Oggi è la Giornata Internazionale della Lingua Madre ed è la giusta occasione per approfondire la tematica del plurilinguismo e della salvaguardia dei dialetti.
La Giornata Internazionale della Lingua Madre è stata istituita dall’UNESCO nel 1999 con l’intento di celebrare il valore della Lingua Madre e la ricchezza del multilinguismo.
La data scelta ricorda l’uccisione, nel 1952 da parte della polizia pakistana, di alcuni studenti dell’Università di Dacca che rivendicavano l’utilizzo del bengalese come lingua ufficiale.
Prima di approfondire il discorso è importante precisare che il multilinguismo è quel fenomeno per cui in un determinato luogo si parlano più lingue. Il plurilinguismo denota invece un individuo che si esprime in più lingue.
In Italia assistiamo sempre più spesso a fenomeni discriminatori verso gli immigrati e la distanza linguistica certamente non aiuta l’integrazione. Bisogna insegnare l’italiano nelle scuole senza mai scordarsi però di utilizzare la diversità linguistica come una ricchezza. Uno dei tanti progetti relativi all’integrazione linguistica propone, per sfavorire l’emarginazione, lo scambio di proverbi in lingua madre che possano coinvolgere tutti gli alunni di una classe. In questo modo i bambini condividerebbero non solo la lingua ma anche tutta la ricchezza culturale che si porta dietro.
Includere le differenze non rende tutti uguali ma al contrario da dignità al portatore di diversità linguistica.
Ormai siamo abituati a considerare la lingua come collante di una nazione ma esistono stati che riconoscono come ufficiali varie lingue (ad esempio Belgio e Canada). Non è quindi impossibile una convivenza multiculturale.
Il dialetto è una lingua senza esercito e marina
Un altro fenomeno da analizzare e l’utilizzo dei dialetti. In Italia abbiamo una grandissima ricchezza su questo fronte e il dialetto è in molti casi la lingua madre di intere popolazioni.
Quelli che vengono definiti dialetti non sono inferiori ma semplicemente non sono lingue ufficiali di uno stato e sono parlate da minoranze locali. Le minoranze linguistiche in Italia sono tutelate dall’articolo 6 della Costituzione che dichiara che la Repubblica le tutela con apposite norme.
Fino al 1999 le uniche minoranze linguistiche riconosciute erano quelle tutelate da trattati internazionali in quanto lingue di comunità nazionali confinanti. Avevano uno status privilegiato il tedesco nel Sud Tirolo, il francese in Valle d’Aosta e lo sloveno nel Friuli. Con la legge statale n.482 si riconosce finalmente l’esistenza di popoli con proprietà linguistiche diverse dall’italiano, queste sono definite “lingue di minoranza storica”. Una definizione che comprende lingue “regionali” come il sardo, il friulano e il ladino, ma anche lingue come l’occitano e il franco-provenzale della Valle d’Aosta o le lingue diffuse in enclavi come il catalano ad Alghero e l’albanese antico in Puglia.
La scomparse delle lingue
L’ultimo fenomeno da analizzare riguarda la scomparsa di lingue e dialetti in tutto il mondo.
Uno studio condotto dall’Australian National University ipotizza che circa 1500 lingue potrebbero morire entro la fine del secolo. La scomparsa di molte lingue indigene porterebbe alla perdita di enormi patrimoni culturali, inglobati dalle civiltà dominanti.
Il ciclo della violenza nella storia ricade sempre sulle minoranze, anche linguistiche.
Il parlante non si stanca della propria lingua ma la cambia per le spinte esterne della società. Le popolazioni dell’America del Sud che parlano spagnolo e portoghese hanno abbandonato quasi completamente le lingue originarie pre-conquista. L’inglese, con la sua importanza sul piano economico e scolastico, sta sostituendo varie lingue in giro per il mondo.
Una popolazione potrebbe abbandonare la sua lingua nel corso di tre generazioni ma ci potrebbero anche essere fenomeni catastrofici che, eliminando i parlanti di una data lingua, ne eliminino immediatamente anche il patrimonio linguistico e culturale.
Le istituzioni si devono impegnare sempre di più nella tutela di tutte le lingue e i parlanti non si devono vergognare di utilizzare sia la lingua nazionale che il proprio dialetto. Se un paese tutela sia il multilinguismo che il plurilinguismo tutela anche una immensa vastità di nozioni che arricchiscono il suo patrimonio culturale.