Giorgia Meloni e Marco Marras hanno dato vita a un confronto orale tanto civile e pacifico da essere ritenuto progettato. La critica popolare si divide: è stata un’utopia teatralizzata o un semplice rapporto gentile tra menti intelligenti?
Cosa si nasconde dietro l’apparenza dell’aspirabile ordinarietà? Può uno splendido esempio di buone maniere essere commentato con dubbia maldicenza e con certo disprezzo?
Sarà la forza dell’abitudine al selvaggio o al fittizio verificato, sarà la voglia di far cattiva propaganda; sarà quel che sarà la ragione dell’ipotesi, ma la congettura esposta è di una mera esagerazione. Lo comprova lo studio del contesto e delle idee delle due parti, secondo i pregressi ben più vecchie di qualche giorno. Lo testimonia qualsiasi indizio che voglia trovarsi sulla scena, inverosimilmente frutto della caricaturata dei personaggi.
Riavvolgiamo il nastro per spiegare le tesi a favore del “benevolo accaduto”.
Giorgia Meloni “disinnesca” con garbo: è intrigo
Giorgia Meloni è a Cagliari e sta relazionando in un comizio. Innanzi a lei è schierata una folla di “fratelli”, comunemente assenzienti alle sua parole; dietro le quinte un’altra agitazione, quella emozionata ma controllata di un oppositore.
A un certo punto l’atto, fattualmente illegale. Sorprendendo la sicurezza, un ragazzo scavalca le transenne e, armeggiando una bandiera variopinta, sale sul palco avvicinandosi alla leader. Inizia il breve incontro: il giovane è animoso, ma non eccentrico; Meloni è visibilmente sorpresa, turbata, ma non maleducata.
Si scambiano le battute. La romana scossa: “Me la vuoi dare? Che vuoi fare? Mi vuoi dare la bandiera? Non devi scappare all’estero, tu vuoi delle cose. Tutti vogliamo delle cose. Certo. Io e te la pensiamo in modo diverso“. Poi cauta: “Io voglio il diritto di pensarla in maniera diversa. È la democrazia. Si può non essere d’accordo. Io e te non siamo d’accordo e ci rispettiamo non essendo d’accordo. Grazie per essere salito qui. Hai le unioni civili, puoi fare quello che vuoi. Grazie“.
Infine apprezzatrice: “Gli facciamo un applauso, io rispetto il coraggio delle persone di difendere quello in cui credono. Lo voglio ringraziare per essere salito sul palco e rivendicare quello che ritiene giusto. È una vita che ho il coraggio di difendere quello in cui credo“.
In evidenza il tradizionale corso di una reazione naturalmente impasticciata: Giorgia si innervosisce, Giorgia si quieta, Giorgia plaude elegantemente.
Marco Marras è un improvvisatore?
Non possiamo sapere se Marco Marras sia stato un improvvisatore. Il coraggioso potrebbe aver agito d’istinto o sulla progettazione propria; difficilmente seguendo la pianificazione altrui.
Ad avallare i due casi più probabili, le verità sul suo passato. Marco è uno studente di 24 anni in uscita dall’Accademia di Belle Arti di Sassari; è omosessuale e dichiara di voler andar via dell’Italia per le mancanze di libertà che percepisce effettive in merito al suo stato.
Lui si riconosce e viene riconosciuto attivista, per gli amici è un praticante mansueto e ragionevole. Un lottatore spesso in ombra, alla sua prima battaglia in luce. Con Meloni il solo caso di una mostra plateale, mediaticamente potente; ma come si può dire, senza sapere dei precedenti, che sia stato l’unicum di un attore?
Si evince così dai trascorsi che: Marras potrebbe essere stato un figurante solo se da figurante avesse condotto anche il resto della sua vita prima dell’incontro con la leader.
Gabriele Nostro