Giornalisti minacciati in Italia nel 2022: più casi e meno denunce

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Secondo un rapporto di Ossigeno (osservatorio non governativo sui giornalisti minacciati e le notizie oscurate con la violenza), nel 2022 è raddoppiato il numero dei giornalisti intimiditi, con 564 casi.
Ma diminuiscono le denunce

Giornalisti minacciati in Italia nel 2022: i dati del Ministero dell’Interno

Il Centro di coordinamento sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti del Ministero dell’Interno ha diffuso un report sugli atti intimidatori subiti dai giornalisti nei primi 9 mesi del 2022.
Il Centro è presieduto dal vice direttore generale della Pubblica Sicurezza, direttore centrale della Polizia criminale Vittorio Rizzi, per il tramite del dipendente Servizio analisi criminale.

I dati mostrano un calo del 48%, con 84 episodi registrati rispetto ai 162 dell’anno precedente.
Delle 74 vittime, il 72% sono uomini e il 28% sono donne.
Il 19% delle segnalazioni è relativo ad episodi intimidatori perpetrati nei confronti di sedi giornalistiche o di troupe non meglio specificate.
Le regioni più colpite sono Lazio, Lombardia, Campania, Calabria e Toscana, che detengono il 68% del totale (57 episodi complessivi).

Tuttavia, il Centro viene a conoscenza solo dei casi denunciati alle Forze dell’Ordine.
Per questo motivo, l’osservatorio Ossigeno ha pubblicato un rapporto sui giornalisti minacciati in Italia nel 2022 che faccia riferimento a un panorama più ampio.
In particolare, sono stati inclusi episodi relativi a “querele e cause per diffamazione promosse in modo temerario e strumentale, e violazioni del diritto di informazione codificato dall’Articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo

Il rapporto di Ossigeno

Secondo i dati raccolti dall’osservatorio, sono 173 gli episodi di violazioni, con 564 vittime tra giornalisti, blogger e video operatori.
Cifra che risulta raddoppiata rispetto all’anno precedente, con 288 professionisti dell’informazione minacciati o intimiditi.
Nel 29% dei casi le vittime sono donne, di cui il 36% mediante minacce di genere.

Ossigeno ha considerato in particolare 84 casi su 173, analizzandoli con un metodo
che ha permesso di verificare la matrice, la tipologia e l’area geografica degli attacchi.




Nel 57% dei casi osservati, si tratta di avvertimenti e intimidazioni. Il 35% consiste in abuso di denunce e azioni legali, mentre l’8% degli episodi rappresenta un’aggressione fisica.
Per quanto riguarda la matrice, nel 54% dei casi si tratta di persone o associazioni. Il 18% delle minacce proviene da autorità, enti pubblici o politici, il 16% da mafie e criminali.
Imprese e imprenditori privati rappresentano il 6% della matrice delle intimidazioni, mentre il 3% proviene dall’ambiente mediatico stesso.
Il restante 3% è di matrice sconosciuta.

Tra le regioni più colpite, al primo posto si classifica la Lombardia con il 19% dei casi. Il 17% dei casi proviene dalla Toscana, il 14% dal Lazio, l’11% dal Piemonte, mentre il 9% dalla Puglia.

In generale, il rapporto di Ossigeno mostra un sensibile aumento di intimidazioni e minacce avvenute mediante abuso di denunce e azioni legali.
Si tratta delle cosiddette “querele bavaglio“, e derivano da quello che l’UNESCO ha definito un “uso scorretto del sistema giudiziario“.
Allo stesso tempo, sono diminuite le denunce pervenute alle Forze dell’Ordine.

I dati del Viminale non dicono che ci sono state meno minacce ai giornalisti. Dicono che quest’anno meno giornalisti hanno denunciato le minacce a loro danno.
Ciò significa che i giornalisti italiani denunciano le minacce meno spesso di prima.

Hanno meno fiducia negli interventi delle autorità, o sono più rassegnati o semplicemente hanno più paura di prima e perciò subiscono più spesso senza reagire? Questo aspetto sarà oggetto di approfondimento. Certamente però si può dire che la diminuzione delle minacce registrate dal Viminale non è una buona notizia, non è un segnale rassicurante. È anzi un ulteriore segnale di allarme

Infine, il Presidente dell’Osservatorio, Alberto Spampinato, ha lanciato un appello alle forze politiche perché osservino questi dati e lavorino per un’inversione di tendenza.

Ossigeno si augura che l’allarme venga raccolto, che ciò spinga a capire meglio l’andamento del fenomeno e a intensificare le attività.

Le intimidazioni e le minacce ai giornalisti sono innegabilmente una malattia che indebolisce la libertà di informazione e danneggia la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Le malattie trascurate, non curate possono degenerare e produrre danni peggiori all’organismo.

Ed è forse ciò che sta accadendo

Giulia Calvani

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