Un giovane 19enne del Mali è stato protagonista di una storia incredibile. Da bambino, Boire, non riusciva a giocare a calcio, ad alzare pesi e fare altri sport insieme con i suoi amici. Doveva fermarsi quasi subito perché non aveva più fiato e sentiva il cuore battere forte.
Ovviamente crescendo l’età, i problemi per il giovane del Mali sono aumentati e purtroppo nessuno nel suo paese dell’Africa occidentale riusciva ad aiutarlo abbastanza. Nemmeno i medici sapevano dare una spiegazione logica ai suoi disturbi, non conosciuti.
Fu allora che il giovane Boire cominciò a pensare di andarsene dall’Africa, come molti suoi coetanei, da migrante in cerca di un mondo migliore dove potessero curare il suo strano malanno. Così ha attraversato il deserto, è stato messo per un po’ di tempo in prigione in Libia, poi si è imbarcato su un barcone che è arrivato fino a Lampedusa.
In seguito, il giovane è stato trasferito dall’isola fino a in un campo profughi vicino a Belluno, in Veneto, dove i medici hanno deciso di farlo trasferire all’ospedale Sant’Orsola di Bologna dove sono esperti in materia di malattie respiratorie.
Al giovane del Mali, in effetti, è stata riscontrata una malattia rara, una forma grave di ipertensione polmonare. Nei giorni scorsi, i medici del Sant’Orsola lo hanno operato d’urgenza e sono riusciti a salvargli la vita.
Nazzareno Galiè, responsabile della struttura del Policlinico bolognese, ha raccontato:
“Dopo tutto quello che ha passato è un miracolo che Boire sia arrivato vivo nel nostro ospedale. Il giovane ha una forma rara di ipertensione polmonare. La sua arteria polmonare si è dilatata fino a comprimere l’arteria coronarica sinistra. Questa patologia può provocare l’infarto o l’arresto cardiaco, una morte improvvisa. Lo abbiamo salvato in extremis, grazie all’équipe di Cinzia Marrozzini”.
Il giovane Boire ora dice di stare meglio e di potere lavorare.
Ringrazio l’Italia per quanto ha fatto e continua a fare per me. Non so ancora cosa sarà del mio futuro”.
Massimo Mongardi