La Giornata delle Donne nella Scienza si celebra l’11 febbraio di ogni anno. La ricorrenza è nata il 22 dicembre 2015, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
La Giornata delle Donne nella Scienza e i problemi tuttora presenti nella società
La ricorrenza nasce per riconoscere il ruolo fondamentale che le donne e le ragazze svolgono nella scienza e nella tecnologia, oltre che promuoverne l’accesso paritario e l’uguaglianza di genere.
Le donne che lavorano nelle materie STEM, ossia Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica sono, ad oggi, ancora poche e spesso sottovalutate. L’Effetto Matilda, il termine coniato dalla storica della scienza Margaret W. Rossiter nel 1993 descrive, infatti, la natura sessista del mancato riconoscimento delle donne nella scienza.
Tutte le iniziative promosse in questa giornata intendono promuovere la partecipazione nella ricerca scientifica senza distinzione di genere e cercano di sensibilizzare la società sulle sfide e le opportunità che le donne affrontano in campo scientifico. In merito all’argomento, nel 2018, la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, si esprimeva così:
«L’articolo 3 della nostra Costituzione stabilisce chiaramente uno dei compiti prioritari e principali della nostra Repubblica: rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona. Ricordarlo oggi, in occasione della Giornata delle Donne nella Scienza, è più che mai importante: dobbiamo impegnarci affinché ogni nostra giovane possa scegliere liberamente quale strada intraprendere nel futuro, quali discipline studiare, quali sogni e quali inclinazioni coltivare. Senza condizionamenti, superando stereotipi e gap di genere che permangono ancora oggi nella nostra società. E noi, invece, vogliamo per l’Italia un futuro di pari opportunità, uguaglianza e crescita per tutte e tutti».
Giornata delle Donne nella Scienza e la storia di Helen Brooke Taussig
Nonostante la disparità che emerge tra l’uomo e la donna in ambito scientifico, tante sono le scienziate che hanno contribuito al cambiamento del mondo e che vengono ricordate nella Giornata delle Donne nella Scienza, quali ad esempio: Rita Levi Montalcini, Margherita Hack e Katherine Johnson. Tuttavia, tante altre sono le donne importanti, ma poco conosciute, come nel caso di Helen Brooke Taussig: una donna esemplare, da ricordare non solo nella Giornata delle Donne nella Scienza, ma tutti i giorni e ogni qual volta ci sia l’arrivo di una nuova vita nel mondo.
Helen Brooke Taussig è nata il 24 maggio 1898 a Cambridge, nel Massachusetts, in una famiglia distinta: suo padre era un importante professore di economia all‘Università di Harvard mentre sua madre fu una delle prime donne a frequentare il Radcliffe College; suo nonno, invece, era un medico che aveva un forte interesse per la biologia e la zoologia.
Sebbene Taussig abbia goduto di un’educazione privilegiata non sono mancate le avversità nella sua vita; una bambina intelligente, curiosa e attenta ai particolari, ma con gravi difficoltà nella lettura, dovette fare i conti con un disturbo poco noto: la dislessia. Inoltre, all’età di 11 anni perse la madre a causa della tubercolosi; tuttavia, nessuna difficoltà ostacolò il raggiungimento dei suoi obiettivi.
Primo tra tutti, ottenere un’istruzione universitaria affinché potesse apprendere il valore della gentilezza, del prendersi cura dell’altro e la capacità di riuscire a trasformare un’esperienza negativa, come la perdita dell’udito, in un punto di forza. Diventata pioniera della cardiologia pediatrica con lo sviluppo del primo trattamento di successo della “sindrome del bambino blu”, non possiamo fare a meno di ricordarla nella Giornata delle Donne nella Scienza.
Helen Brooke Taussig e il sogno di diventare un’esperta delle malattie cardiache congenite
Taussig aspirava ad intraprendere la carriera da medico nella School of Public Health ad Harvard, ma la politica scolastica era prettamente maschile e le donne non erano trattate allo stesso modo in campo medico, in quanto subivano ingiustizie e discriminazioni. A tal proposito, decise di frequentare la laurea in anatomia alla Boston University School of Medicine e proprio qui si interessò agli studi sul cuore, nello specifico alle malattie cardiache di origine congenita.
Nel 1927 si laureò in medicina alla Hopkins University, rimanendo come assistente nel reparto di cardiologia e pediatria per due anni, mantenendo poi una collaborazione per sessant’anni. Mentre era una stagista alla Johns Hopkins, il suo lavoro attirò l’attenzione del pediatra americano Edwards Albert Park che nel 1930 la elevò a direttrice della Harriet Lane Clinic di Hopkins, una struttura sanitaria per bambini, rendendola una delle prime donne del paese a ricoprire una posizione così prestigiosa.
All’età di trentuno anni, la vita mette nuovamente a dura prova la forza di Helen; subisce un’importante perdita dell’udito, fondamentale per una dottoressa specializzata in cardiologia. Tuttavia, neanche questo riuscì a fermare la sua grinta e la sua tenacia; il grave deterioramento dell’udito la costrinse ad utilizzare apparecchi acustici e ad imparare a leggere il labiale. Nonostante ciò, sviluppò la capacità di distinguere i ritmi dei cuori sani da quelli danneggiati solamente con l’utilizzo del tatto, piuttosto che del suono con lo stetoscopio.
La Giornata delle Donne nella Scienza e il contributo alla scienza medica di Helen Brooke Taussig
Helen Brooke Taussig ha trascorso anni a ricercare le cause dell’anossiemia, ovvero la riduzione della quantità di ossigeno presente nel sangue arterioso provocando la cosiddetta “sindrome del bambino blu”. Attraverso i suoi studi arrivò a progettare un protocollo pionieristico in cardiologia pediatrica chiamato Blalock-Taussig.
Helen si convinse che i bambini morivano per la scarsità di flusso sanguigno in arrivo ai polmoni e, per cercare una soluzione, si concentrò sullo studio di un particolare vaso: il dotto arterioso. Rendendosi conto che molti bambini diventavano cianotici qualche mese dopo la nascita, intuì che potesse esserci un collegamento con il dotto arterioso che, non chiudendosi spontaneamente, portava alla morte di molti neonati. Dunque, la sua idea fu quella di mantenere aperto chirurgicamente il dotto arterioso in modo da garantire un sufficiente afflusso di sangue ai polmoni.
Nel 1944 eseguì con successo il primo intervento e ne seguirono più di 12000, con esito positivo. Questa donna inoltre, è stata determinante nell’avvertire i pericoli del talidomide, un medicinale somministrato alle donne incinte e responsabile dell’epidemia nel 1962 di gravi malformazioni congenite in Europa.
Nel 1964 il presidente Lyndon Johnson le conferì la Medaglia della libertà per il suo lavoro nel trattamento e nella prevenzione delle malattie cardiache sui neonati. Non si ritirò dal campo scientifico neanche negli ultimi anni di vita, infatti, degli oltre cento articoli accademici di cui è stata autrice, quaranta sono stati scritti dopo il pensionamento e, all’età di sessantasette anni, divenne la prima donna presidente dell’American Heart Association.
Helen Brooke Taussig è cresciuta in un Paese dove non valeva la pena educare le donne, le quali dovevano sposarsi e rinunciare agli studi, soprattutto in campo medico. Tuttavia, si è posta come un potente modello per l’educazione e il progresso e, nella Giornata delle Donne nella Scienza, non possiamo non ricordare o dimenticare la determinazione con la quale ha affrontato e superato discriminazioni di genere e il rapporto speciale con i suoi piccoli pazienti.
Si è adoperata attivamente in numerose battaglie civili, come quella per la liberalizzazione dell’aborto negli Stati Uniti o dell’importanza della vivisezione nella ricerca scientifica. È stata una donna speciale, in grado di salvare innumerevoli vite nonostante le difficoltà, come la perdita dell’udito, una malattia che per molti sarebbe potuta essere un punto di non ritorno, una disabilità e un limite per tutta la vita. Tuttavia, lei è andata oltre, trasformando la sua patologia in un punto di forza ed una qualità, lasciando così un segno indelebile e cambiando per sempre la storia della medicina, oltre che la nascita di nuove vite.
Lucrezia Ciotti