Fondata dall’UNESCO nel 1995, la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore ha origini molto più antiche, che si intersecano con la scomparsa di tre grandi personaggi della letteratura internazionale.
23 aprile 1616
Nel mondo della letteratura questa data è ormai simbolica, poiché accomuna la scomparsa di tre grandi autori di fama internazionale. Infatti, quel giorno morirono lo spagnolo Miguel de Cervantes (1547-1616), l’inglese William Shakespeare (1564-1616) e il peruviano Inca Garcilaso de la Vega (1539-1616). Inoltre, ironia della sorte, il 23 aprile ricorre anche l’anniversario di nascita di alcuni autori moderni, quali il francese Maurice Druon (1918-2009), l’islandese Haldor K.Laxness (1902-1998), il russo Vladimir Nabokov (1899-1977), lo spagnolo Josep Pla (1897-1981) e il colombiano Manuel Mejía Vallejo (1923-1998). A seguito di tutte queste coincidenze, l’UNESCO ha scelto tale data per festeggiare la Giornata mondiale del libro, anche detta World Book Day.
Calendario gregoriano vs calendario giuliano
Per quanto ormai sia nota la storia della morte contemporanea dei tre autori, la verità in parte si discosta dal simpatico aneddoto. Infatti, William Shakespeare è in realtà scomparso il 3 maggio 1616 e non il 23 aprile. Tale discrepanza trova giustificazione nei due differenti calendari in vigore rispettivamente in Spagna e Inghilterra nel Seicento. Infatti, la Gran Bretagna, di religione protestante, utilizzava il calendario giuliano, mentre la penisola iberica, cattolica, quello gregoriano.
Quest’ultimo, ancora oggi in uso, fu introdotto nel 1582 da Papa Gregorio XIII in molti paesi dell’Europa occidentale, ma presenta una sfasatura temporale di circa 10 giorni rispetto all’altro. Infatti, secondo il gregoriano Cervantes è morto il 23 aprile e Shakespeare il 3 maggio. Tuttavia, nel 1616 le due scomparse risultarono contemporanee, in quanto l’Inghilterra seguiva ancora il calendario giuliano, abolito solo nel 1752.
Alle origini della Giornata mondiale del libro
Sebbene oggi sia celebrata in tutto il mondo, ha le sue radici in un’antica tradizione catalana. In particolare, la giornata è legata all’editore Vincent Clavel Andrés (1888-1967), che volle talmente tanto questa ricorrenza da convincere il re Alfonso XIII a istituirla ufficialmente nel 1926. Inizialmente si decise pe il 7 ottobre e prese il nome di Giornata del libro spagnolo. In seguito, nel 1931, la data venne spostata al 23 aprile, in concomitanza con la festa di San Giorgio, patrono della Catalogna.
La Giornata del libro e delle rose
In occasione della ricorrenza religiosa, gli uomini sono soliti regalare una rosa alla loro donna. Nel tempo la contemporaneità delle due feste ha portato, soprattutto in Spagna, a una mescolanza delle tradizioni. Infatti, il 23 aprile non è raro osservare i librai catalani regalare un fiore per ogni libro venduto, così come vedere le Ramblas di Barcellona colorate con banchetti pieni di libri e di fiori.
La Conferenza dell’UNESCO
Durante la 28ª sessione della Conferenza Generale, organizzata a Parigi nel 1995, l’Organizzazione proclamò il 23 aprile Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore. Nata con l’intento di promuovere la letteratura e la proprietà intellettuale, questa festa si pone anche l’importante obiettivo di diffondere la cultura nelle nuove generazioni, quale mezzo ottimale per la crescita personale e sociale.
Ormai festeggiata in più di 100 paesi, ogni anno coinvolge attivamente associazioni di volontariato, enti pubblici e privati, per aiutare il mondo dell’editoria e delle biblioteche. Nel tempo l’interesse del pubblico è cresciuto talmente tanto da ispirare nel 2000 un’altra importante iniziativa: istituire ogni anno una capitale mondiale del libro.
L’alfabetizzazione è la porta che conduce alla conoscenza, indispensabile per l’autostima e la responsabilizzazione dell’individuo
I libri raccontano storie, quelle dei loro protagonisti, e contemporaneamente scrivono la nostra, influenzandoci nella crescita. In parte sono anche diari segreti che non conservano parole, ma emozioni e profumi. Dalle pieghe degli angoli ormai smussati, colpa di uno zaino troppo stretto, alle molliche tra le pagine, testimonianza di un peccato di gola in un freddo pomeriggio di inverno, ogni libro porta con sé il segno indelebile del periodo in cui ci ha rapito.
L’odore della carta, le pagine ingiallite e quel suono inconfondibile dato dal girarle sono per un lettore brividi che solleticano l’anima e ne accompagnano la crescita. Sarebbe quindi riduttivo, probabilmente offensivo, definire la lettura un semplice passatempo, considerando il suo incredibile valore sociale, culturale ed etico, che non possiamo e non dobbiamo trascurare.
E forse per questo i lettori provano un raro senso di piacere nel fermarsi di fronte a una libreria piena ed ammirare tutte insieme le chiavi del progresso culturale.