Giorgio Ambrosoli, raro esempio di coraggio e coscienza civica

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Giorgio Ambrosoli, raro esempio di coraggio e coscienza civica

Giorgio Ambrosoli avvocato milanese, fu assassinato da un sicario assoldato dal banchiere Michele Sindona, sulle cui attività illecite stava indagando in qualità di liquidatore della Banca Privata Italiana. Nonostante forti pressioni politiche e minacce, Ambrosoli, consapevole dei rischi che correva, portò a termine le indagini.

Un uomo integro e serio, Giorgio Ambrosoli, nominato curatore fallimentare di una grande banca milanese, scopre uno scandalo finanziario. e l’universo di corruzione in cui si stava evolvendo il suo proprietario in fuga, Michel Sindona. La cui fulminea ascesa era stata sostenuta dal  Vaticano. Affiancato dall’ispettore delle finanze, Silvio Novembre, Ambrosoli porta avanti un’indagine che coinvolge Governo, mafia e potenti istituzioni internazionali.

Mentre, nella lussuosa suite dell’hotel newyorkese dove si è rifugiato, Michel Sindona – temendo per il suo “impero ” – colpisce a distanza. Moltiplicando minacce, tentativi di corruzione e rappresaglie. La moglie di Ambrosoli, è preoccupata per questa missione che rischia di trascinare l’avvocato in una spirale drammatica.

Giorgio Ambrosoli, difatti, accettando l’incarico di commissario liquidatore entra nel pieno dello scontro che si consuma tra capitale nazionale e spinte all’internazionalizzazione. Che comprendono lo scontro in Italia tra finanza laica e finanza cattolica. Tra banchieri legati all’establishment fascista e brasseur d’affaires come Sindona.

L’opposizione del bene e del male, la strana seduzione che quest’ultimo esercita su un uomo fondamentalmente onesto, insieme rivoltano e affascinano. Un duello spietato tra due esseri. Giorgio Ambrosoli, ufficialmente nominato liquidatore dell’impero di Sindona, assunse la direzione della banca. Si trovò ad esaminare tutta la trama delle articolatissime operazioni che il finanziere siciliano aveva intessuto.

L’assasinio

Nel corso del suo lavoro emersero le gravi irregolarità di cui la banca si era macchiata. Otre alle numerose falsità nelle scritturazioni contabili. Aveva le prove delle manipolazioni criminali di Sindona. Compilò un rapporto di oltre 2.000 pagine.

Contemporaneamente Ambrosoli cominciò ad essere oggetto di pressioni e di tentativi di corruzione. Ai tentativi di corruzione fecero presto seguito minacce esplicite. Malgrado ciò, Ambrosoli confermò la necessità di liquidare la banca e di riconoscere la responsabilità penale del banchiere.

La sera dell’11 luglio 1979, rincasando dopo una serata trascorsa con amici, fu avvicinato sotto il suo portone da uno sconosciuto. Questi si scusò e gli esplose contro quattro colpi di 357 Magnum. Ad ucciderlo fu William Joseph Aricò, un sicario fatto appositamente venire dall’America. Pagato con 25.000 dollari in contanti ed un bonifico di altri 90 000 dollari su un conto bancario svizzero.

Nessuna autorità pubblica presenziò ai funerali,  ad eccezione della sola Banca d’Italia. Il 18 marzo 1986 a Milano, Michele Sindona e Roberto Venetucci (un trafficante d’armi che aveva messo in contatto Sindona col killer) furono condannati all’ergastolo. Per l’uccisione dell’avvocato Ambrosoli.

L’istituto bancario di cui si occupa Ambrosoli ha una storia singolare quanto lo sono le modalità con cui ne entra in possesso Michele Sindona. La Banca privata italiana è il frutto della fusione di Banca privata e di Banca unione. Due istituti con origini e clientele differenti. Le due banche registrano una crescita vertiginosa dopo pochi semestri della nuova amministrazione.

Alla fine degli anni Sessanta, il banchiere Michele Sindona introduce nell’economia italiana nuovi strumenti. Strumenti che nascondono un sistema globale basato sul controllo di società finanziarie con sede in paradisi fiscali in Europa. Nel 1972 avvia la fusione di Banca Unione con Banca Privata Finanziaria per creare la Banca Privata Italiana.

Nel 1974, anche a seguito del fallimento della Franklin National Bank, naufraga il tentativo di innalzare il capitale della Finambro e rifinanziare la Banca Privata Italiana. Nella sua prima relazione il liquidatore Giorgio Ambrosoli ricostruisce le cause e le responsabilità di Sindona nel crack bancario. Che porteranno ai processi per bancarotta in Italia e negli Stati Uniti.

In quello che divenne noto come: “Il Crack Sindona”‘ i profitti di Franklin National crollarono del 98% rispetto all’anno precedente. Sindona perse 40 milioni di dollari e l’effetto domino fece crollare la maggior parte delle altre banche che aveva acquisito.

Il senso del dovere, l’esempio e il sacrificio

Giorgio Ambrosoli nasce il 17 ottobre 1933 a Milano da una famiglia borghese conservatrice di chiara matrice cattolica. La madre era Piera Agostoni e il padre Riccardo Ambrosoli. Avvocato che lavorava presso la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde nello studio legale .

Cresciuto di educazione strettamente cattolica, Giorgio frequenta il Liceo Classico Manzoni della sua città. Subito dopo si rivolge a un gruppo di studenti monarchici che lo incoraggiano a prestare servizio nell’Unione Monarchica Italiana.

 


Nel 1952, dopo essersi diplomato al liceo, decide di seguire le orme del padre ed entrare in giurisprudenza. Nel 1958 si laurea all’Università Statale con una tesi sul Consiglio Superiore della Magistratura. e l’Esame della Procura (Diritto Costituzionale). Inizia la pratica presso lo studio legale Cetti Serbelloni.

All’inizio degli anni Sessanta sposò Anna Laurie nella chiesa di San Babila. Dal 1964 si è specializzato in fallimenti, in particolare liquidazione amministrativa giudiziale. Motivo per cui fu selezionato per collaborare con liquidatori operanti presso una società finanziaria italiana.

Nel 1968 diventa padre di Francesca, e l’anno successivo nasce Filippo. Nel 1971 compare il terzo figlio, Umberto. Nel settembre 1974 Giorgio Ambrosoli fu nominato da Guido Carli – Governatore della Banca d’Italia – liquidatore della banca privata italiana. Che il banchiere siciliano Michelle Sindona porta a rischio di crack finanziario. Il compito dell’avvocato milanese è quello di analizzare la situazione economica derivante dalla intreccio di finanza, politica, criminalità organizzata siciliana e massoneria.

Resistenza alla corruzione

Nel frattempo, Ambrosoli inizia ad affrontare tentativi di corruzione e pressioni per convincerlo ad avallare la buona fede di Sindona per evitare interferenze civili o penali. Ambrosoli, consapevole dei rischi che correva, non cede. In un clima di tensione e di pressioni anche politiche molto forti, Ambrosoli concluse la sua inchiesta. Avrebbe dovuto sottoscrivere una dichiarazione formale il 12 luglio 1979.

Nel febbraio 1975, in una lettera indirizzata alla moglie Anna, la informava che avrebbe trasferito lo stato passivo della banca privata italiana. Spiegando che non bisogna aver paura, nonostante i problemi che un atto del genere causerà a molte persone.

Nella lettera il legale di Giorgio Ambrosoli dimostra di saper di correre notevoli rischi. Lo sapevo prima di accettarlo, e quindi non mi lamento affatto, perché per me è stata un’occasione unica per fare qualcosa per il Paese ”. Da allora, Ambrosoli sottolinea che questo compito gli creava solo dei nemici, i quali “ cercheranno con tutti i mezzi di farmi scivolare nelle sciocchezze ”.

E’ indubbio che, in ogni caso, pagherò a caro prezzo l’incarico. Lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di far qualcosa per il Paese.

Coinvolgimento dell’FBI statunitense e nuove minacce

Durante le indagini, l’avvocato scopre anche la responsabilità di Michele Sindona nei confronti della National Bank of Franklin. Un istituto americano che versa in pessime condizioni economiche. Per questo, nelle indagini non sono coinvolte solo le autorità giudiziarie italiane, ma anche l’FBI.

Nel 1974 la Franklin National Bank era la ventesima banca più grande del Paese.  Da tempo era una banca altamente innovativa. Era stata la prima ad avere uno sportello drive-up. La prima ad emettere una carta di credito e la prima ad emettere certificati di deposito.

Nel secondo dopoguerra divenne una banca importante, grazie alla grande crescita dei sobborghi di Long Island. Ma alla fine degli anni ’60 iniziò a espandersi oltre la sua base in nuove aree ed entrò in relazione con il finanziere italiano, Michele Sindona. Sindona trasferì illegalmente 40 milioni di dollari dalle banche che controllava in Italia per acquistare il controllo effettivo della Franklin National e usò la banca per speculare sui cambi.

La banca iniziò a subire ingenti perdite: 63 milioni di dollari nei primi sei mesi del 1974. La più grande perdita bancaria nella storia degli Stati Uniti fino a quel momento. Ciò portò il conto capitale della banca al di sotto dei requisiti minimi e i grandi depositanti iniziarono a ritirare i fondi.

Il cosiddetto “Crack Sindona”. I profitti della Franklin National crollarono del 98% rispetto all’anno precedente, Sindona perse 40 milioni di dollari e l’effetto domino fece crollare la maggior parte delle altre banche che aveva acquisito. Nell’ottobre dello stesso anno la Franklin fu dichiarata insolvente.

Nel frattempo, non passò molto tempo prima che Ambrosoli ricevesse telefonate anonime e intimidatorie. Telefonate che offrivano tangenti per facilitare l’approvazione di documenti comprovanti che Sindona aveva agito in buona fede. Che lo avrebbero esonerato da procedimenti penali e richiesto al governo italiano di utilizzare denaro pubblico per salvare il suo impero. Ambrosoli, però, rifiutò tutte le offerte e ne pagò il prezzo.

Dovette affrontare vere e proprie minacce, oltre ai consueti tentativi di corruzione. Sempre più spesso gli veniva ordinato di rivedere la testimonianza da lui resa ai giudici americani che indagavano sul fallimento del Banco Ambrosiano. (Nel 1997, in relazione al processo a Giulio Andreotti, si accerterà che l’autore di queste telefonate, che includevano anche minacce di morte, era il massone Giacomo Vitale. (Genero del boss mafioso Stefano Bontate).

Ciò non lo distolse minimamente dal suo proposito di criminalizzare Sindona e liquidare la banca. Tuttavia, avvalendosi dell’appoggio politico di Hugo La Malfa e di Silvio Novembre (Maresciallo della Guardia di Finanza) come sua guardia del corpo, non ricevette alcuna protezione statale nonostante le minacce di morte.

Ambrosoli godeva anche dell’appoggio del Governatore della Banca d’Italia Paolo Buffi e del capo del Consiglio di Controllo, Mario Sarchinelli. Ma, nella primavera del 1979 vengono accusati di interesse privato in azioni ufficiali e di assistenza personale e incentivazione al Banco Ambrosiano. Il caso Roberto Calvi.

In memoria di Giorgio Ambrosoli

Il primo omaggio alla figura di Giorgio Ambrosoli è stato il libro di Corrado Stajano, intitolato “Un eroe borghese”. Dal libro è stato tratto nel 1995 il film omonimo di Michele Placido.

Nel 2009 Umberto Ambrosoli (il figlio di Ambrosoli) ha pubblicato “Qualunque cosa succeda”. Ricostruzione della vicenda del padre sulla base di ricordi personali, familiari, di amici e collaboratori. Ma anche attraverso le agende del padre, le carte processuali e alcuni filmati dell’archivio RAl.

Nell’anno 2000 il comune di Milano, durante il 1° mandato del Sindaco Gabriele Albertini, ha dedicato una piccola piazza a Giorgio Ambrosoli. In zona Corso Vercelli, e tre Borse di Studio di 5100 euro l’una. Stessa cosa nel comune di Roma, durante il 1°mandato del sindaco Walter Veltroni gli ha dedicato un Largo, in zona Nomentana. Anche altri Comuni hanno dedicato vie, piazze e larghi all’Avv. Ambrosoli.

A Giorgio Ambrosoli è attualmente intitolata la biblioteca del palazzo di giustizia di Milano. Alla quale accedono magistrati, avvocati e studenti di giurisprudenza del foro ambrosiano. A Giorgio Ambrosoli è intitolato l’Istituto Secondario Superiore di Viale della Primavera 207, Roma.

L’Università degli Studi di Milano (Statale) ha dedicato una scritta commemorativa all’avvocato. Nell’aula 311 “Giorgio Ambrosoli” di via Festa del Perdono. Anche il Comune di Ghiffa (sul Lago Maggiore), dove Giorgio Ambrosoli è sepolto, ha dedicato all’avvocato il proprio lungolago.

Nell’aula magna del Liceo Classico Manzoni di Milano è affissa una targa in memoria di Giorgio Ambrosoli.

Medaglia d’oro al valor civile

Commissario liquidatore di un istituto di credito, benché fosse oggetto di pressioni e minacce, assolveva all’incarico affidatogli con inflessibile rigore e costante impegno. Si espose, perciò, a sempre più gravi intimidazioni, tanto da essere barbaramente assassinato prima di poter concludere il suo mandato. Splendido esempio di altissimo senso del dovere e assoluta integrità morale, spinti sino all’estremo sacrificio.

— Milano, 12 luglio 1999.

 

Felicia Bruscino

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