Ordine dei Giornalisti archivia il procedimento contro Di Maio: li aveva chiamati “infimi sciacalli”

L’Ordine dei Giornalisti della Campania, in particolare il Consiglio di Disciplina, ha deliberato l’archiviazione del procedimento nei confronti del vicepremier Luigi di Maio.





L’istruttoria era stata avviata a novembre, in seguito alle sue dichiarazioni contro i giornalisti che avevano commentato l’assoluzione della sindaca di Roma Virginia Raggi. Il vicepremier si era così espresso. Il peggio in questa vicenda – affermò Di Maio – lo hanno dato la stragrande maggioranza di quelli che si autodefiniscono ancora giornalisti, ma che sono solo degli infimi sciacalli, corrotti intellettualmente e moralmente”.

Parole aggressive che il Consiglio di Disciplina Territoriale non ha preso sotto gamba, data anche l’iscrizione di Luigi Di Maio all’Ordine in quanto giornalista pubblicista. L’avvocato legale di Di Maio, Maurizio Lojacono, ha esposto una tesi che è stata successivamente accolta. “Le parole usate da Di Maio – affermò l’avvocato Maurizio Lojacono – non erano rivolte a tutta la categoria dei giornalisti ma a coloro che fanno un uso politico della cassa di risonanza offerta dalla stampa. Comunque si esprimeva nel suo ruolo di uomo politico, non di giornalista”.




fonte immagine: ilsole24ore

La colpa dei giornalisti? Aver raccontato la vicenda

Ricordiamo che implicato nelle accuse ai giornalisti c’era anche il giramondo Dibba. Se Di Maio li ha definiti “infimi sciacalli”, Alessandro Di Battista si è spinto forse anche oltre, usando gli epiteti “pennivendoli” e “prostitute” (no, non ha adoperato un termine così fine).  Riportiamo il suo commento espresso su Facebook.

Virginia è stata assolta. Non ve la prendete con i pubblici ministeri, hanno solo fatto il loro lavoro. Si sono sbagliati, tutto qui, ma non sono mica colpevoli. Come non è colpevole il Movimento che ha fatto benissimo a difendere Virginia. E chiaramente non è colpevole Virginia la quale ha affrontato questo processo a testa alta e oggi è stata assolta. Ma i colpevoli ci sono e non vanno temuti, vanno indicati affinché l’opinione pubblica venga messa in guardia. I colpevoli sono coloro che l’hanno insultata, calunniata. I colpevoli sono quei pennivendoli che da più di due anni le hanno lanciato addosso tonnellate di fango con una violenza inaudita. Sono pennivendoli, soltanto pennivendoli, i giornalisti sono altra cosa.

L’hanno trattata come una mafiosa, anzi peggio, perché i mafiosi, quelli veri, quelli che per anni hanno intrattenuto rapporti e frequentazioni con alcuni dei loro editori, non li hanno mai trattati così. L’hanno descritta come una ladra, l’hanno accusata di corruzione non si sa poi davvero perché. E soprattutto hanno provato a colpirla come donna trattandola persino come una ragazza dissoluta, come una cortigiana moderna, come una sgualdrina. Le hanno appioppato una relazione sessuale dopo l’altra provando a colpirla nei suoi affetti, nella sua famiglia.

Nei suoi confronti hanno avuto, proprio loro che fanno i political correct e che sono i primi a scandalizzarsi per i molestatori delle star di Hollywood, vomitevoli atteggiamenti maschilisti. E le false femministe nostrane, quelle a targhe alterne per intenderci, quelle che senza nemmeno rendersene conto sono le migliori amiche del più becero maschilismo, non hanno aperto bocca. Perché infangare un grillino per costoro in fondo non è mai reato!

Oggi la verità giudiziaria ha dimostrato solo una cosa: che le uniche putt*** qui sono proprio loro, questi pennivendoli che non si prostituiscono neppure per necessità, ma solo per viltà. Coraggio Virginia, hai ancora parecchio tempo per proseguire il tuo lavoro e sono convinto che lascerai questa città meglio di come l’hai trovata. Ti voglio bene!

La prima impressione, per chi guarda con occhio critico la realtà dei fatti, sembra sottolineare come il Movimento dell’Onestà sia onesto a convenienza. Sembra quasi voler dire “hai un’idea diversa dalla mia? allora sei sicuramente un giornalista venduto!”. Ma ci stupiamo? Sono proprio questi onesti ad aver tagliato i fondi all’editoria e al giornalismo, ad aver attuato un’importante prima censura nelle testate giornalistiche italiane. Implicito, in ogni loro comportamento: “Se la stampa ci rema contro, perché non tagliare i fondi per l’imbarcazione?”.

Ilaria Genovese

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