Il 21 febbraio si celebra la giornata nazionale del codice Braille

Strumento sempre attuale di inclusione e indipendenza

Giornata nazionale del codice Braille, targa commemorativa dell'inventore

Il 21 febbraio si celebra la giornata nazionale del codice Braille, il sistema alfabetico tattile che, secoli prima dell’invenzione della sintesi vocale o della scrittura attraverso dettatura, ha permesso alle persone con disabilità visive di leggere e scrivere.

La giornata nazionale del codice Braille è stata istituita dalla legge 126 del 2007. Alla ricorrenza italiana ha fatto seguito, nel 2019, quella mondiale per la quale è stato scelto il 4 gennaio, giorno di nascita del suo inventore Louis Braille.

L’invenzione del codice Braille

Louis Braille nasce in Francia nel 1809 e diventa cieco all’età di tre anni a causa di un incidente nell’officina del padre. A dieci anni vince una borsa di studio all’Istituto per giovani ciechi di Parigi dove impara a leggere con il metodo Valentin Haüy, un sistema di scrittura che mette in rilievo le lettere attraverso un filo di rame posto sul retro del foglio. Il metodo non permette però la scrittura.

Nel 1821, a soli dodici anni, viene ispirato da un sistema stenografico militare utilizzato per i dispacci notturni ed elabora il sistema che prenderà il suo nome. Il codice Braille è composto da celle sulle quali vengono disposte due colonne e tre righe di punti. Attraverso la loro combinazione è possibile rappresentare lettere dell’alfabeto e numeri, ma anche simboli matematici e musicali.

Louis Braille diventa professore nello stesso istituto nel 1827 per poi morire di tubercolosi nel 1852. Grazie a lui le persone con disabilità visive sono state in grado non solo di leggere ma anche di scrivere autonomamente.

L’Istituto dei Ciechi di Milano, primo in Italia a utilizzare il codice Braille nel 1864, possiede attraverso la sua fondazione un gran numero di opere d’arte e documenti sull’inventore Louise Braille, conservati ed esposti nel Museo omonimo.

Disabilità visive in Italia

In Italia sono l’1,9% le persone interessate da una grave limitazione sul piano visivo, percentuale che sale all’8% tra le persone over 75. Se si sommano le disabilità visive moderate a quelle gravi il numero di persone coinvolte raggiunge il 18,6% e fino al 41,9% della popolazione più anziana.

Il Ministero della Salute ha pubblicato il report annuale sulle disabilità visive e i dati dicono che l’ipovisione è in aumento. Tuttavia diminuiscono i centri preposti alla prevenzione e alla riabilitazione, con un divario crescente tra i servizi offerti al Nord e al Sud e una riduzione delle persone assistite del 32,3%

La tecnologia può sostituire il codice Braille?

Oggi la tecnologia offre il suo aiuto per una miriade di compiti sia alle persone con disabilità che a quelle senza, per questo si potrebbe pensare che il codice Braille sia ormai uno strumento obsoleto. È davvero così?

Voci che leggono testi, programmi che traducono un dettato in forma scritta, descrizioni vocali di immagini; oggi gli ausili tecnologici a chi non vede sono tanti: ovviano alla limitazione del canale visivo con un potenziamento di quello vocale e uditivo.

Si tratta di soluzioni più veloci ed economiche rispetto all’insegnamento e all’utilizzo del codice Braille e, a primo impatto, più funzionali. Tuttavia l’utilizzo del sistema Braille ha dei vantaggi che dovrebbero spingere verso una sua diffusione più ampia anche tra la popolazione vedente, magari attraverso l’insegnamento nella scuola primaria.

In primo luogo la sua semplicità. Trattandosi di un sistema di trascrizione dell’alfabeto, non di una lingua alternativa vera e propria, il suo apprendimento in età scolare è rapido e permetterebbe ai bambini di avere uno strumento cognitivo e linguistico in più.

Le tecnologie non sono accessibili in ogni circostanza pertanto la trascrizione in codice Braille risulta imprescindibile su alcuni prodotti come i farmaci (obbligatoria dal 2005), ma potrebbe essere implementata su altri prodotti di consumo con un basso costo da parte delle aziende e un grande guadagno in termini di indipendenza per le persone con disabilità visive.

Inoltre, la cosa più importante che viene dimenticata è che i bambini ciechi e ipovedenti che imparano a leggere e scrivere esclusivamente attraverso gli strumenti tecnologi non imparano l’ortografia, sono privati del piacere di scrivere in maniera veramente autonoma e, soprattutto, discreta. Ragioni che rendono il codice Braille sempre attuale e innovativo nonostante i suoi duecento anni.

La giornata nazionale del codice Braille è l’occasione per ribadire l’importanza di questo sistema tanto semplice quanto rivoluzionario, con la speranza che sempre più persone ne siano incuriosite così da spostare l’onere dell’inclusione dall’escluso alla società generale.

Siamo soliti pensare che siano sempre e solo le persone con disabilità a dover imparare metodi alternativi per comunicare, ma così ci precludiamo la possibilità di allargare i nostri orizzonti espressivi e cognitivi. Imparare il codice Braille da bambini non solo contribuirebbe all’inclusione delle persone con disabilità visive, ma fornirebbe uno strumento in più a chi un giorno potrebbe sviluppare delle limitazioni della vista.

Sara Pierri

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