Il Giornale e i 15 mila nigeriani sbarcati con l’Aids

Il Giornale diffonde i dati forniti dal deputato di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli sul numero dei sieropositivi in Nigeria, ma non li controlla.


Il 17 luglio 2017 la nota testata giornalistica Il Giornale pubblica un articolo dal titolo “Migranti, la denuncia al governo: “C’è il rischio Aids tra i nigeriani””

Mentre i porti del Sud Italia si riempiono di migliaia di immigrati appena sbarcati, il deputato di Fratelli d’Italia, Edmondo Cirielli, lancia un nuovo, inquietante allarme che, almeno fino a oggi, non era stato preso in considerazione. “Chi sbarca sulle coste italiane – fa notare – proviene innanzitutto dalla Nigeria, il secondo paese, dopo il Sudafrica, con il più grande numero di persone affette da Aids“. E ora vuole sapere se il governo sta facendo qualcosa per prevenire o, perlomeno, monitorare questo rischio.




Presumibilmente, secondo le stime, almeno il 20% della popolazione nigeriana è sieropositiva. E, calcola Cirielli, “poiché negli ultimi tre anni e mezzo sono arrivati oltre 80mila nigeriani, si presume che di costoro più di 15mila siano sieropositivi“. La Nigeria è, peraltro, il quarto Paese al mondo per malati di tubercolosi e il 22% delle persone affette da tale patologia vive con l’Hiv. “Si tratta di una situazione gravissima se si considera che troppe persone non sono in terapia”, spiega l’esponente di Fratelli d’Italia che, in queste ore, ha presentato un’interrogazione parlamentare per conoscere “quali iniziative l’esecutivo intenda adottare per garantire la sicurezza e la salute degli appartenenti alle forze dell’ordine, dei volontari e di tutti coloro che sono impegnati nelle operazioni di sbarco e soccorso sulle nostre coste e nelle fasi immediatamente successive”.

Dal governo Cirielli vuole sapere “se sono stati informati i sindacati di tutti i lavoratori e i Cocer dei militari intervenuti al momento degli sbarchi e su tutto il territorio nazionale” del rischio di contrarre l’Hiv “visto che si moltiplicano gli atti di delinquenza degli immigrati”. “Il governo del Pd di Renzi – conclude l’esponente di Fratelli d’Italia – dica cosa è stato fatto per la profilassi, a tutela di tutti i cittadini italiani”.

Ecco la condivisione Facebook:

Il Giornale gioca sui numeri dichiarati dal deputato di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli nell’interrogazione parlamentare a risposta scritta presentata il 13 luglio 2017.

Dai dati forniti su Avert.org (associazione internazionale che fornisce informazioni e istruzioni sul tema HIV e AIDS) abbiamo dei dati diversi:

La fonte di questi dati sono UNAIDS (il programma delle Nazioni Unite) e NACA (la nigeriana “National Agency for the Control of AIDS” – Report PDF).

Dati abbastanza costanti nel tempo, nel 2013 era del 3,2% e in un 3,34% nel 2011. Facendo un altro calcolo, il deputato cita un numero di 3,2 milioni di persone malate in Nigeria su una popolazione di circa 180-190 milioni tra il 2015 ed oggi. Secondo voi a quanto corrisponde quel 3,2 su 180 o 190? Se rispondete “20%” il problema è un altro.

Per scrupolo ho contattato Camara Bilali, country coordinator di UNAIDS per la Nigeria. Ecco la sua risposta:

Dear David Thank you for the question, the 20% of the population living with HIV is very much incorrect because the total population of Nigeria is 182, 000, 000, but the 3.5 million people are living with HIV from the UNAIDS estimates. Best regards. Bilali Camara

Per chi vuole approfondire c’è l’articolo pubblicato su Unhcr.it dal titolo “Rifugiati e salute. Dalla tbc alla scabbia, i dati che smentiscono gli allarmi infondati” dove leggiamo un dato molto curioso:



Va considerato, poi, che molti contraggono il virus dopo l’arrivo in Europa. Lo sostiene l’Oms, e lo confermano anche recenti ricerche. Lo studio “HIV acquisition after arrival in France among sub-Saharan African migrants living with HIV in Paris area” – presentato alla conferenza Ias 2015 – ha mostrato come tra il 35 e il 49% dei migranti provenienti dall’Africa che vivono con HIV in Francia ha probabilmente acquisito il virus dopo aver lasciato il continente d’origine. Anche secondo il professor Giampiero Carosi – ex direttore dell’Istituto di malattie infettive e tropicali dell’Università di Brescia – “una percentuale elevata di migranti contrae l’infezione qui da noi”, anche perché “un soggetto malato non si mette in viaggio – e che viaggio”. La questione delle modalità di contagio, infine, ridimensiona molto il pericolo: l’HIV, infatti, non si trasmette per via aerea, ma solo sessuale o ematica. Tra l’altro, il virus è tuttora presente in Italia, nonostante se ne parli sempre meno.

 

David Puente

Exit mobile version