Giornata internazionale della parità retributiva: i salari delle donne sono tutt’ora inferiori del 20%

Giornata internazionale della parità retributiva.

La Giornata internazionale della parità retributiva, celebrata ogni 18 settembre, mira ad eliminare ogni tipo di discriminazione presente sui luoghi di lavoro. Lo scopo principale è quello di mettere sotto i riflettori il problema del gender pay gap.

Istituita dall’Onu nel 2019, la Giornata internazionale della parità retributiva nasce con l’obiettivo di sensibilizzare sul tema del gender pay gap. Questo problema relativo ai salari delle donne inferiori di circa il 20% rispetto a quelli degli uomini, non è circoscritto solamente all’Italia o all’Europa, ma si estende a livello globale.

In Italia, la differenza media di retribuzione lorda oraria delle donne è del 5% in meno rispetto a quella di un uomo, mentre la media europea si aggira intorno al 12,7%.

Il gender pay gap in Unione europea

Nonostante il concetto di uguaglianza di genere sia considerato uno dei principi fondamentali dell’Ue e sebbene il principio di parità di retribuzione nel lavoro sia stato introdotto più di 60 anni fa, tutt’ora a livello europeo le donne continuano a percepire salari inferiori rispetto agli uomini.




Più precisamente, le donne guadagnano il 13% in meno rispetto ai salari degli individui di sesso opposto. Partendo da questi dati, il Parlamento europeo intende applicare norme aventi lo scopo di ridurre tale percentuale.

I provvedimenti presi in Europa per contrastare la differenza salariale

Nel 2019, il Parlamento europeo ha introdotto la norma relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare con lo scopo di applicare nuovi regolamenti sui congedi parentali. L’obiettivo era quello di incoraggiare l’occupazione delle donne e adottare incentivi da destinare ai padri per richiedere i permessi familiari.

Il 21 gennaio 2021, invece, gli eurodeputati hanno fatto una richiesta diretta alla Commissione europea che prevedeva la creazione di una strategia per l’uguaglianza di genere, dove gli Stati membri venivano chiamati a rispettare norme chiare e decisive con il fine di ridurre il divario salariale entro 5 anni.

Infine, a marzo 2022, il Parlamento europeo ha approvato nuove direttive sulle misure vincolanti di trasparenza salariale. Ciò, rende più facile per i dipendenti fare un confronto delle retribuzioni in modo da esporre i divari retributivi esistenti in maniera precisa.

Nel momento in cui la rendicontazione salariale dimostra un divario retributivo di genere almeno del 5%, i datori di lavoro sono chiamasti a riformulare una valutazione salariale congiunta con i rappresentanti dei lavoratori. Gli Stati membri, quindi, dovranno imporre sanzioni e multe per tutti i datori di lavoro che violano tali normative.

La Giornata internazionale della parità retributiva e l’attuale situazione italiana

Prendendo in considerazione i dati Istat, risalenti a febbraio 2021, il quadro generale mostra che anche nel nostro Paese, le donne sono pagate con stipendi inferiori rispetto agli uomini.

In Italia, la retribuzione oraria è pari a 15,2 euro per le donne e 16,2 euro per gli uomini e le differenze più evidenti si riscontrano tra i laureati (18%) e tra i dirigenti (27,3%). I dati mostrano  anche che ad oggi su 101.000 nuovi disoccupati, 99.000 sono donne.

Va sottolineato, però, che in Italia il gender pay gap, quindi significa prendere in considerazione la complessività nella paga oraria lorda, risulta inferiore rispetto alla media europea. Un esempio è rappresentato dalla Lettonia che ha un gender pay gap del 22%, mentre in Italia arriva ad un 4,3%.

Il contesto cambia se analizziamo il gender overall earnings gap. Quest’ultimo dato prende in considerazione anche il tasso di occupazione femminile nei diversi Paesi europei e il numero di ore lavorate sia da uomini sia da donne. Qui, l’Italia è il terzo Paese dell’UE con le differenze più evidenti e la percentuale è pari al 43%, subito dopo a Paesi Bassi e Austria.

La situazione italiana in merito all’uguaglianza salariale è descritta dalle parole di Simona Scarpaleggia, board member di Edge Empower, società svizzera che certifica l’uguaglianza di genere:

«L’Italia è al 79esimo posto nel ranking del Global Gender Gap report del World Economic Forum. L’indicatore dove ha perso più punti è proprio l’occupazione delle donne. Ci sono due ragioni principali: la prima è squisitamente di politica economica. Non sono mai state prese misure strutturali forti, ma solo misure spot. Avevo interpretato come un accenno positivo i fondi del Pnrr a disposizione degli asili nido, ma sono stai bloccati. Avrebbe aiutato molto. Vediamo per esempio la Francia: gli indicatori su occupazione femminile e differenze salariali sono migliori, ma il supporto alle famiglie è notevole. Il declino delle nascite non si risolve così: dove c’è un tasso di occupazione femminile più alto, c’è anche un tasso di fertilità più alto. E poi c’è un problema culturale».

Andrea Montini

 

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