La ginnastica ritmica nel caos: il confine tra rigore ed ossessione

Da alcuni giorni il mondo dello sport è sotto shock dopo le importanti rivelazioni di tre ex atlete della Nazionale di ginnastica ritmica che hanno deciso di denunciare gli abusi e le violenze psicologiche subite negli anni. Il confine tra il rigore sportivo e l’esagerazione non è mai stato così labile.

La ginnastica ritmica nel caos

Avevo paura della mia insegnante. Il cibo che mangiavo lo razionava lei: una volta mise il lucchetto alle mensole. Venivo pesata tre volte al giorno ma prima andavo in bagno a vomitare.

Sono queste le parole che Sara Branciamore, 22 anni, campionessa mondiale di ginnastica ritmica nella categoria individuale ha rivolto a Repubblica. Il quotidiano diretto da Molinari è stato il primo ad occuparsi della vicenda, conducendo un’inchiesta che ha scoperchiato il vaso di Pandora della ginnastica ritmica. Il caos che ha travolto la Federginnastica è scoppiato il 30 ottobre quando l’atleta Nina Corradini ha raccontato gli anni terribili trascorsi all’Accademia di Desio. Dopo la sua intervista, sono emerse altre incredibili testimonianze di molte sportive, ginnaste e non solo, che hanno raccontato le loro storie. Victoria Polidori, di 21 anni, ha ammesso, ad esempio, di aver trascorso giorni di ricovero in ospedale, a causa della sua diagnosticata anoressia nervosa.

Le violenze hanno travolto le ginnaste in età adolescenziale, periodo della vita in cui si è notoriamente più sensibili alle manipolazioni. Secondo i racconti della ragazze, ogni mattina venivano messe in fila, pesate ed ispezionate, in un momento di grande umiliazione. Per non parlare dei numerosi insulti che gli allenatori rivolgevano alle atlete per il loro aspetto fisico o per aver preso qualche etto in più. “Abbiamo un maialino in squadra”, “Vergognati” oppure “Come fai a guardarti allo specchio?”, tra i tanti denunciati dalle farfalle della ginnastica ritmica. Andare dallo psicoterapeuta era diventato motivo di derisione e di scherno. Anna Basta, tra le altre, ha raccontato di aver riferito tutti gli episodi di violenza psicologica alla Federazione che ha però scelto di ignorare il tutto.

La difesa della Federginnastica

“Vogliamo che quello della ginnastica ritmica sia un sistema limpido” ha detto il Presidente della Federginnastica Gherardo Tecchi, dopo un incontro con Malagò e con il ministro dello Sport Abodi. D’altro canto, ha poi rivolto pesanti parole alle atlete, accusate ingiustamente di voler calunniare la federazione per non essere state inserite nello staff. Ci si chiede quanto possa essere coerente il suo atteggiamento se da un lato annuncia di voler far chiarezza sulla vicenda mentre dall’altro fa illazioni alludendo a comportamenti disonesti delle ginnaste.

Il labile confine tra rigore sportivo e malessere

Sicuramente, il caos scoppiato attorno al mondo della ginnastica ritmica non sarà un caso isolato. Gli psicologi sono concordi nell’affermare che gli allenatori, soprattutto a livello agonistico, hanno il dovere di accompagnare gli atleti verso un percorso di insegnamento sano della competizione. Tuttavia, in ambienti tossici ed estremamente competitivi – come quello della ginnastica ritmica – sembra esserci una forte resistenza da parte dei coach a far permeare un agonismo sano e bilanciato. Tra duri allenamenti quotidiani, diete ferree e la mania della mentalità vincente, la frequenza di abusi e violenze psicologiche è, purtroppo, in aumento. Per questo motivo, il confine tra la disciplina e la malata ossessione per la perfezione è estremamente labile. Forse, sarebbe opportuno formare gli allenatori anche a livello psicologico. E, magari, si spera, tristi  vicende del genere non capiteranno più.

Elena Malusardi

 

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