La prima edizione di Gibellina PhotoRoad – festival internazionale di fotografia open air è finanziata dalla Presidenza del Consiglio, dipartimento della Gioventù e del servizio civile nazionale e promossa dalla Fondazione Orestiadi di Gibellina, oltre che dalla Galleria X3 di Palermo
Trema la terra, generando quel senso di impotenza che fa tremare il cuore. E in certi posti, più di altri, le tristi immagini del terremoto che ha devastato il Centro Italia fanno tremare il cuore ancor di più. Sono un’eco amara e profonda, che ogni abitante di Gibellina non può ignorare.
Era il 1968 quando un violento terremoto di magnitudo 6.1 colpì l’intera Valle del Belice. Dopo la prima scossa, che danneggiò Gibellina, Salaparuta, Montevago e Poggioreale, ne seguirono tante altre. La terra tremava a Trapani, Agrigento, Palermo. Persino a Pantelleria. Il senso di impotenza dell’uomo si manifesta completamente dinanzi alla terra che risucchia strade e vite, come fossero poi la stessa cosa. Oggi come ieri, lo stesso senso di impotenza, che si acuisce nel guardare ad Amatrice come a Gibellina lungo due tracciati paralleli.
A Gibellina, le ultime 250 baracche consegnate agli sfollati del terremoto sono state smontate appena dieci anni fa, quasi quarant’anni dopo. La lentezza è forse il tratto caratterizzante di un Paese che vuole fare, dopotutto. Piano, ma alla meta ci arriva. Ed è tra le pieghe di queste amare constatazioni che si insinua la bellezza di Gibellina Photoroad, la prima edizione del Festival Internazionale di fotografia Open Air, ideato e diretto da Arianna Catania. Nella tragicità di questi giorni è ancora più bella, perché si erge a speranza di rinascita, barlume di ottimismo necessario come l’acqua per chi ha sete.
Niente di frivolo, Gibellina Photoroad è il seme dell’arte piantato nel fertile terreno della memoria che non può e non vuole dimenticare. Il caos, il disordine che solo un evento sismico può ingenerare acquisisce valenza artistica nelle strade di una cittadina – finalmente! – ricostruita, interamente percorse da trenta mostre di autori affermati e talenti emergenti, arricchite da laboratori, dibattiti e incontri. Il disordine è la chiave di tutto: in esso pars destruens e pars construens si incontrano, ciascuna con la propria ragion d’essere, dando vita a qualcosa di inedito che si staglia sulle macerie.
Così come la città stessa, dopo il violento sisma che l’ha completamente distrutta, è rinata sotto il vessillo dell’arte di Arnaldo Pomodoro, Renato Guttuso, Alberto Burri e Pietro Consagra; le nuove connessioni tra cuore urbano e “disordini creativi” producono un’infinità di installazioni site specific che amplificano il messaggio positivo della rinascita. Forse è questo il motivo per cui la punta di diamante del Festival è 1968-2016 – Gibellina nello sguardo dei grandi fotografi, ospitata al Baglio Di Stefano.
Una collettiva con immagini di Letizia Battaglia, Enzo Brai, Giovanni Chiaramonte, Vittorugo Contino, Guido Guidi, Arno Hammacher, Andrea Jemolo, Mimmo Jodice, Melo Minnella, Sandro Scalia, Silvio Wolf, Olivo Barbieri. E a proposito di quest’ultimo, la sua ricerca sui terremoti – Italian quakes and other diseases -contribuirà fino a fine agosto a meglio comprendere questo disordine che in Italia fa tremare il cuore da tempo immemore.
Alessandra Maria