23 agosto: Giornata Internazionale per il Ricordo della Tratta degli Schiavi e della sua Abolizione

Il ricordo della tratta degli schiavi serve per la giustizia sociale

La Giornata Internazionale per il ricordo della Tratta degli Schiavi e della sua Abolizione si celebra il 23 agosto giorno in cui, nel 1791, ebbero inizio le rivolte ad Haiti da parte della popolazione nera ridotta in schiavitù per chiederne l’abolizione.

La rivoluzione haitiana fu la più grande rivolta di schiavi dall’epoca di Spartaco e diede via al movimento abolizionista in tutto il mondo.

La giornata internazionale è stata istituita dall’Unesco nel 1997 con l’obiettivo di diffondere lo studio storico delle cause e delle conseguenze della tratta transatlantica degli schiavi e di contribuire alla creazione di una cultura di tolleranza e di convivenza pacifica tra razze e popoli.

La schiavitù è esistita in tutte le società e in tempi diversi. Società come l’antica Roma, come Atene o l’Egitto dei Faraoni non avrebbe potuto esistere senza l’esistenza degli schiavi. Solo nel ‘700 si è iniziato a pensare che fosse giusto abolirla, grazie a pensatori come Olympe de Gouges che dedicò i suoi più contestati drammi a favore dell’abolizione della schiavitù come la Schiavitù dei neri o il naufragio felice del 1786.

Solo nel XXIX secolo con grande difficoltà la schiavitù è scomparsa.



Razzismo e Schiavitù

Se la schiavitù era sempre esistita fu con la scoperta del Nuovo Mondo che diede il via a un tipo di schiavitù legittimata da un’ideologia razzista. Quella che vide la deportazione di più di numero africani per più di 400 anni. La schiavitù viene legittimata da una pretesa superiorità di una razza rispetto a un’altra. George P. Rawich, autore di libri come Lo schiavo americano dall’alba al tramonto, ha sempre messo in collegamento la schiavitù con la nascita del capitalismo. Più i paesi erano capitalisticamente avanzati, come Olanda o Inghilterra, più la dottrina razzista era complessa.

La schiavitù viene legittimata da una pretesa superiorità di una razza rispetto a un’altra.

Solo nel 1865 il Congresso degli Stati Uniti d’America adottò il XIII Emendamento della Costituzione che aboliva la schiavitù.

Il sociologo afroamericano William Edward Burghardt Du Bois in The Souls of Black Folks spiega come fu il momento in cui il razzismo andò a sostituire la schiavitù stessa come metodo di controllo sociale sulla comunità.

Quindi l’obiettivo economico di lavoro a poco o a nessun costo veniva sostenuto da un’ideologia che vedeva la superiorità di una cultura rispetto ad un’altra, ovvero l’incapacità di riconoscere il valore intrinseco della vita di ciascuno.

Un esempio magistrale di come è sempre la mentalità e le scelte degli esseri umani che permettono situazioni in cui vengono meno i diritti umani ce lo dà Alessandro Barbero nella sua lezione on line Lavoro e Schiavitù quando racconta di un frate cappuccino, missionario in Africa nel 1647 per convertire e battezzare gli schiavi che venivano deportati in Brasile. Il frate in un primo tempo è sconvolto nel vedere le condizioni in cui versano i “mori”, tenuti in catene, affamati e frustati continuamente, ma poi si convince piano piano che sia l’unica soluzione possibile affinché lavorino e definisce le violenze subite dagli schiavi

Lenitivo stupendo alla dabbenaggine di costoro che non sanno altro che ballare.

La schiavitù moderna

Secondo il rapporto del 2022 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro delle Nazioni Unite Global estimates of modern slavery: Forced labour and forced marriage sono circa 50 milioni le persone nel mondo che vivono in stato di schiavitù moderna, di cui 12 milioni sono minorenni. Si intende persone costrette principalmente a lavoro o matrimonio contro la propria volontà. I numeri aumentano di anno in anno ed è sempre più chiaro che serve una normativa internazionale e la collaborazione tra Stati.

In Europa si parla di circa 7.000 persone all’anno, con la consapevolezza che sono dati che non tengono conto dei molti casi che non vengono neanche alla luce.

Nel 2024 la Commissione Europea ha aggiornato la direttiva 2011/36/UE sulla tratta di esseri umani includendo tra i reati relativi alla tratta di esseri umani lo sfruttamento della maternità surrogata e la configurazione come reato dell’uso consapevole dei servizi delle vittime della tratta di esseri umani.

E-trafficking

Nella direttiva europea si parla anche del fenomeno dell’e-trafficking e della necessità di creare una nuova normativa internazionale per proteggere le vittime di tratta che sempre più vengono adescate e sfruttate tramite internet

Un numero sempre crescente di reati relativi alla tratta di esseri umani è commesso utilizzando le tecnologie dell’informazione o della comunicazione o è agevolato da tali tecnologie, il che comporta un drastico aumento delle vittime sfruttate onlineLa dimensione online è diventata una componente significativa della tratta di esseri umani, in quanto i trafficanti ricorrono a internet e ai social media anche come metodo per creare reti di tratta globali, comunicare con altri trafficanti, reclutare, pubblicizzare o sfruttare le vittime, esercitare il controllo su di esse e organizzarne il trasporto e l’alloggio

I migranti non sono protetti

Così come nel report delle Nazioni Unite, anche nella direttiva europea si parla di

Proteggere le persone più fragili e vulnerabili come coloro costretti a migrare 

Eppure in Italia, nonostante continuino ad emergere realtà inaccettabili di lavoro forzato, il governo va nella direzione opposta.

Il Greta, ovvero il gruppo di esperti sulla lotta contro la tratta degli esseri umani voluto dal Consiglio d’Europa, ha messo in luce l’assenza di una normativa efficace in Italia riguardo alla protezione e il risarcimento delle vittime di tratta, il calo delle denunce e dei procedimenti legali.

Inoltre è emerso come  il decreto del ministro dell’Interno del 14 settembre 2023 e il decreto legge del 5 ottobre 2023 vadano in senso contrario a una protezione verso i migranti vittime di tratta.  Il primo obbliga i richiedenti asilo in stand by a versare una cauzione di circa 5.000 euro, se hanno presentato ricorso contro il rigetto della domanda di protezione internazionale, per evitare di essere trasferiti in centri di detenzione temporanea (i Cpr) durante l’esame dell’istanza. Il secondo allarga la possibilità di ospitare adolescenti non accompagnati insieme ad adulti .

Numerose associazioni denunciano e lottano da tempo per lo stato in cui versano i Centri di accoglienza per immigrati, luoghi definiti lager, in cui vengono a mancare i diritti umani basilari per chi vi risiede.

Questo breve affresco della situazione attuale sulla tratta di esseri umani ci fa comprendere come il problema della schiavitù sia estremamente attuale e vicino a noi. Il Direttore Generale dell’OIL, Guy Ryder ha dichiarato

È sconvolgente che la schiavitù moderna continui ad esistere. Nulla può giustificare la persistenza di questo abuso fondamentale dei diritti umani. Politiche e normative nazionali efficaci sono fondamentali ma i governi non possono farlo da soli. Le norme internazionali forniscono una base solida ed è necessario un approccio che coinvolga tutti. I sindacati, le organizzazioni dei datori di lavoro, la società civile e la gente comune hanno tutti un ruolo fondamentale da svolgere.

Una cittadinanza globale

È necessario promuovere una cultura di uguaglianza e inclusività, dialoghi sinceri per costruire una cittadinanza globale. È un compito che ognuno di noi può assumersi. Il mio maestro, Daisaku Ikeda, dal 1983 al 2022 ogni anno ha pubblicato una Proposta di Pace, sempre inviata alle Nazioni Unite. Nel 1997 la Proposta di Pace dal titolo Nuovi orizzonti per una Civiltà Globale affronta la crisi del liberismo e i limiti delle riforme esteriori come risposta alla globalizzazione, indicando come nelle nazioni industrialmente avanzate

la libertà è degenerata in indulgenza, la democrazia in populismo, la pace in codardia e compiacimento, e i diritti umani in ipocrisia

Sottolinea quindi come la risposta davvero necessaria a un cambiamento radicale sia una riforma interiore, un approccio alla dimensione spirituale degli esseri umani

È abbastanza evidente che i problemi mondiali non sono soltanto questioni politiche, economiche o tecnologiche, quindi risolvibili con la semplice adozione di sagge misure per lo sfruttamento delle risorse. Se esaminiamo più profondamente il problema, ci accorgiamo che la soluzione alle nostre difficoltà si trova nella trasformazione delle relazioni tra le persone e tra queste e l’ambiente e l’intera società. È il momento di modificare la nostra civiltà, e di fondarla su valori che si ispirino al principio della dignità umana nel vero senso della parola.

Federica Sozzi

 

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