Giornata Mondiale della Gioventù ONU: “L’educazione è in crisi”

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La Giornata Mondiale della Gioventù 2019 promossa dall’ONU celebra il ruolo che bambini e adolescenti esercitano nella società, creando al contempo consapevolezza sul ruolo e sulle sfide che le nuove generazioni devono affrontare.

Attualmente, si parla  di una popolazione mondiale di giovani di circa 1.8 miliardi di età compresa tra i 10 e i 24 anni. Purtroppo, tra i 6 e i 14 anni le statistiche dimostrano gravi carenze per quanto riguarda la lettura e le capacità matematiche.

La Giornata Mondiale della Gioventù del 2019 prevede un focus specifico sull’educazione e le sfide che l’insegnamento scolastico si trova ad affrontare.

In particolare, si analizzano i rapporti tra istituzioni, ragazzi e organizzazioni per giovani, studiando le influenze che tali meccanismi esercitano nel settore dell’educazione, per poter centrare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) previsti dall’ONU per il 2030.

L’idea è quella di rendere i giovani consapevoli della propria formazione e dei processi didattici. La partecipazione giovanile nelle metodologie di apprendimento rende le nuove generazioni più consapevoli dei propri ruoli e delle aspettative di crescita personale.

Allo stesso tempo però, negli ultimi anni, si è fatta largo la tendenza a semplificare ed uniformare i percorsi didattici, favorendo la quantità rispetto alla qualità.




Sfide e limiti non vengono più commisurati ad un effettivo livello di difficoltà, ma vengono tarati sulla media delle prestazioni. Test e questionari diventano la bussola dei programmi scolastici.

La didattica diventa riflesso della necessità di limitare gli abbandoni della scuola tra gli adolescenti, favorendo però così una cultura di massa.

La tecnologia, che negli ultimi anni è diventata un ausilio ai programmi di insegnamento, non viene spiegata in quanto strumento da comprendere e da utilizzare sotto diverse forme per coadiuvare i materiali tradizionali, ma diventa un gadget per ridurre difficoltà e carico di lavoro.

Al contempo, le disparità tra nazioni rendono impossibile creare una base di sapere comune e uniforme su cui lavorare.

Secondo il dipartimento ONU per gli Affari Economici e Sociali, solo il 10% della popolazione dei paese emergenti completa gli studi scolastici superiori.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres sottolinea come la scuola “non attrezza i giovani con le capacità e gli strumenti necessari per comprendere la rivoluzione tecnologica che stanno vivendo”.

“L’educazione scolastica dovrebbe comprendere conoscenza, competenze di vita e pensiero critico. Dovrebbe contenere informazioni sulla sostenibilità e sui cambiamenti climatici e dovrebbe farsi portatrice dell’uguaglianza di genere, dei diritti umani e di una generale cultura di pace”.

Tutti questi elementi sono contenuti nel piano di Youth 2030, la strategia ONU per raggiungere e colmare il gap tra le nuove generazioni e l’evoluzione dei sistemi educativi, rendendo i giovani artefici della propria crescita personale e culturale.

Chiara Nobis

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