Nella giornata internazionale dedicata ai mancini, prendiamoci del tempo per osservarli più da vicino
Sono passati circa 50 anni da quando i bimbi mancini venivano ancora “corretti” e obbligati a scrivere con la mano destra. Magari fra voi lettori si aggira anche qualche “mancino corretto”. Oggi, per fortuna, gli insegnanti seguono, con qualche accorgimento, la naturale propensione dei bambini a scrivere con la mano preferita.
In passato, i mancini erano spesso e volentieri discriminati perché associati al diavolo e a eventi “sinistri”. L’avversione al mancinismo risale almeno all’Antica Roma. Lo stesso aggettivo “mancino” deriva dal termine latino “mancus”, ovvero mutilato. La Bibbia non ha poi di certo aiutato: i beati siedono alla destra del Padre, i dannati alla sua sinistra.
Un po’ per ragioni religiose, un po’ perché erano in minoranza, chi usava l’altra mano non ha vissuto secoli molto rosei. Negli anni, anche grazie allo svilimento delle credenze religiose, i mancini sono riusciti a ritagliarsi sempre più spazio nel palcoscenico del mondo. Molti personaggi famosi del passato e del presente sono mancini: Barack Obama, Albert Einstein, Bill Gates, Leonardo da Vinci, Nicole Kidman, Sylvester Stallone, Bob Dylan, Maradona, Messi, Pelè e Platini. Qui potete trovare una lista più ampia di mancini famosi.
In tempi recenti, in molti hanno provato a creare la propria linea di prodotti pensati apposta per i mancini. Perfino Ned Flanders in una puntata dei Simpson si era cimentato in un’impresa del genere . Con scarsi risultati, però.
I mancini sono avvantaggiati nello sport
Malgrado siano solo il 10-13% della popolazione mondiale, i mancini eccellono in diversi sport. Si tratta prevalentemente di sport a confronto diretto come il calcio, il pugilato, il tennis e il baseball, in cui i mancini sono il 30-50% dei giocatori professionisti. Ad esempio, nella pallavolo, chi attacca con la mano sinistra è avvantaggiato quando attacca da posto 2, perché in grado di indirizzare la palla in più punti diversi.
Ma perché i mancini sarebbero avvantaggiati in questo tipo di sport?
In questo articolo l’autore lo spiega molto bene. Per riassumere, soprattutto nelle gare veloci, il giocatore destrimane non ha il tempo di aggiustare il proprio gioco in funzione dell’avversario mancino e si ritrova così spiazzato. È sostanzialmente l’incapacità di adattarsi dei destrimani a favorire i mancini.
Anche gli animali sono mancini.
Nel mondo animale sono molte le specie che possiedono una lateralizzazione corporea ovvero, che hanno una zampa preferita. A partire dai gatti. I ricercatori durante una ricerca hanno notato che, tra i gatti maschi, in molti erano mancini, mentre le femmine usavano prevalentemente la zampa destra.
Ancora oggi molti associano i mancini alla creatività, ma la scienza cosa dice?
In realtà, sono ancora pochi gli studi sui mancini. In linea generale vengono ancora scartati in molti esperimenti e ricerche perché è meglio, per i ricercatori, ridurre al minimo i casi particolari. Inoltre, essendo in minoranza, uno studio solo su cervelli mancini non ha un grande indice di universalità. E nel mondo accademico riveste una chiara importanza il concetto di estendibilità della ricerca: più un risultato si può generalizzare, migliore sarà lo studio.
Molto è stato fatto per i mancini, ma molto si può ancora fare.
La prossima volta che andrete in un’aula universitaria o in una sala riunioni osservate i primi posti: hanno tutti il banco a destra e risultano quindi scomodi, se non inutilizzabili, per un mancino. Nelle aule informatiche, il mouse è sempre posizionato sulla destra, costringendo così i mancini a spostarlo davanti agli sguardi dei destrimani. Non è un fatto così grave, ovvio. Nessuno dice questo, ma un certo grado di disagio persiste ancora oggi in certi ambienti.
Quindi, cari amici che scrivete con la mano destra, la prossima volta che osservate un mancino scrivere in maniera diversa da voi non fatene un caso eclatante. Siamo certo diversi, ma solo con la conoscenza reciproca possiamo imparare a convivere per esaltare le particolarità di ciascuno di noi. E chissà che la strada verso la tolleranza non passi proprio da qui.
Axel Sintoni