Oggi è la Giornata internazionale dell’Educazione (Education Day), istituita per dare spazio a uno dei diritti umani più importanti e base per un futuro migliore di generazioni di bambini
Diritto fondamentale
È nel 2018 che la Commissione delle Nazioni Unite decide di proclamare la Giornata Internazionale dell’Educazione per dare spazio a una tematica di cruciale importanza. L’educazione, infatti, è lo strumento fondamentale per lo sviluppo di una popolazione cosciente e adeguatamente formata; mezzo necessario per un futuro privo di disuguaglianze sociali che parta dalla formazione dei più piccoli accompagnandoli fino all’età adulta.
Per l’ONU un’educazione equa e inclusiva è il passo fondamentale per lo sviluppo sostenibile di una nazione; l’anticamera alla creazione di una comunità globale che cresca nel riconoscimento e nel rispetto dei principi di uguaglianza e dei diritti umani fondamentali.
Le guerre iniziano nella mente degli uomini, ed è nella mente degli uomini che devono essere costruite le difese della pace poiché l’incomprensione reciproca tra i popoli è sempre stata, nel corso della storia, all’origine del sospetto e della diffidenza. La dignità dell’uomo esige la diffusione della cultura e dell’educazione (Carta dell’UNESCO)
Il diritto all’educazione è sancito dall’articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti umani, secondo cui l’istruzione deve essere gratuita e obbligatoria per tutti. Ma non è tutto: secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza i Paesi devono rendere accessibile a tutti anche l’istruzione superiore.
Educazione e pandemia
Nonostante l’Unesco riporti come prima Giornata internazionale dell’Educazione quella del 2019, è nel 2020 che la ricorrenza ottiene maggior risonanza soprattutto da noi, proprio a ridosso dell’inizio della pandemia da Covid-19 che ha portato a un periodo di stallo in tutto il mondo. Periodo che stiamo ancora vivendo. Un’edizione, dunque, quanto mai profetica se si tiene conto che la pandemia ha acuito le situazioni di povertà educativa nel mondo. Quello sull’apertura dei luoghi d’istruzione è un dibattito ancora vivo a quasi un anno dall’inizio del lockdown; ma ad essere penalizzati, come si può facilmente immaginare, sono i Paesi a reddito basso o medio-basso. Di questi, il 40% ha deciso per l’anno 2020-2021 un taglio alla spesa per l’istruzione nei bilanci nazionali. A una già grave situazione finanziaria si aggiunge anche l’impossibilità di monitorare l’andamento dell’istruzione dei bambini, rendendo così difficile capire la gravità di eventuali carenze e intervenire.
Cresce la povertà educativa
Inoltre, se nel 90% dei Paesi ricchi la didattica è potuta continuare a distanza (e non senza gravi ripercussioni), nel 40% dei Paesi a basso reddito questo non è stato possibile. Ecco che le differenze vengono accentuandosi ulteriormente proprio in quel campo che dovrebbe, invece, appianarle.
Già prima dell’avanzare della pandemia, il 2020 non presentava dati confortanti raccolti l’anno precedente: nel 2019 sono 262 milioni i bambini e giovani che non vanno a scuola, 617 milioni i bambini e adolescenti che non sanno leggere. Con la diffusione del virus e le conseguenti limitazioni, il numero di minori impossibilitati ad avere un’istruzione è aumentato drasticamente arrivando a 382 milioni. Un dato che ha continuato a crescere di pari passo con la pandemia, toccando i 454 milioni di bambini colpiti da povertà educativa.
Questi i dati riportati nel report di Unesco, Unicef e Banca Mondiale What have we learnt? dello scorso anno.
Il compito di rimettere in moto il processo di apprendimento è estremamente urgente
(report What have we learnt?)
Istruzione negata
La Giornata internazionale dell’Educazione intende sensibilizzare sull’importanza che l’istruzione ha anche in altri contesti. In molti Paesi, infatti, istruzione non significa solo avere le basi educative, ma anche sostentamento. Ci sono contesti geopolitici in cui la scuola rappresenta un pasto sicuro per molti bambini che altrimenti gravano sul bilancio familiare già precario. Negare ai giovani la possibilità di andare a scuola significa anche privarli di cibo e nutrizione.
Nonostante l’istruzione sia un diritto fondamentale riconosciuto a livello mondiale, ci sono Paesi in cui andare a scuola non rappresenta la norma ma l’eccezione.
Dopo la povertà, è la guerra una delle principali cause di mancata istruzione della popolazione infantile. Un report di Unicef del 2017 indica la Liberia come il Paese con il tasso più elevato di bambini e bambine che non hanno accesso all’educazione primaria. Anche una volta uscita dal conflitto civile, l’epidemia di ebola prima e la pandemia da covid dopo, non hanno migliorato la situazione nel Paese. Ma se la Liberia detiene il primato, altri Paesi seguono subito dopo, come il Sud Sudan e l’Eritrea. Il pericolo più grande nei territori coinvolti in conflitti armati è che molti bambini vengono addestrati per combattere come soldati, spesso rapiti e drogati. L’istruzione e la scuola rappresentano, quindi, un vero e proprio porto sicuro su più fronti. Eppure, nonostante il carattere fondamentale dell’educazione, il settore dell’istruzione è quello che riceve meno finanziamenti dalle organizzazioni umanitarie.
Per i paesi sconvolti da conflitti armati, la scuola fornisce ai bambini gli strumenti di cui hanno bisogno per ricostruire le loro comunità una volta che la crisi è finita, attraverso competenze e conoscenza (Unicef)
Quando l’educazione è emancipazione: l’esempio di Tara Westover
La Giornata internazionale dell’Educazione pone l’accento sul ruolo chiave che l’educazione ha, non solo in una nazione, ma nella vita del singolo. L’istruzione è il mezzo che forma i valori in cui credere e fornisce le conoscenze per costruire le basi del proprio futuro.
Un esempio di come l’educazione sia un mezzo potente di emancipazione, lo offre l’incredibile storia della scrittrice Tara Westover. Il suo libro, intitolato proprio L’educazione, è un romanzo biografico della sua rinascita individuale una volta conosciuto il mondo accademico. Tara è nata in una famiglia americana di mormoni fondamentalisti, crescendo in un contesto surreale eppure tranquillamente inserito nel nostro occidente contemporaneo. Dopo un’adolescenza trascorsa a lavorare, lontana da scuola e libri, e plurimi episodi di violenze fisiche e psicologiche, entra in contatto con il mondo dell’istruzione. Saranno la sua curiosità e caparbietà ad allontanarla dal giogo famigliare e farla avvicinare al college prima e all’università dopo.
L’istruzione per lei ha rappresentato una vera e propria salvezza, così come la rappresenta per milioni di bambini e ragazzi nel mondo.
La sua è una storia di rivalsa personale, di emancipazione femminile e rivendicazione di sé. Conquiste che le sono state permesse grazie alla sua forza di volontà, all’istruzione, ma anche al supporto di un sistema educativo statale. Questo per rimarcare come sia indispensabile investire economicamente in uno dei settori che, invece, viene sacrificato per primo nei bilanci.
Carenze contemporanee
Il lato interessante del romanzo è, non solo la biografia in sé, ma seguire il processo di apprendimento di una giovane adulta digiuna del mondo. Tara, infatti, entra a contatto con l’istruzione a diciassette anni, catapultata in una realtà del tutto nuova e totalmente in contrasto con le credenze da lei acquisite fino ad allora. Seguire il suo percorso, suscita quell’empatia che permette di comprendere il sentimento di meraviglia e scoperta della ragazza. Consente di capire come un’adeguata istruzione possa realmente cambiare la vita di una persona, conferendole una nuova e più ampia visione della realtà.
Uno degli aspetti più destabilizzanti durante la lettura è il rendersi conto che l’epoca che descrive Westover è la nostra contemporaneità. È quasi straniante, perché siamo ingenuamente abituati a credere che analfabetismo o mancanza d’istruzione siano caratteristici di epoche passate o Paesi nel sud del mondo. Ma i dati ci dicono altro. Proprio come per Tara, che si trova nella democratica ed emancipata America, anche in Europa e nel civilissimo occidente ci sono ancora gravi mancanze nel campo dell’educazione. E proprio la pandemia che viviamo da un anno offre un esempio di come le falle nel nostro sistema educativo siano emerse. Tra strutture carenti, didattica insufficiente e difficoltà famigliari che hanno impedito a molti ragazzi di seguire la cosiddetta DAD, la perdita di studenti è stata ingente. Le discrepanze e l’inadeguatezza sono venute prepotentemente a galla, mostrando come non sono l’educazione, ma i luoghi fisici ad essa associati, siano di fondamentale importanza in una comunità.
Un diritto dato per scontato
La Giornata internazionale dell’Educazione serve proprio a far capire come questo diritto, non solo venga dato per scontato, ma spesso sacrificato nei bilanci e messo in secondo piano. È fondamentale comprendere che tutto parte dall’educazione, che deve essere realmente tutelata, con iniziative di promozione e investimenti, e resa accessibile a tutti. Essa è l’unica chiave per il germogliare di una società migliore, egualitaria e inclusiva.
L’istruzione e la formazione sono le armi più potenti per cambiare il mondo
(N. Mandela)
Marianna Nusca