Secondo la legge 194 del 1978 l’interruzione volontaria di gravidanza in Italia è legale. L’obiezione di coscienza però rende sempre più difficile l’accesso all’aborto. Secondo l’Istat i ginecologi obiettori non favorevoli all’aborto sono il 70%.
I dati
In otto Regioni la percentuale di ginecologi obiettori supera l’80%. In Basilicata arrivano fino al 96,9%. A questi dati si aggiungono gli anestesisti (48,8%) e il personale non medico (44%). Secondo la Laiga (Libera Associazione Italiana Ginecologi non obiettori per l’Applicazione della 194 ) l’Italia è da collocare quasi ai livelli di paesi in cui l’aborto è vietato ed è lontana da Stati come la Francia (7% di obiettori), il Regno Unito (10%) o i paesi scandinavi, dove l’obiezione non si registra neanche.
Una legge e il diritto di opporvisi
La legge sull’IVG risale al 1978, figlia di tante battaglie. Lo scopo è tutelare le donne che fanno questa scelta. Nell’articolo 9 si può leggere che il personale medico, per proprie ragioni etiche o religiose, può rifiutarsi di eseguire l’interruzione di gravidanza. In tal caso la paziente deve essere seguita da un altro medico.
Una contraddizione
La 194 poggia su una grande contraddizione. L’aborto è legale, ma è data la possibilità al personale sanitario di rifiutarsi di effettuarlo. La legge permette ai medici di decidere se aiutare o meno la donna ad abortire. Ma nel momento in cui la salute della donna si trova in pericolo essi possono rifiutarsi di operare? La legge dice di no. Sono però testimoniante vicende di donne che in seguito ad un aborto spontaneo si sono viste rifiutare le cure perché “finché batte il cuore non si può fare niente”. Vi sono donne che sono morte per queste decisioni. C’è qualcosa che non torna, qualcosa che non quadra. L’aborto è legale in Italia, ma se la donna che vuole abortire si trova davanti ginecologi obiettori non favorevoli all’aborto è costretta ad attendere o addirittura a cambiare ospedale.
Un problema di carriera
Per quale motivo vi è un così alto tasso di ginecologi obiettori non favorevoli all’aborto? La maggior parte delle volte l’obiezione di coscienza riguardo all’IVG non è dettata da prese di posizione etiche o religiose, ma da una prospettiva di crescita professionale che favorirebbe gli obiettori. I medici inizialmente favorevoli all’aborto sono portati a ricredersi, soprattutto in quelle regioni con alto tasso di medici contro l’aborto, perché i non obiettori sono così pochi che tutti gli interventi abortivi ricadono su di loro, tanto da non dare la possibilità di eseguire interventi di altro genere. Sono confinati ad eseguire operazioni di IVG e quelle soltanto, mentre i medici obiettori possono variare e crescere a livello professionale. Vi è dunque una discriminazione verso le figure di medici a favore dell’aborto.
L’aborto: ancora oggi si vuole decidere per le donne
È di questa estate il provvedimento che permette l’IVG tramite farmaci anche nei day hospital, senza il bisogno del ricovero in ospedale. Passi avanti quindi vengono fatti, ma c’è ancora una forte opposizione all’aborto, da parte soprattutto di quelle forze politiche che promuovono “la famiglia tradizionale” e che credono che abortire sia “la prima causa di femminicidio al mondo”, una frase di Lorenzo Gasperini. Sono di poche settimane fa le parole di Giorgia Latini, assessora leghista marchigiana. “Personalmente sono sempre stata contraria all’aborto, la questione della pillola abortiva non è stata ancora affrontata in giunta, ma avrò piacere di sollevare l’iniziativa e potrò metterla all’ordine del giorno”. Molte sono state le polemiche successive a questa dichiarazione. Ritenere un’opinione personale al di sopra della libertà individuale di scelta è preoccupante. Per non parlare del fatto che le parole della assessora possano essere dettate da motivi propagandistici.
Non facciamo passi indietro
Prima del 1978 tante donne furono costrette a ricorrere all’aborto clandestino, una pratica pericolosa che poteva portare gravi danni alla donna, anche alla morte. Tempi come quelli non dovranno mai più tornare. L’aborto è una scelta individuale e a nessuno dovrebbe essere permesso contrastare questa decisione. Ogni regione deve garantire, in ogni ospedale e ad ogni turno, la presenza di medici non obiettori.
Ginevra Dinami