I giochi, quanto è bello giocare.
Chi si è mai fermato ad ascoltare i propri nonni, narrare dei giochi che facevano quando erano bambini?
C’è stato un tempo, non troppo lontano, in cui i giochi si costruivano con poco.
Un tempo in cui un tappo di sughero poteva diventare una barchetta per affrontare viaggi fantastici.
Qualsiasi oggetto, con un po’ di fantasia e ingegno, si trasformava in un gioco.
Un tempo in cui si giocava fuori nei campi per ore ed ore, fino a quando non era ora di cena.
A quei tempi non c’erano i videogames, la tv era appena nata, e stare si rimaneva in casa solo se il tempo era davvero brutto…
I giochi di una volta erano semplici, e spesso potevano fare divertire più di un videogioco dei giorni nostri.
Quei tempi sembrano ormai andati.
In provincia di Cuneo, però, un signore si è assunto, per passione, la missione, di fare conoscere ai bambini di oggi i giocattoli di una volta.
Questo signore dalla lunga e folta barba bianca e in testa l’immancabile il cappello da montanaro, si chiama Mario Collino, ma il suo nome d’arte è Prezzemolo.
Ormai lo conoscono in quasi tutta Italia, visto che si sposta spesso per portare “Demore et ‘na vira” (i giochi di una volta) nelle sagre e negli eventi.
Ma come fa Prezzemolo a realizzare i suoi giochi?
Facile! Tutti i suoi giochi Prezzemolo li realizza con barattoli di latta, pezzetti di legno, carta, fili di spago e di ferro, tappi di bottiglia, bottoni, addirittura con le camere d’aria delle biciclette, per non parlare di piume e stracci.
Qualcuno potrebbe pensare che oggi questo tipo di giochi non possono interessare ai bambini.
Invece è proprio la novità e la storia racchiusa in questi giochi a stregarli.
Ogni volta che il caro Prezzemolo li invita a costruire insieme uno dei suoi giochi, gli occhietti dei più piccini scoppiano di entusiasmo e meraviglia, e gli adulti hanno l’occasione preziosa di ritornare un po’ bambini.
Attraverso le storie narrate da Prezzemolo, torna a vivere tutta la sapienza popolare d’un tempo, fatta di modi di dire, filastrocche, suoni e storie, che scaturiscono dall’utilizzo spontaneo di una serie infinita di oggetti e materiali di recupero, i quali, nelle mani di Mario Collino, riescono a diventare meditazione, esempio, divertimento.
Prezzemolo ci ricorda che ci si può divertire anche “sensa pile, sensa curént elètrica”.
La prossima volta che incontrate Prezzemolo ad una sagra o in qualche piazza, non solo piemontese, vi invito a fermarvi ad ascoltare, come ci si divertiva una volta, senza batterie e senza elettricità.
Ricordiamoci sempre che le cose migliori nascono dalla semplicità.
Buongiorno Jessica, Non nmi sembra di conoscerla, ma grazie per aver scritto l’articolo. Le lascio la mail così se vuole può mettersi in contatto, “[email protected]”