Giorgetti e Minibot segnano il dibattito politico, dopo la battuta semiseria pronunciata dal sottosegretario leghista allo Sport. Il Governo viene sommerso da questa polemica? Assolutamente no, Borghi, Presidente della Commissione Bilancio, specifica immediatamente che si trattava di uno scherzo.
Per il vicepremier M5s, Luigi di Maio, la querelle Giorgetti e i Minibot lo ha stupito «colpito che la Lega abbia cambiato posizione». Il caso è scoppiato nella giornata di ieri a Losanna, dove Giorgetti è occupato con le Olimpiadi invernali del 2026. Ma a smontare il caso politico è il diretto interessato, Claudio Borghi che su Twitter risponde così «Vedo che nonostante tutto ancora si dà ascolto ai virgolettati fuori contesto e alle battute scherzose scambiate per dichiarazioni politiche… ma quando imparerete? #Giorgetti». In una intervista a Radio Capital, Borghi dichiara«Poverino, Giorgetti è lì che aspetta una cosa importante come le Olimpiadi e gli rompono le scatole con i minibot.». Borghi ha poi aggiunto: «è una cosa che abbiamo discusso tante volte, anche di recente, Salvini è d’accordo. Non c’è alcun incidente con Giorgetti».
Cosa sono i minibot?
Da settimane sentiamo parlare di questi minibot, ma sappiamo veramente cosa sono? E perchè circola molto scetticismo intorno alla possibilità di introdurli? I BOT sono i Buoni Ordinari del Tesoro: cioè delle obbligazioni emesse periodicamente dallo Stato per finanziare il proprio debito, e che vengono acquistati da banche, fondi privati e da chiunque voglia investirci in cambio di un interesse ripagato alla scadenza. A differenza dei BTP (Buoni del Tesoro Poliennali), i BOT hanno scadenza breve, di 3, 6 o 12 mesi. Il valore minimo di un BOT è 1.000 euro.
I minibot sono dei BOT di piccolo taglio: equivalenti a 5, 10, 20, 50, 100 euro. Nell’idea originaria della Lega, sarebbero stampati fisicamente su delle banconote colorate, in modo da renderli equivalenti alla valuta corrente. Per come l’aveva spiegata Borghi, lo Stato immetterebbe i minibot in circolazione come forma di pagamento verso i propri creditori, per ripagare i debiti con le imprese o per distribuire i rimborsi fiscali dei cittadini. Se entrassero in circolazione, di fatto ci sarebbe una moneta parallela all’euro: ed è proprio questo il problema. Ma questo è esplicitamente vietato dall’articolo 128 del TFUE.
Le conseguenze
Tuttavia le imprese non potrebbero usare i minibot per saldare i debiti coi propri fornitori e pagare i dipendenti. Potrebbero usarli, però, per pagare le imposte. Ma se il governo accettasse i minibot rinuncerebbe automaticamente ad incassare moneta e, di conseguenza, aumenterebbe il debito pubblico. Lo Stato si troverebbe di fronte a un bivio: o prendere in prestito moneta vendendo titoli di stato oppure tagliare la spesa pubblica. Nella prima ipotesi, crescerebbe il debito pubblico e il tasso di interesse, ovvero i soldi necessari per convincere i mercati ad acquistare il debito pubblico italiano. La logica prevede che al contrario dovremmo ridurre il debito. La seconda ipotesi prevede il taglio dei servizi pubblici e anche in questo caso sarebbero i cittadini a perderci perché le riduzioni di spesa colpiscono soprattutto questioni come pensioni, sanità e scuola.
Un’uscita dall’euro?
Essendo questa non-valuta spendibile solamente all’interno del perimetro italiano e in relazione ai beni e servizi della pubblica amministrazione, si rischierebbe di isolare l’Italia fuori dall’unione economica quale è il mercato europeo. Inoltre va considerato che l’idea ha preso il via da un partito che tradizionalmente aspira a uscire dall’Europa. Inoltre, alcuni economisti ritengono che i minibot potrebbero causare ulteriori buchi nel bilancio anziché risolverli – se lo Stato ad esempio li accettasse come pagamento per tasse e imposte – mentre altri temono che la loro adozione sarebbe un primo passo per sostituire l’euro, per poi uscirne: come più volte teorizzato dal promotore della proposta, il deputato leghista Claudio Borghi.