Giornalisti nelle lotte tra le bande del narcotraffico in Ecuador

Giornalisti nelle lotte tra le bande del narcotraffico in Ecuador

Da microfono a giubbotto antiproiettile la linea è sottile: il cambio d’abito dei giornalisti che si sono trovati nelle lotte tra bande del narcotraffico in Ecuador.

I giornalisti rimasti coinvolti nelle lotte tra bande del narcotraffico in Ecuador hanno dovuto indossare giubbotti antiproiettile ed elmetti per non restare feriti.

Attualmente sul territorio si stanno tenendo le elezioni presidenziali, per questo motivo numerosi giornalisti si trovano in Ecuador per seguire l’andamento delle votazioni e riportare le notizie. Anche in una situazione apparentemente democratica come questa può, però, nascondersi qualche atto di prevaricazione sociale.
I giornalisti in Ecuador sono stati costretti a indossare elmetti e giubbotti antiproiettile per non rischiare di restare feriti nelle violente lotte tra bande di narcotrafficanti. Sono terribili gli atti di violenza a cui gli inviati stanno assistendo e si teme per la loro incolumità.

Riportare notizie riguardanti le elezioni in Ecuador può costare anche la vita, oggi, come lo scorso luglio.
Le elezioni che si stanno tendendo attualmente costituiscono il secondo turno e gli atti violenti che si stanno compiendo non risultano poi così nuovi.
Si tratta di bande nemiche che commettono massacri nelle carceri, impiccando corpi decapitati sui ponti delle città e innescando esplosioni di autobombe per le strade. Il clima sembra essere paragonabile a quello di una guerra vera e propria.
Tuttavia se si ripercorre a ritroso la storia come un déjà-vu torna alla mente lo scorso luglio. I disordini per le strade erano sempre presenti, la città di Quito era così in confusione che un componente del narcotraffico è riuscito ad avvicinare Fernando Villavicencio per poi sparargli un colpo alla testa. La vittima aveva appena terminato un comizio in quanto era uno dei candidati durante il primo turno delle elezioni presidenziali.

In origine l’Ecuador non era sede dei cartelli della droga, al contrario per lungo tempo ha costituito  un rifugio pacifico tra i principali territori esportatori di cocaina, Colombia e Perù. Qualche anno fa, più precisamente a partire dal 2018, si è registrato un esponenziale aumento nella produzione di cocaina in Colombia. Questo ha permesso ai narcotrafficanti, già presenti sul territorio, di espandere i propri mercati facendo così terminare la pace nella ‘terra di mezzo’.

L’ Ecuador risulta, quindi, essere un punto estremamente favorevole per gli scambi di cocaina. A renderlo tale è il fatto che sia bagnato dall’Oceano Pacifico e confini con Colombia e Perù.
È stato facile per i narcotrafficanti raggiungere il territorio e renderlo una base per gli scambi clandestini.

Non possiamo prevedere quale sarà il destino che della popolazione dell’Ecuador un tempo in pace. L’augurio è che la lotta tra bande termini al più presto. La speranza è che nessun giornalista, così come nessuno degli abitanti delle città assediate, resti ferito o pericolosamente coinvolto nel conflitto.

Margherita De Cataldo

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