Tredici giornalisti sono stati arrestati in Guinea. Partecipavano a una protesta pacifica in difesa della libertà di stampa, e contro il blocco del sito di notizie Guinée Matin.
Ma le manifestazioni sono reato dal 2022
Lo scorso 16 ottobre, nella capitale della Guinea, Conakry, poco più di una dozzina di giornalisti si sono riuniti contro le restrizioni imposte alla stampa.
Tutti e 13, compreso il Segretario Generale dell’Unione Guineana dei Professionisti della Stampa (SPPG), Sékou Jamal Pendessa, sono stati arrestati con l’accusa di “partecipazione criminale a un raduno illegale“.
Infatti, da più di anno, la giunta militare ha vietato le manifestazioni di dissenso.
Le organizzazioni per la libertà di stampa e i diritti umani ora lanciano appelli, nel tentativo di salvare la Guinea dall’ennesima dittatura.
Giornalisti arrestati in Guinea: vietato manifestare
La marcia dei giornalisti, organizzata dal sindacato nella capitale, aveva lo scopo di ottenere lo sblocco del sito di notizie Guinée Matin, inaccessibile da oltre due mesi, e la revoca di altre restrizioni.
Tuttavia, dal 13 maggio 2022, il governo aveva vietato tutte le manifestazioni. Di fatto, criminalizzando i diritti alla riunione pacifica e alla libertà di espressione.
Perciò, i giornalisti sono stati tutti arrestati. Secondo la testimonianza del SPPG Pandessa, le forze dell’ordine sono persino ricorsi alla violenza e all’uso di gas lacrimogeni. Inoltre, tutte le telecamere e i registratori sono stati danneggiati.
Volevano disperderci, hanno usato gas lacrimogeni, hanno malmenato i giornalisti e distrutto le attrezzature prima di portarci via
Una reporter, Mariama Bhoye Barry, ha anche subito una ferita al gomito.
Dopo l’arresto, i giornalisti sono stati portati alla stazione di polizia e, in seguito, davanti al tribunale della città di Kaloum. Qui, sono stati accusati di essersi riuniti illegalmente.
Infine, dopo oltre 7 ore, sono stati tutti rilasciati, con l’obbligo di presenziare in tribunale la prossima settimana.
Sempre più restrizioni in Guinea: una democrazia che si smonta
Dopo il colpo di Stato di inizio settembre 2021, il colonnello Mamady Doumbouya ha preso il potere imponendo la “Carta della Transizione” come nuova Costituzione.
La Carta era stata accolta dalla maggioranza dei partiti in modo favorevole.
Infatti, Doumbouya sembrava intenzionato a ricostituire la democrazia dopo la spietata dittatura del Presidente Alpha Condè, e aveva promesso un “nuovo inizio politico e sociale“, lontano da misure di repressione.
Eppure, la manifestazione del 16 ottobre è solo l’ultima delle proteste contro le restrizioni imposte alla stampa e alla popolazione.
Cinque mesi fa, in occasione di una manifestazione del movimento le Forces Vives de Guinée , l’accesso ai social media e ai siti web di notizie è stato limitato. Ma, secondo il ministro delle Poste, delle Telecomunicazioni e dell’Economia Digitale – anche portavoce della giunta militare – Ousmane Gaoual Diallo, si è trattato di un guasto tecnico a un cavo sottomarino. L’accesso al web, tuttavia, è rimasto limitato.
Per questo motivo, diverse organizzazioni di giornalisti hanno reagito con il boicottaggio di tutte le attività del governo e di altri organi della giunta.
Lo scorso 15 agosto, l’accesso al principale sito d’informazione della Guinea, il Guinée Matin, è stato bloccato. Il governo non ha fornito alcuna spiegazione, anche se Diallo si è dichiarato non responsabile.
Giornalisti arrestati in Guinea: RSF agisce con siti mirror
Dopo la notizia degli arresti, le maggiori organizzazioni per la libertà di stampa e i diritti umani si sono schierate contro il regime.
Quattro associazioni di stampa – AGUIPEL, URTELGUI, REMIGUI e UPLG – hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, denunciando una “grave battuta d’arresto per la libertà di espressione e la democrazia“.
Le associazioni di stampa invitano l’opinione pubblica nazionale e internazionale a testimoniare il grave arretramento della libertà di espressione e della democrazia sancita dalla Carta della Transizione.
Le associazioni della stampa rimangono impegnate a difendere la libertà di stampa, che è stata duramente conquistata dopo decenni di lotte
Allo stesso modo, l’SPPG, la Confederazione Nazionale dei Lavoratori della Guinea (CNTG) e il partner locale di RSF, l’Alleanza dei Media per i Diritti Umani (AMDH), hanno condannato degli arresti.
Inoltre, RSF ha deciso di reagire al blocco del sito web Guinée Matin creando un sito mirror (copia identica di un sito, ospitato su server e dominio differenti) in modo da ripristinare l’accesso ai contenuti.
Sadibou Marong, Direttore dell’ufficio di RSF per l’Africa subsahariana, è intervenuto rivolgendosi alla giunta militare, che aveva assicurato il rispetto della libertà di stampa.
In un incontro con RSF nell’ottobre 2021, la giunta militare della Guinea si è impegnata a proteggere la libertà di stampa durante la transizione. Eppure, non sta mantenendo la sua promessa. Le violenze contro questi giornalisti e i loro arresti sono inaccettabili.
Chiediamo il ritiro delle accuse contro di loro, e ribadiamo il nostro appello affinché si faccia tutto il possibile per sbloccare l’accesso al sito di notizie Guinée Matin
Infine, Fabien Offner, ricercatore presso l’ufficio regionale di Amnesty International per l’Africa occidentale e centrale, ha lanciato un appello alle autorità della Guinea. Offner ha evidenziato il fatto che il divieto di manifestare è inaccettabile per gli standard internazionali sui diritti umani.
Quest’ultima repressione di una manifestazione testimonia l’implacabile determinazione del regime a far rispettare la sua decisione di vietare tutte le manifestazioni. E di mettere a tacere le persone e i media che denunciano i ripetuti attacchi.
Amnesty International ritiene che il divieto generale di manifestare imposto dalle autorità sia contrario agli standard internazionali sui diritti umani, che sono vincolanti per la Guinea.
Chiediamo che le accuse contro questi giornalisti siano ritirate.
Chiediamo alle autorità di garantire il diritto alla libertà di espressione, e di ripristinare il diritto di riunione pacifica