Oggi, 8 maggio, si celebra la Giornata Mondiale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, la più importante associazione umanitaria nel mondo che opera salvando vite in 191 paesi, tra cui l’Italia. A 160 anni dalla fondazione della Croce Rossa Italiana, è importante ricordarsi di valorizzare l’impegno di volontarie e volontari che ogni giorno dedicano il loro tempo all’assistenza dei più vulnerabili: un’eccellenza che dobbiamo in tutti modi cercare di preservare.
L’8 maggio ricorre la Giornata Mondiale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, considerata attualmente la più importante associazione umanitaria indipendente del mondo, che opera in territori di pace e di guerra in maniera imparziale e gratuita per fornire assistenza sanitaria a feriti, sfollati, immigrati, persone con disabilità, anziani, donne e bambini in difficoltà, compiendo una fondamentale azione umanitaria che in questa giornata merita di essere ricordata e celebrata.
Decisivi sono stati gli aiuti umanitari nei territori martoriati dalla guerra come l’Afghanistan, il Congo, il Sudan. Il Movimento è intervenuto durante il conflitto russo-ucraino fornendo assistenza medico-sanitaria agli sfollati e ai feriti ucraini, e inoltre sta operando in modo neutrale all’interno del conflitto israelo-palestinese cercando di assistere entrambe le parti offese, lavorando per riportare gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas alle loro famiglie e collaborando con la Società della Mezzaluna Rossa Palestinese per fornire acqua, viveri e primo soccorso ai palestinesi ormai stremati sotto le bombe di Israele.
L’8 maggio 1828 nacque Henry Dunant, fondatore del Movimento
L’8 maggio è stato scelto per celebrare la Giornata Mondiale della Croce Rossa in quanto giorno di nascita del fondatore del Movimento e premio Nobel per la Pace Henry Dunant, umanista e filantropo svizzero che, dopo aver assistito a una pessima gestione dei feriti di guerra durante la Battaglia di Solferino nel 1859, decise di finanziare un Comitato di soccorso di infermieri volontari che si occupasse di curare tempestivamente mutilati e feriti di guerra.
Dodici stati, tra cui il Regno d’Italia, firmarono nel 1863 la Carta Fondamentale che regolava gli scopi e i mezzi di quel Comitato.
Nel 1901, Dunant fu il primo vincitore del Premio Nobel per la Pace per aver fondato il Movimento della Croce Rossa e ideato le Convenzioni di Ginevra per i diritti umani.
Il Comitato Internazionale della Croce Rossa è stato insignito del medesimo premio per ben tre volte: nel 1917, nel 1944 e nel 1963, per l’enorme impresa umanitaria svolta a favore di feriti e prigionieri durante le due Guerre Mondiali e nei primi cento anni dalla fondazione.
I 7 princìpi etici della Croce Rossa
Le volontarie e i volontari del Movimento Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa agiscono sulla base di 7 princìpi etici stabiliti nel 1965 durante la 20esima Conferenza Internazionale della Croce Rossa, e tutt’oggi ne garantiscono l’attuazione:
- Umanità: il Movimento agisce in pace e in guerra per alleviare la sofferenza degli esseri umani proteggendone la vita e la salute, favorendo la cooperazione e la pace duratura tra i Paesi.
- Imparzialità: il Movimento non compie discriminazioni sulla base di nazionalità, censo, credo religioso, schieramento politico.
- Neutralità: il Movimento non prende le parti di nessuno schieramento durante le ostilità né si intromette in controversie politiche, religiose o razziali.
- Indipendenza: il Movimento e le Società Nazionali restano indipendenti all’interno del proprio Paese per non perdere libertà di azione.
- Volontarietà: il Movimento si basa sul soccorso volontario e senza scopo di lucro di chi lo opera.
- Unità: il Movimento è unitario in ciascun paese, aperto a tutti ed esteso a tutto il territorio nazionale.
- Universalità: le Società Nazionali appartenenti al Movimento hanno il diritto di ricevere aiuto e il dovere di fornirlo, in maniera reciproca e universale.
Croce Rossa Italiana: 160 anni di assistenza e cooperazione
Nel 2024 ricorre inoltre il 160esimo anniversario dalla fondazione della Croce Rossa Italiana (CRI), facente parte del Movimento Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa dal 1864. CRI opera sul territorio nazionale da 160 anni per salvaguardare la vita di tutti in caso di necessità e per formare ogni giorno nuovi volontari spinti dalla vocazione di fare del bene al prossimo in numerosi ambiti, spesso al fianco della Protezione Civile e altre associazioni umanitarie senza scopo di lucro.
Le volontarie e i volontari della Croce Rossa hanno affiancato con passione e coraggio il popolo italiano nei suoi momenti più bui: il loro aiuto è stato fondamentale durante gli anni della pandemia di Covid-19, in piena crisi sanitaria, nell’assistenza verso anziani isolati e contagiati, ma anche durante i più recenti alluvioni che hanno provocato migliaia di sfollati nelle Marche e in Emilia Romagna, nonché nei territori martoriati dal terremoto, come L’ Aquila nel 2009 e l’Emilia nel 2012.
Ѐ bene ricordare che è costante la presenza di volontari della Croce Rossa sull’isola di Lampedusa, dove CRI dal 2023 ha preso in carico l’hotspot gestendo l’arrivo e l’accoglienza dei migranti che ogni giorno sbarcano in condizioni di salute spesso critiche, per fornire loro aiuto immediato. Il Presidente di CRI Rosario Valastro ha dichiarato:
«Il nostro impegno come sistema Paese sarà quello di garantire ai migranti un’accoglienza degna dal punto di vista umano innanzitutto. Dal 1° giugno cercheremo di fare in modo che l’Hotspot di Lampedusa, che la Croce Rossa italiana andrà a gestire, diventi il baluardo dell’umanità in quella parte di mondo».
Croce Rossa: un esempio di umanità da preservare
Questi, si sa, non sono tempi facili: il mondo è attanagliato da guerre e crisi umanitarie, più o meno gravi e più o meno durature. Con un bombardamento costante di immagini e notizie in diretta, il rischio che corriamo è quello di disumanizzare le vittime, rinchiudendoci in uno stato di apatia e disinteresse generale.
In questa giornata che celebra il Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, dobbiamo essere grati alle migliaia di volontari che abbiamo visto immersi con il fango fino al collo, camminare tra le macerie o rischiare la vita sotto le bombe con il solo scopo di aiutare altri esseri umani, e cercare di preservare quella che è a tutti gli effetti un’eccellenza del nostro territorio.
Quei volontari ci ricordano che l’azione quotidiana è l’unica vera possibilità che abbiamo per vivere in un mondo più giusto e in pace. Ci ricordano con il loro operato che, come diceva Vittorio Arrigoni, “dobbiamo restare umani”.
Michela Di Pasquale