Giansandro Barzaghi è stato Professore di Diritto internazionale per quarant’anni e Assessore all’Istruzione della Provincia di Milano. Nel 2009 ha fondato l’associazione Nonunodimeno che si occupa della dispersione scolastica e di insegnare l’italiano agli stranieri. Ha da poco lanciato un Appello per Accademie della Pace nelle scuole e nelle università contro la militarizzazione in atto voluta dal governo.
In una giornata di sole milanese che rende la città brillantina, Giansandro Barzaghi mi accoglie alla Pagoda Teresa Sarti in Piazza Gramsci a Milano. È la sede di Nonunodimeno, ma anche di Emergency: non condividono solo lo spazio, ma anche il desiderio di pace. Quando entro è seduto al banco insieme a una studentessa giapponese, due brasiliane e un cileno, mentre due insegnanti volontari fanno lezione. Nel suo sorriso allegro rintraccio subito quello spirito eternamente giovane di chi non si arrende mai. Vuole che anch’io gli racconti di me, cerca costantemente il dialogo, vuole conoscere il mio punto di vista. Chiedo a Giansandro Barzaghi di raccontarmi della nascita di Nonunodimeno.
Nonunodimeno è nato nel 2009, come continuazione della mia esperienza come assessore all’istruzione della Provincia di Milano. Quando ero assessore costruimmo la Casa della Pace che la giunta successiva poi smantellò per farci un comando della Polizia. Siamo un centinaio di volontari. Il nostro obiettivo è combattere la dispersione scolastica che è in continuo aumento nelle superiori. Presso la Pagoda di Piazza Gramsci a Milano teniamo lezione gratuite di italiano per stranieri.
Qual è il vostro metodo?
Adottiamo una metodologia molto differente dalla concorrenzialità meritocratica. Oggi la scuola sembra costruita per spingere al carrierismo e all’individualismo. Noi educhiamo alla cooperazione e alla solidarietà. Interveniamo soprattutto nelle superiori e nelle medie. Ci piace parlare di RIMOTIVAZIONE degli studenti. Siamo a sostegno della scuola pubblica. Incontriamo il collegio docenti e cerchiamo di lavorare all’unisono per seguire gratuitamente i giovani che hanno difficoltà nell’apprendimento. Nel 2022 abbiamo vinto il premio Panettone d’oro di Milano alla Virtù Civica.
Come stanno i giovani oggi?
I ragazzi hanno sofferto enormemente. Prima il Covid, poi la guerra. Presidi e insegnanti non hanno mai visto tante situazioni di crisi d’ansia, anoressia, autolesionismo. I giovani stanno attraversando una crisi esistenziale. Non c’è solo il problema della povertà educativa, ma anche di crisi esistenziale. Non vedono speranze per il futuro. Crescere dei giovani senza speranza è un ossimoro. È come dire vivere senza aria.
Anche le difficoltà tra genitori e figli sono in aumento, tante situazioni dove il dialogo sembra apparentemente impossibile. Per non parlare dei genitori che si fanno difensori dei figli contro gli insegnanti nel momento in cui osano criticarli. Non c’è rispetto. Un clima così non permette agli insegnanti di lavorare, né agli studenti di crescere bene.
Chiedo a Giansandro Barzaghi cosa può fare la scuola
Ti racconto una mia esperienza. C’era un bullo che veniva rifiutato da tutte la scuole, era il leader negativo. Mi chiesero di seguirlo, cercai di capire chi era, dandogli fiducia. Con la fiducia è fiorito. È diventato un leader positivo, cambiò. Mi scrisse una lettera in cui parlava dell’amore per l’umanità.
Anche l’insegnante deve avere motivazioni forti per fare quello che fa. E comprendere la reciprocità della relazione tra maestro e discepolo. Come dice Paulo Freire nella Pedagogia degli oppressi “nessuno impara da solo e tutti imparano insieme”.
Dove sta sbagliando la scuola?
Come dice l’ex Presidente del Cidi Beppe Bagni la scuola si occupa solo di quello che avviene sopra il banco, invece si dovrebbe occupare di quello che accade sotto il banco. Questo distacco tra quello che propone la scuola e la realtà di questi ragazzi è evidente. Per riuscire a recuperare devono riappassionarsi al sapere, alla scoperta della cosa nuova, al collegamento con la realtà, con il mondo. Noi vorremmo ricollegare questi due aspetti.
Come un vero educatore, a Giansandro Barzaghi piace parlare per esempi e racconti, in modo che al suo interlocutore non arrivi un concetto preconfezionato, ma che lo possa sviluppare attraverso la sua concezione
In un istituto qui a Milano, uno dei nostri volontari si è ritrovato con una trentina di giovani che non mostrava alcun interesse alle lezioni. Il docente ha deciso di avvalersi della sala computer per insegnare loro un uso corretto e consapevole dei social. Quell’aula sempre vuota si è riempita di studenti coinvolti e appassionati.
Chiedo a Giansandro Barzaghi di raccontarmi come è nato l’Appello per le Accademie di Pace nelle scuole e nelle università e chi sono i suoi maestri
Educare alla pace è sempre stata una missione di Nonunodimeno. La nostra prima azione come associazione fu andare in pellegrinaggio laico sulla tomba di Don Milani. L’impostazione delle nostre scuole popolari deriva dalla scuola di Barbiana. In “Lettera a una professoressa” Don Milani scrive:
Una scuola che cura i sani e respinge i malati non è scuola.
Anche Maria Montessori si impegnò costantemente per la pace. È sua la frase : l‘educazione è l’arma della pace. È molto importante oggi riscoprire il suo messaggio pacifista.
Ma c’è stato un momento preciso in cui ho capito che dovevo fare qualcosa di più. È stato quando ho letto sul sito dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università che ad alcune classi era stato fatto fare l’alzabandiera.
La situazione descritta dall’Osservatorio è sempre più preoccupante. Stanno fiorendo protocolli e accordi quadro tra le regioni o le singole scuole e le forze militari. Giansandro Barzaghi parla di cultura bellicista
Devi sapere che quando venni chiamato per la leva militare a Casale Monferrato un ragazzo si era suicidato per l’eccessiva pressione che riceveva dai suoi superiori. Io riuscii sempre a farla franca e ad evitare di fare l’alzabandiera, a volte mi nascondevo. Ero cresciuto studiando la Costituzione. Uno dei suoi padri fondatori, Concetto Marchesi in un intervento disse “Il presidio di una nazione non è l’esercito, ma è la scuola”. La scuola non deve insegnare l’obbedienza cieca, ma dare forma e idea di cosa può significare la cultura.
Poco dopo lo scoppio della guerra in Ucraina vennero qui alla Pagoda quindici stranieri a studiare l’italiano. Di loro quattordici erano ucraini e ci raccontarono la loro dura esperienza. Solo una persona non aveva parlato e quando le chiedemmo da dove veniva ci disse che era russa. Il corso proseguì felicemente. La cultura è capace di affratellare.
Ma c’è un’immagine che Giansandro Barzaghi definisce traumatizzante
Quando sul sito dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ho visto l’immagine di una bambina delle elementari che prende in mano l’arma di un militare ho capito che la situazione è molto grave. La scuola non può insegnare il bellicismo. Ho chiamato il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo che è stato il primo firmatario dell’appello e che nel comunicato stampa per la celebrazione di uno “straordinario” 25 aprile chiede un cessate il fuoco immediato ovunque.
Come diceva Gino Strada vogliono far apparire la guerra come unica strada possibile, come se fosse inevitabile. Vogliono introdurre una cultura di guerra, cultura come la intende la sociologia, ovvero un comportamento appreso che poi diventa condiviso.
Chiedo a Giansandro Barzaghi cosa direbbe al Ministro Valditara se avesse la possibilità di un colloquio con lui e non mi sorprende che me ne parli come se fosse uno dei suoi studenti
Gli direi di studiare e approfondire la Costituzione, di ascoltare i duecento docenti che gli hanno scritto a seguito dell’invito alle scuole a visitare la base dell’aeronautica militare di Ghedi, di ascoltare i collettivi studenteschi. Di non chiudersi, ma dialogare con i suoi cittadini. Manganellate e sospensioni non serviranno ad altro che gettare benzina sul fuoco, che dialoghi con i comitati studenteschi e studi la costituzione, che approfondisca.
Quando chiedo a Giansandro Barzaghi di raccontarmi del suo Appello per Accademie di Pace nelle Scuole e nelle università i suoi occhi si illuminano di speranza
Sto lavorando con i presidi delle scuole che hanno sottoscritto l’Appello per le Accademie di Pace. Vogliamo creare un percorso con lezioni di gestione dei conflitti personali e di gruppo con psicologi e pedagoghi. Importantissimo anche introdurre lezioni di diritto internazionale per dare luce e sostenere gli organismi internazionali come l’Onu. Mostre fotografiche fatte con i ragazzi, ricostruzioni storiche, piece teatrali come “L’opera da tre soldi” di Brecht che possano spiegare che cosa è la guerra. Il 6 maggio faremo un’assemblea in cui sono invitate tutte le associazioni e i comitati studenteschi per delineare il progetto insieme.
Cosa è importante fare adesso?
Io vorrei coinvolgere tutte le associazioni pacifiste. Non ci dormo la notte per la guerra. Sono sempre alla ricerca, sono sempre stato così, cerco di capire cosa facciamo in questo mondo.
Se in questo momento in cui la guerra si sta propagando a una velocità spaventosa non mettiamo insieme le forze siamo proprio degli irresponsabili.
Abbiamo la possibilità di costruire un grande movimento pacifista, uniamoci!
È ora di pranzo e ci siamo intrattenuti a lungo, ma Giansandro Barzaghi decide di accompagnarmi alla fermata del tram. Mentre camminiamo per le vie di Milano mi indica una chiesa
Da quella chiesa fui cacciato. Avevo vent’anni. Fui cacciato dal parroco di quella chiesa perché raccoglievamo della carta per le popolazioni del Ciad e avevo coinvolto dei ragazzi che non erano battezzati. Lui non li voleva e ci cacciò dall’oratorio. Venne trent’anni dopo a casa mia. C’era solo mia moglie e lui si scusò con lei. Le disse che era stato l’errore più grande della sua vita e pochi giorni dopo morì. Tu pensa, ha capito che era stato l’errore più grande della sua vita.