Le motivazioni dei gilet gialli in Francia
Tutto è iniziato in Francia circa due settimane fa. Il movimento dei gilet gialli è nato spontaneamente, come fosse la naturale conseguenza delle politiche di Macron.
Inizialmente è una protesta contro il rincaro dei prezzi del carburante. Pian piano allarga poi i suoi orizzonti, scagliandosi contro una classe politica vista come “lontana dai bisogni del popolo”.
Per far sentire la propria voce, i giubbotti gialli iniziano non solo ad aprire forum e siti online. Ma vanno anche per le strade, bloccando vie di comunicazione e scatenando disordini presso gli Champs-Élysée.
I giorni di protesta fanno registrare anche due morti, manifestanti uccisi da automobilisti che cercavano di sfondare le barricate.
La protesta nelle altre nazioni
Nel frattempo, l’eco della “protesta gialla”arriva anche in altre nazioni europee. Tra queste il Belgio, con gilet gialli che bloccano rotatorie e depositi di carburante nella Vallonia. La ragione è sempre il rincaro della benzina.
In Bulgaria l’impennata dei prezzi del carburante, unita al malcontento per uno dei tenori di vita più bassi dell’Unione, ha portato giubbotti gialli a bloccare le vie principali.
Infine, il movimento dei gilet gialli giunge in Germania. Qui però assume connotati diversi, segnati da razzismo e xenofobia. L’estrema destra tedesca ha infatti guardato con interesse all’arrivo della protesta in Germania, piegandola al proprio indirizzo politico. Chi indossa il giubbotto giallo non protesta più principalmente contro il rincaro del carburante, ma contro la politica migratoria della Merkel.
Il reporter investigativo Lars Wienand ha partecipato a dei comizi dei gilet gialli tedeschi. Ha segnalato l’emersione di frange sempre più estremiste, che gridano slogan contro l’immigrazione e parlano di una strategia per la rivoluzione.
Una road map per abbattere il sistema
Quanto denunciato da Wienand non è passato inosservato all’attivista Frank Stollberg. Quest’ultimo ha approfondito le ricerche in riguardo, allargandole anche ai vari siti online che stanno comparendo.
La maggioranza dei portali da lui visitati vedono il rincaro del carburante o il blocco della circolazione come temi secondari. Le discussioni più appassionate ed accese si hanno sul Global Compact e la politica fiscale. Descrivono la maggioranza dei tedeschi come arrabbiati, pronti a seguire la road map tracciata verso l’abbattimento del sistema.
Sparuti gruppi di gilet gialli sono stati avvistati in varie città tedesche. Ad esempio a Monaco di Baviera, Norimberga e anche davanti allo storico Check Point Charlie di Berlino.
Il movimento dei gilet gialli in Germania è diverso, come se l’intento iniziale fosse degenerato. L’estrema destra tedesca ha importato il format, piegandolo però all’ideologia razzista e anti-governativa. La palla passa ora alla Cancelliera, che si ritrova un’ennesima patata bollente fra le mani.
Stefano Mincione