Non è la pandemia una delle principali cause di morte dei giapponesi, ma il suicidio. Aumentano i suicidi in Giappone, in un solo mese, i numeri hanno superato i decessi per Covid dall’inizio della pandemia.
Aumentano i suicidi in Giappone, secondo la Cnn Tokyo. Solamente a ottobre il numero ha addirittura superato tutti i decessi per il coronavirus: circa 2.153, contro i 2.050 uccisi dal Covid. In Giappone, il suicidio ha delle forti radici storiche e componenti culturali. Basti semplicemente pensare al rito del seppuku. Una forma di suicidio cerimoniale effettuata dai guerrieri sconfitti già intorno all’anno mille. Negli ultimi anni il trend sembrava esser calato. Per la prima volta da circa quarant’anni era arrivato a una cifra sotto i 20.000. Infatti, il 1981, infatti, era stato l’ultimo anno con un cifra altrettanto bassa (20.454). Teniamo presente che stiamo parlando della nazione di Aokigahara, il bosco famoso nel quale le persone che vogliono togliersi la vita vanno a morire.
I numeri dei suicidi in Giappone dell’ultimo mese
Il mese scorso i numeri sono tornati a salire, come non succedeva dal 2015. A ottobre 2020 i suicidi di donne sono aumentati dell’83% rispetto a ottobre 2019. Statistiche in crescita anche per gli uomini, con il 22% in più di individui di sesso maschile che si sono tolti la vita. Secondo la Cnn, la differenza tra donne e uomini sarebbe connessa alla maggiore precarietà del lavoro femminile. Quelli ad essere maggiormente in pericolo sono però i giovani. Il Giappone è l’unico paese del G7 nel quale il suicidio è la principale causa di morte per i giovani di età compresa fra i 15 e i 39 anni. I suicidi tra gli under 20 erano, infatti, un’emergenza già prima della pandemia, secondo il ministero della Salute nipponico.
Aumentano i suicidi in Giappone, perché?
Il Giappone ha lottato a lungo con uno dei tassi di suicidio più alti al mondo, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità. Nel 2016, aveva un tasso di mortalità per suicidio del 18,5 su 100mila persone, secondo solamente alla Corea del Sud nella regione del Pacifico occidentale e quasi il triplo della media annuale globale (tasso del 10,6 su 100mila persone). Anche se, le ragioni dell’alto tasso di suicidi in Giappone sono complicate, gli estenuanti orari di lavoro, la pressione scolastica, l’isolamento sociale e lo stigma culturale attorno ai problemi di salute mentale sono stati tutti annoverati come fattori che certamente contribuiscono.
La testimonianza di una giovane giapponese
Un reportage dell’emittente Usa Cnn da Tokyo, ha messo in luce il racconto di Eriko Kobayashi. Una donna di 43 anni che da quando ne aveva 22 ha provato a suicidarsi per ben quattro volte. L’ultima per paura di cadere in povertà a causa delle ripercussioni della pandemia sulla sua vita lavorativa.
La prima volta, lavorava a tempo pieno nel campo dell’editoria, non retribuita abbastanza per pagare l’affitto e le bollette della spesa. “Ero davvero povera”, ha detto Kobayashi, che ha passato tre giorni in stato di incoscienza in ospedale a seguito dell’incidente. Kobayashi ha scritto numerosi libri sui suoi problemi di salute mentale e ha un lavoro fisso in una ong. Il coronavirus però, sta riportando lo stress che subiva all’epoca. “Il mio stipendio è stato tagliato e non riesco a vedere la luce alla fine del tunnel”, ha affermato. “Sento costantemente un senso di angoscia perché potrei ricadere nella povertà”.
Gli esperti hanno segnalato come la pandemia potrebbe produrre crisi di salute mentale. La disoccupazione di massa, l’isolamento sociale e l’ansia stanno mettendo a dura prova le persone a livello globale.
Un problema solo del Giappone?
“Non abbiamo nemmeno avuto un lockdown, e l’impatto di Covid è minimo rispetto ad altri Paesi ma vediamo ancora questo grande aumento del numero di suicidi”, ha riferito alla Cnn Michiko Ueda, professore associato presso la Waseda University di Tokyo, e un esperto di suicidi. “Ciò suggerisce che anche altri Paesi potrebbero vedere un aumento simile o addirittura maggiore del numero di suicidi nel prossimo futuro”.
Il Giappone, evidenzia la Cnn, è uno dei pochi Paesi che divulgano rapidamente i dati sui suicidi. Questi potrebbero servire a studiare quale sia stato l’impatto della pandemia sulla salute mentale della popolazione e quali misure si possano adottare per contrastarla, aiutando inoltre l’individuazione delle categorie più vulnerabili.
Più colpite le donne
Ci sono molte potenziali ragioni per questo. Le donne rappresentano una percentuale maggiore di lavoratori part-time nei settori alberghiero, della ristorazione e del commercio al dettaglio, dove i licenziamenti sono stati profondi. Kobayashi ha detto che molti dei suoi amici sono stati licenziati. “Il Giappone ha ignorato le donne”, ha riferito. “Questa è una società in cui le persone più deboli vengono tagliate fuori per prime quando accade qualcosa di brutto”. Secondo uno studio globale condotto su oltre 10mila persone dall’organizzazione umanitaria internazionale senza scopo di lucro Care, il 27% delle donne ha riportato un aumento dei problemi di salute mentale durante la pandemia, rispetto al 10% degli uomini.
Francesca Danila Toscano