L’Ora, giornale palermitano nato nel 1900, è stato il primo a denunciare la mafia. Generazioni di cronisti sono cresciute in questa redazione, mettendo in pericolo la propria vita per il bene della comunità.
Le origini del giornale L’Ora
Nato nel 1900 per volontà della famiglia Florio, l’obiettivo del giornale L’Ora era quello di dare voce alla borghesia imprenditoriale nei confronti del governo.
Il primo evento di rilievo fu il 1 Marzo del 1901.
In questa occasione, L’Ora raccontò lo sciopero degli operai dei cantieri navali di Palermo, i quali chiedevano l’abolizione di una legge. Il Presidente del Consiglio Giolitti represse la rivolta, e accusò il quotidiano di aver aizzato le masse.
Durante il Ventennio, fu uno degli organi principali della federazione fascista palermitana.
La svolta avvenne nel dopoguerra, quando L’Ora si schierò con i sostenitori della Repubblica nonostante la maggior parte della popolazione siciliana volesse mantenere la monarchia.
Il giornale, però, faticava a vendere copie.
Nel 1954 la proprietà del giornale passò quindi a una società del Partito Comunista.
Ma la parentesi partitica durò molto poco.
Lo stesso anno arrivò alla direzione Vittorio Nisticò, che stabilì il divieto di cellule politiche e vietò ai redattori di assumere posizioni di militanza. La grafica e l’impaginazione vennero modernizzate, e il giornale assunse un nuovo volto.
Fu con Nisticò che il giornale iniziò la sua battaglia contro il fenomeno mafioso palermitano, entrando nella Storia del giornalismo italiano.
Le inchieste contro la mafia
A ottobre del 1958, una squadra di giornalisti de L’Ora aprì un’inchiesta su alcuni fatti avvenuti nel paese di Corleone.
Tutto era iniziato nel 1948, con la misteriosa morte del sindacalista Placido Rizzotto. A questo evento, seguì la morte del tredicenne Giuseppe Letizia, che aveva involontariamente assistito all’omicidio.
Trasportato in ospedale in stato di shock, gli venne praticata un’iniezione letale dal dottor Michele Navarra, capomafia di Corleone.
L’Ora decise di denunciare pubblicamente il mafioso Luciano Liggio , a capo dell’omicidio di Rizzotto, pubblicandone il volto in prima pagina.
L’articolo, dal titolo “Pericoloso!“, riportava le seguenti parole:
Cerchiamo di seguire la sanguinosa carriera di Luciano Liggio, capo riconosciuto della giovane mafia di Corleone.
Cerchiamo, cioè, di conoscere questo giovane malfattore oggi latitante, campione dell’ultima fase della storia della mafia.
33 anni d’età, ricco, temuto e temibile, uomo da grande albergo e locale notturno, con la pistola sotto la giacca americana e capace, allo stesso tempo, di cavalcare su per i monti con la doppietta mozza sotto l’impermeabile
Tre giorni dopo, il quotidiano informò la popolazione della presunta presenza di Liggio a Palermo.
Il 19 ottobre, alle ore 04.52, cinque chili di tritolo esplosero nei pressi della redazione.
Ma Nisticò e i suoi colleghi non si fecero intimidire.
Solo 24 ore dopo, la prima pagina de L’Ora recitava: “La mafia ci minaccia, l’inchiesta continua“.
Nella piena consapevolezza dei nostri doveri e delle tradizioni di questo vecchio giornale democratico, porteremo fino in fondo la nostra azione giornalistica diretta a smascherare le organizzazioni mafiose del delitto e le complicità di cui esse si alimentano
Dopo la vicenda di Luciano Liggio, L’Ora indagò su altri casi. Dalla strage di Ciaculli, al terremoto del Belice, fino alla guerra di mafia degli anni ’80.
Il tutto con uno stile sempre diretto e stringato, mai velato o timoroso.
Il giornale chiuse definitivamente nel 1992,
Giornalisti de L’Ora uccisi da Cosa Nostra
I giornalisti de L’Ora sapevano che denunciare la mafia sarebbe significato mettere in pericolo la propria vita. Ma decisero di continuare nella loro missione, facendo il possibile per estirpare la mafia dalla loro terra.
La redazione del quotidiano fu spesso vittima di minacce e intimidazioni, e tre giornalisti pagarono con la vita.
Cosimo Cristina venne trovato morto sui binari della ferrovia vicino a Termini Imerese, era il 5 maggio 1960.
Mauro de Mauro fu rapito il 16 settembre 1970, e il suo corpo non fu mai ritrovato.
Giovanni Spampinato venne trovato morto nella sua auto il 27 ottobre 1972, colpito da sei colpi di pistola.
In seguito alla morte di Spampinato, la prima pagina de L’Ora riportò a caratteri cubitali il titolo: “Assassinato perché cercava la verità“.