è mai stato così importante che i politici di tutto il mondo comprendano e ascoltino le voci dei giovani africani.

Il punto è sempre lo stesso, se riusciamo a comprendere che ogni problema del nostro pianeta è collegato a noi e ne siamo responsabili o se continueremo a fare finta di niente.

Federica Sozzi

Exit mobile version