Istituita nel 2005, la Giornata della Memoria ricorda le vittime della Shoah, nella speranza che tragedie simili non si verifichino mai più e ogni forma di discriminazione razziale sia sempre ostacolata e punita.
In prossimità di questa data, il 27 gennaio, non è raro sentire parlare di eventi che si terranno nelle piazze, nei musei o presso gli organi istituzionali delle città, con l’obiettivo di celebrare insieme la cosiddetta Giornata della Memoria. Anche sui giornali e tabloid viene spesso lasciato ampio spazio ad articoli sull’argomento e diverse emittenti televisive programmano la trasmissione di film legati all’evento.
1945
L’1 settembre 1939 scoppiò la Seconda guerra mondiale che vide scontrarsi, praticamente ad ogni latitudine, le maggiori potenze mondiali. Fu un conflitto lungo e logorante, terminato solo nell’agosto del 1945, quando il Presidente statunitense H. Truman autorizzò l’esplosione della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki. Sono stati anni difficili, di battaglie devastanti e di leggi folli contro i diritti umani, a causa delle quali milioni di persone, militari e civili, hanno perso la vita.
La marcia della morte
Secondo le stime, nei campi di concentramento morirono tra i 15 e i 17 milioni di persone, di cui almeno uno ad Auschwitz. Situato in Polonia, nelle vicinanze di Cracovia, è diventato nel tempo il simbolo della Shoah e dal 1979 patrimonio dell’UNESCO.
Nel mese di gennaio 1945 la pressione delle forze sovietiche sui territori occupati dalla Germania portò il generale Himmler ad ordinare l’evacuazione di tutti i campi. Dunque, sotto il controllo delle SS, circa 58.000 prigionieri intrapresero quella che nel mondo è conosciuta come la “marcia della morte”, per raggiungere i campi di concentramento in Germania e in Austria. Stremate dalla prigionia, decine di persone non furono in grado di affrontare quel disumano viaggio e morirono sotto il fuoco dei fucili tedeschi.
27 gennaio 1945
Pochi giorni prima i Nazisti avevano abbandonato quei luoghi di tortura, consapevoli ormai dell’inarrestabile avanzata degli Alleati. La Germania cercò disperatamente di nascondere le prove di tutte le sue atrocità, ma non ci riuscì. Infatti, quella fredda mattina del 27 gennaio le truppe sovietiche della 60ª Armata del 1º Fronte arrivarono nella città polacca di Oświęcim, meglio conosciuta come Auschwitz, e trovarono oltre 7.000 prigionieri: il mondo scopriva le atrocità della Shoah.
Non solo ebrei
La Giornata della memoria è spesso collegata al genocidio degli Ebrei, non a torto, tuttavia ricorda anche le vittime colpevoli, per i Nazisti, di appartenere a categorie considerate inferiori. Dunque morirono oltre 250.000 Rom e Sint e altrettante persone con disabilità, in quanto “inutili bocche da sfamare” e “difettosi”. Persero inoltre la vita centinaia di Polacchi e Slavi, poiché ritenuti “subumani”, nonché una “minaccia giudeo-bolscevica”. In ultimo, non per importanza, i Nazisti riversarono la loro violenza anche contro gli omosessuali, i testimoni di Geova e gli oppositori politici.
La Giornata della Memoria in Italia
Nel nostro paese il “Giorno della Memoria” è stato istituito con la legge della Repubblica n. 211. Era il non così lontano 20 luglio 2000 e il Parlamento rese pubblici gli unici due articoli della Legge, con l’obiettivo, secondo l’art. 1, di ricordare:
La Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, sì sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Invece, in ottemperanza all’art. 2, l’Italia si sarebbe impegnata ogni anno ad organizzare eventi e cerimonie rivolti a tutti, ma in particolare ai giovani, tramite cui invitare alla riflessione su un evento drammatico, che ha segnato la storia dell’umanità. Infatti, come ribadito anche dall’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, “la solidarietà e la tolleranza sono valori di civiltà e umanità senza frontiere di luogo e di tempo”. E in un Paese come il nostro, la cui Repubblica è stata fondata da chi nelle file della Resistenza ha combattuto i regimi totalitari, ancor più la diffusione di queste virtù dovrebbe essere una missione condivisa da tutta la collettività.
Inoltre l’Italia, considerando i principi alla base della sua Carta costituzionale, ha istituito la Giornata della Memoria, anticipando di ben cinque anni il mondo, fatta eccezione per la Germania (1996). Tuttavia, sulla scelta del giorno si aprì ai tempi un lungo dibattito che vide gli interessati dividersi tra il 27 gennaio e il 5 maggio, data della liberazione di Mauthausen, il campo di concentramento diventato simbolo delle deportazioni politiche italiane.
L’istituzione internazionale sulla Giornata della Memoria
In occasione dei 60 anni dalla liberazione dei campi di concentramento, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamò il 27 gennaio Giornata Internazionale della Commemorazione in memoria delle vittime della Shoah. Riunitasi il 1° novembre 2005, fermamente convinta a rifiutare qualsiasi negazione dell’Olocausto come evento storico, l’Assemblea Generale ha adottato per consenso la Risoluzione 60/7. Gli obiettivi prefissati non si allontanano da quanto già previsto nella Legge italiana e, infatti, anche l’ONU condanna tutte le manifestazioni di intolleranza e di incitamento all’odio, legate all’etnia o alla religione di appartenenza.
“LOlocausto, che provocò l’uccisione di un terzo del popolo ebraico e di innumerevoli membri di altre minoranze, sarà per sempre un monito per tutti i popoli sui pericoli causati dall’odio, dal fanatismo, dal razzismo e dal pregiudizio”.
Questo documento storico, che si rifà anche alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, invita tutti gli Stati Membri ad istituire programmi di sensibilizzazione sul tema, affinché le generazioni future crescano consapevoli di quanto accaduto nel passato. Nel raggiungimento di questo obiettivo, il Dipartimento per l’Informazione Pubblica (DPI) delle Nazioni Unite ogni anno ha un ruolo attivo di grande importanza, contribuendo all’organizzazione di attività formative e divulgative.
Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.
Dalle parole della senatrice Liliana Segre traspare un sentimento di profondo amore verso la vita e le persone, nonostante le atrocità subite. Ha dedicato e dedica tutto il suo tempo al ricordo, insegnandoci che dal dolore non nasce necessariamente l’odio, se si ha davvero la consapevolezza delle sue conseguenze. Una donna dal coraggio raro, eternamente giovane nell’animo e capace di combattere l’indifferenza, l’intolleranza e le ingiustizie con la sola, ma potente, arte del raccontare.
Nelle sue memorie vive la malinconia di un’infanzia rubata e la serenità di una vita pienamente vissuta ma, soprattutto, c’è l’evoluzione di un comprensibile sentimento di vendetta nel desiderio di costruire qualcosa di migliore, per tutti.
Una donna, un esempio, che in un mondo così ancora tanto vulnerabile di fronte alla violenza, non dovremmo perdere mai, soprattutto oggi, durante la Giornata della Memoria.