Questo è il tempo di Netflix: la piattaforma non solo ha sfornato prodotti seriali e film di qualità ma è anche pronta a portare presto sullo schermo il nuovo film di Scorsese, la serie prequel di Suburra e il nuovo lavoro di David Fincher. Ma ora è The Get Down ad essere il gioiello della collezione.
Felicissima è stata la collaborazione tra Baz Luhrmann (Moulin Rouge, Australia) e Stephen Aldry Guirgis, tra i migliori scrittori teatrali di Broadway: ne è uscito, come molti hanno giustamente notato, un mito fondativo dell’hip-hop, con la forza, il furore e la bellezza caleidoscopica così amate dal regista australiano e che rendono giustizia alla musica del tempo e all’ambientazione.
Siamo nel South Bronx, ricreato per le strade dello stesso quartiere, del Queens e dell’East New York, nell’annus horribilis del 1977, quando si registrò un picco di violenza rimasto nella storia della Grande Mela, culminato con il blackout totale che gettò la città nel Caos. In questa cornice violenta ed oscura, si creano nuovi sound e fermenti, cui non è insensibile il giovane protagonista Zeke Figuero (Justin Smith), detto Books per il suo talento e la passione per la poesia.
Innamorato dell’ambiziosa Mylene Cruz (l’eccellente Herizen Guardiola), vicinissima a Satine di Moulin Rouge per la voce d’oro e il desiderio di volare via dal Bronx, Zeke entra negli ambienti underground della nuova musica del quartiere, grazie all’iconico Shaolin Fantastic (lo straordinario Shameik Moore), aspirante deejay, spacciatore e protetto della boss locale Fat Annie. Con lui e altri quattro amici fonda il gruppo The Get Down Brothers, percorrendo la strada dei grandi deejays.
Prodotta anche da Sony, la serie, con un budget di 120 milioni di dollari, si piazza al secondo posto dopo The Crown per i costi di produzione di Netflix. E’ stata trasmessa in una prima parte ad Agosto dell’anno scorso e la seconda è arrivata sulla piattaforma il 7 Aprile. Per la seconda stagione bisognerà aspettare la prossima primavera.
Nel frattempo però, è doveroso iniziare la visione. Dentro The Get Down vibra di tutto: fin dal primo episodio si ha di fronte un fiume continuo della migliore musica degli anni ’70 e ’80 e non solo. Donna Summer, Earth Wind and Fire, l’immancabile Rapper’s delight, i Bee Gees, Aretha Franklin, s’accompagnano alle canzoni originali della colonna sonora, cantate dalla bravissima Herizen Guardiola (Toy Box e I’m my number #1 sono particolarmente consigliate), da Janelle Monaé, Christina Aguilera e Malay (Shaolin’s theme).
Si aggiunga a questi meriti una direzione superba degli attori, giovani e non, il ritmo fremente che attraversa le immagini e la sceneggiatura scoppiettante. Il consiglio per gustarla a pieno è di vedere la serie in lingua originale per assaporare il meglio della visione e del racconto.
Dietro The Get Down non solo c’è una conoscenza ambientale perfetta, ma anche il contributo dei grandi deejay che fecero iniziare la rivoluzione musicale di quegli anni: Grandmaster Flash, uno dei guru del movimento e consulente della serie, è perfino reso personaggio, con uno stile che lo descrive quale misto di Bruce Lee e Jedi della musica.
Il tutto ha come sfondo non solo una città in trasformazione, ma anche le lotte razziali e di classe tra bianchi, neri e portoricani; la bigotteria, la violenza della comunità che partorisce i protagonisti ed è sempre pronta ad inghiottirli. Lo stile sopra le righe di Luhrmann non edulcora i fatti, ma dà loro la sua cadenza ed il suo ritmo.
Un gioiello che si dipana in episodi come un caleidoscopio si spezza in colori e prospettive. Per chi ama il cinema e la musica in tutte lo loro forme, è imperdibile.
Antonio Canzoniere