Giorgia Meloni, papabile Premier italiana, leader del partito e della coalizione di maggioranza in parlamento, è un personaggio solido e ben identificabile.
Meloni lascia poco spazio ad ambiguità, preferendo essere netta nelle faccende che delineano le sue idee e le sue propensioni. Da ciò deriva la figura di una donna coerente, prevedibile, da cui trascendono rapporti coerenti e prevedibili con il resto del mondo politico.
Scritto che tutti gli amici, i nemici e i neutrali della “sorella d’Italia” sono tali per una certa logica, è facile individuarli secondo il rispetto di un requisito fondamentale: la dissimile, simile o uguale ideologia.
Lasciando da parte gli imparziali, che sono la grande maggioranza degli statisti, abbiamo stilato di seguito un elenco dei simpatizzanti e dei repellenti la romana.
Giorgia Meloni, gli amici sono di (estrema) destra
Giorgia è capo fondatore di un partito di estrema destra, oltre che presidente del Partito dei conservatori e riformisti europei (Ecr). Ne consegue in modo ovvio che le interazioni più strette e proficue siano quelle tra lei e gli altri principali conservatori della Terra.
All’idealtipo citato rispondono: Viktor Orbán, Primo ministro ungherese; Mateusz Morawiecki, Primo ministro polacco; Marine Le Pen, estremista francese di destra, presidente del Rassemblement National e deputata all’Assemblea nazionale francese; Santiago Abascal, punta del partito di opposizione spagnolo di estrema destra Vox e André Ventura, leader del partito portoghese di estrema destra Chega.
Discordi nel globo, a chi non piace la nostra prima donna
Gli oppositori della prima donna italiana sono, ahinoi, sia i grandi dell’Europa che i centrali dell’UE.
Elisabeth Borne, Premier francese, oppostamente alla conterranea Le Pen, ha dichiarato di temere per il rispetto dei diritti umani e dell’aborto in Italia. José Manuel Albarès, Il ministro degli Esteri spagnolo, si è espresso contrario alle tendenze populiste che a sua detta dirigeranno il prossimo governo di FdI.
La tedesca Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, e la tedesca Katarina Barley, vicepresidente del Parlamento Europeo, si mostrano parecchio avverse al modello politico in procinto di instaurarsi. Ne avevano già stigmatizzato i caratteri e ora ne scongiurano l’attecchimento.
Infine, Joe Biden, il presidente degli Usa, ha detto male del Belpaese; categorizzandolo, con Spagna e Ungheria, come cattivo responsabile dello spostamento verso destra di alcuni Paesi membri dell’Alleanza Atlantica.
Meloni, la sua regola generale
Della dottrina politica di Meloni fa parte certamente il grande senso di nazionalismo. L’ex ministro brama per lei e per il nostro Paese l’autodeterminazione, permissibile dall’allentamento dei vincoli esteri troppo stringenti.
Nell’idea meloniana, l’UE dovrebbe smettere di essere un’istituzione sovrana e assistenzialista, mantenendo l’offerta senza la domanda. La leader accetterebbe anche meno supporto per meno controllo e meno rigorosità di verso. Un compromesso lecitamente considerabile.
In generale, la presumibile discendente di Draghi è più atlantista che europeista. Sebbene non sia ben vista da nessun fulcro delle forze, valuta più convenienti le relazioni con la realtà di Washington piuttosto che con quella di Bruxelles.
Gabriele Nostro