Giornalisti filippini in lotta contro la repressione

Giornalisti filippini lottano contro la repressione

La libertà di stampa nelle Filippine soffre una repressione sempre più forte. Ma i giornalisti non si arrendono, e continuano a combattere la corruzione

Il bavaglio rosso dei giornalisti filippini

La libertà di stampa nelle Filippine è minacciata dal governo, che utilizza la guerra al comunismo e al terrorismo come pretesto per zittire i giornalisti.
La NTF-ELCAC (task force incaricata di combattere il comunismo armato) ha dichiarato l’Unione nazionale dei giornalisti delle Filippine (NUJP) “un fronte comunista“.
Inoltre, la Commissione nazionale per le telecomunicazioni ha ordinato il blocco dei siti web delle testate locali Bulatlat e Pinoy Weekly.

Il Consigliere per la sicurezza nazionale, Hermogenes Esperon, ha giustificato la sua decisione sostenendo che le due testate promuovano disinformazione e terrorismo.

La restrizione dei siti web affiliati ai gruppi terroristici comunisti è una vittoria per la nazione.

La disinformazione rimane uno dei più grandi nemici della nazione; è infatti un potente strumento utilizzato dal Gruppo Terroristico Comunista per seminare inimicizia e discordia, dividendo il popolo filippino e separandoci dall’obiettività e dalla verità.

Ma sono in molti a denunciare l’azione di Esperon come una violazione della libertà di stampa.
Tra questi la NUJP, che si è schierata a fianco delle testate affermando che il giornalismo critico non può essere equiparato al terrorismo.

Bulatlat e Pinoy Weekly esistono da anni e si sono costruiti un curriculum di reportage sui problemi della gente. A volte, questi reportage sono stati critici nei confronti del governo e delle sue politiche, ma è pericoloso equipararli all’affiliazione o al sostegno di cui il governo ora ci accusa.

Queste mosse sono parte della campagna sistematica contro i media indipendenti

Come afferma il NUJP, si tratta di tattiche di “paura rossa“, che stroncano le voci critiche dei giornalisti filippini indipendenti affiliandole al comunismo.

Anche Manila Standard, uno dei principali quotidiani filippini, ha criticato la chiusura delle testate online parlando di censura.

Perché è allarmante?

In sostanza, il blocco dei siti Web è una violazione della nostra libertà di parola; questa libertà ci permette di condividere le nostre opinioni senza censura.

Questo atto di blocco viola anche la libertà di stampa che stabilisce il diritto delle notizie e dei media come di fornire notizie senza essere controllati dal governo

Repressione e crimini contro l’umanità

La repressione mediatica e l’autoritarismo nelle Filippine si sono manifestati  cinquant’anni fa, nel 1972,  con l’istituzione della legge marziale da parte del dittatore Ferdinand Marcos Sr.
Attraverso degli Emendamenti alla Costituzione, il Presidente relegò un ruolo di controllo al Congresso e si prese il potere di scioglierlo.
In più, si autoconferì il potere di emettere mandati d’arresto e di detenzione a tempo indeterminato.

Durante il governo di Marcos ci furono gravi violazioni dei diritti umani, tra cui arresti arbitrari, incarcerazioni, detenzioni in isolamento, tortura, esecuzioni sommarie e sparizione di migliaia di civili.
Fu ordinato l’arresto di diversi giornalisti e leader dell’opposizione, e i militari misero dei lucchetti alle sedi di alcuni media indipendenti.




Nel 2016, con l’elezione del Presidente Rodrigo Duterte, la situazione non è migliorata.
I giornalisti hanno denunciato gli omicidi di civili e agenti statali nell’ambito della “guerra alla droga“.
Secondo le stime dell’allora procuratore capo della Corte penale internazionale Fatou Bensouda, la politica di Duterte ha portato alla morte di 12/30.000 civili.

Il 9 maggio del 2022 è stato eletto Ferdinand Marco Jr., figlio del defunto dittatore.
Pochi mesi dopo, l’8 luglio, la Corte Suprema ha confermato la condanna per diffamazione del premio Nobel Maria Ressa e dell’ex-ricercatore Reynaldo Santos Jr.
I due avevano pubblicato un’inchiesta sul portale indipendente Rappler, in cui sostenevano che l’ex ministro della Giustizia avesse usato un veicolo appartenente a un uomo d’affari sospettato di narcotraffico e traffico di esseri umani.

Ressa e Santos Jr. sono stati condannati per diffamazione, mentre il portale Rappler è stato chiuso e indagato.
Questo gesto ha sollevato le preoccupazioni dei giornalisti filippini, che temono un ritorno della politica di cinquant’anni fa.

Appelli alla solidarietà per i giornalisti filippini

In risposta a queste azioni del governo filippino, la NUJP ha chiesto di cancellare alcune disposizioni della Legge antiterrorismo riguardanti l’incitamento, che sarebbero state utilizzate dal governo per giustificare la chiusura delle testate.

Inoltre, l’associazione ha lanciato un appello ai giornalisti di tutto il mondo.

Come dimostrazione di sostegno, chiediamo agli organi di stampa, sia associati sia singoli, di postare lo striscione digitale “Il giornalismo non è terrorismo”

Ha poi incoraggiato ad utilizzare gli hashtag #JournalismIsNotTerrorism, #UnblockTheTruth, #LetThePeopleKnow, #DefendPressFreedom.

Giulia Calvani

 

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