Foscolo amava la sua patria. Alfieri difendeva la patria. Mazzini sognava una nuova patria. Li accomuna un dettaglio: l’Ottocento. Parlare di patria oggi è anacronistico?
Forse. Non diciamolo a Giorgia Meloni però, che non perde occasione per alzare muri ideologici contro qualunque forma di confronto. E’ successo di recente, quando una scuola media ha proposto un tema in classe dalla traccia “Siamo tutti stranieri”.
Una tematica interessante, proposta da anni in tutte le scuole italiane, poiché lega insieme argomenti scolastici, come gli scritti di Primo Levi o le poesie di Kavafis, a riflessioni contemporanee sull’attualità. Il tutto si incastra perfettamente in un discorso più ampio, quello del romanticismo ottocentesco, quando il concetto di patria assumeva il connotato di fratellanza interna ed esterna al proprio Paese. In caso di dubbi, rileggersi Discorsi alla nazione tedesca del filosofo Friedrich Fichte.
Fortunatamente, però, ognuno ha le sue visioni della contemporaneità. Ed è stato così in quella scuola, dove una studentessa ha scritto la sua personale opinione nel tema. “Sinceramente io non sono d’accordo con questa affermazione”, afferma l’adolescente. “I confini esistono, le bandiere esistono, l’amore per la Patria esiste”. Qui entra in gioco Giorgia Meloni, che sul suo profilo Facebook elogia la giovane patriota per la sua coraggiosa e ribelle presa di posizione, suscitando dibattito tra i suoi follower. Un atteggiamento forse un po’ sciacallo. Ma in un certo senso anche provocatorio.
La leader di Fratelli d’Italia conclude la riflessione sul tema con una domanda, a suo parere “retorica”, ma che in realtà manifesta un pregiudizio di fondo contro l’insegnante che ha assegnato la traccia.
“Che voto le metteranno secondo voi?”
Come se ci fosse una risposta giusta o sbagliata a un tema in classe. Come se l’insegnante, a prescindere, fosse di parte e riversasse le sue idee, tra l’altro a noi ignote, sui rendimenti degli alunni.
Ilaria Genovese