Passi da gigante nella comprensione di GID, il fenomeno per cui meno ferro si ha nel sangue in gravidanza più alta è la probabilità di dare alla luce bambini con disabilità cognitive. Grazie al Rochester Medical Center ora sappiamo quando e dove intervenire.
Autismo e sindrome da deficit dell’attenzione sono solo alcune delle disabilità cognitive a cui un bambino va incontro. Patologie che numerosi studi collegano ad una carenza di ferro nel sangue delle gestanti durante il periodo di gravidanza. In breve, più bassi sono i tassi di ferro nel sangue più alta è la probabilità di dare alla luce bambini dallo sviluppo neurologico compromesso. Una relazione definita GID.
GID esiste, numerosi studi l’attestano, ma come funziona esattamente? Com’è possibile che la carenza di ferro impedisca il corretto sviluppo cognitivo del feto?
Una domanda senza risposta.
Fino a ieri.
Il fenomeno
6 Marzo 2023. È il laboratorio di Margot Meyer-Proschel, docente di Biomedical Genetics and Neuroscience presso l’University of Rochester Medical Center a muovere un passo avanti verso la soluzione del problema con una serie di osservazioni e studi pubblicati su Development.
Non è la prima volta che il laboratorio si occupa di indagare il fenomeno GID. Anni fa, proprio qui venne osservata una anomalia nel comportamento di quegli animali nati da gestanti con carenza di ferro. I cuccioli tendevano a reagire in modo anomalo agli stimoli cerebrali forniti dai ricercatori e nessun supplemento di ferro sembrava migliorare la situazione. Il problema doveva dunque essersi sviluppato e consolidato ben prima della nascita, quando le cellule cerebrali erano ancora in formazione. In effetti, le cellule cerebrali si formano molto prima che il cervello assuma la sua forma definitiva.
GID, molto probabilmente, aveva un’origine cellulare. E la conferma è finalmente arrivata.
La ricerca
Il Rochester Medical Center ha effettivamente rinvenuto una origine cellulare per GID, la stretta correlazione osservata e attestata tra bassi livelli di ferro nel sangue e probabilità di dare alla luce feti dallo sviluppo neurologico compromesso. In particolare, la carenza di ferro andrebbe a danneggiare un gruppo ben preciso di cellule cerebrali gli interneuroni, progenitori dei neuroni, che si formano quando il feto è ancora allo stadio embrionale.
“Siamo molto eccitati da questa scoperta”
ha dichiarato Mayer-Proschel, che nel 2018 ha ricevuto un investimento da $2 milioni proprio per questo progetto.
“Ora sappiamo che le disabilità cognitive insorgono in un momento preciso della gravidanza, quando il feto è ancora allo stadio embrionale. Comprendere dove e quando la carenza di ferro andrà ad influenzare lo sviluppo delle cellule cerebrali del nascituro ci aiuterà a elaborare strategie di cura adeguate”.
Ma come funziona esattamente?
GID: come la carenza di ferro compromette lo sviluppo cognitivo
Michael Rudy e Garrick Salois, co-autori dello studio e studenti di Mayer-Proschel, hanno osservato il cervello di giovani animali nati da gestanti affette da carenza di ferro. Tutti presentavano disabilità cognitive. È stato osservato che in ciascun caso erano gli interneuroni ad essere danneggiati. Responsabili di bilanciare l’eccitazione e l’inibizione rispetto agli stimoli esterni, questi interneuroni reagivano in modo anomalo agli stimoli somministrati dai ricercatori, producendo comportamenti inadeguati negli animali.
Ora, gli interneuroni si formano in un’area precisa del cervello, la Medial Ganglionic Eminence (MGE) e diversi fattori ne influenzano la formazione. La carenza di ferro è uno di questi. Essa causa un “indebolimento” degli interneuroni depotenziandoli.
Un passo avanti
Pur essendo stati condotti sugli animali, gli studi contribuiscono notevolmente al progresso medico sul campo dei ritardi dello sviluppo neurologico.
“Sappiamo dove si formano gli interneuroni negli umani e sappiamo anche quando. Entro i primi tre mesi dall’inizio della gravidanza, quando una donna non sa ancora di essere incinta”.
Avendo identificato i target del fenomeno GID i ricercatori stanno ora lavorando su alcuni modelli cerebrali umani per sviluppare nuove, efficaci terapie. Sperimenteranno cure alternative al semplice supplemento di ferro, rivelatosi inutile, lavorando su ammassi di cellule plasmate in laboratorio così da riprodurre la specifica area cerebrale (MGE).
“Conoscere il funzionamento di GID, sapere dove e quando essa ha maggiore probabilità di minare lo sviluppo delle cellule cerebrali, ci permetterà di sviluppare cure e terapie efficaci ad un problema serio. Non dimentichiamo infatti che la carenza di ferro è uno dei deficit nutrizionali maggiormente riscontrabili nelle donne. La connessione con l’insorgenza di disabilità cognitive è preoccupante e va risolta”.