Il 2020 è l’anno del centenario della nascita di Gianni Rodari, poeta, scrittore, giornalista, insegnate e pedagogista. Il suo lascito è incalcolabile, fatto di opere indimenticabili e con un grande messaggio: la fantasia è fonte di vita e ci rende liberi.
La vita
Rodari nasce ad Omegna nel 1920 e vive nella cittadina del Cusio fino al 1929, anno in cui il padre Giuseppe, fornaio, muore per broncopolmonite. Si trasferisce insieme al resto della famiglia a Gavirate, in provincia di Varese, dove porta avanti i suoi studi. Dopo il diploma conseguito al liceo magistrale nel 1937, frequenta per pochi anni la facoltà di Lingue all’Università Cattolica di Milano, volgendo i suoi interessi verso l’insegnamento e vincendo il concorso per maestro nel 1941.
Appassionato di politica, dopo una breve parentesi fascista, si avvicina al partito comunista e partecipa alle lotte della Resistenza. Subito dopo la guerra inizia la sua carriera da giornalista, collaborando con numerose testate. Negli anni ’50 inizia a dedicarsi alla scrittura per l’infanzia: scrive racconti, favole brevi e lavora come autore televisivo di programmi rivolti ai più piccoli. Stringe una forte collaborazione con Giulio Einaudi Editore e con Editori Riuniti. Nel 1970 si aggiudica il premio Hans Christian Andersen, considerato, nell’ambiente accademico, il piccolo premio Nobel della narrativa per l’infanzia. Nel 1973 viene pubblicata da Einaudi la sua opera più celebre, Grammatica della Fantasia, una sorta di manifesto teorico in cui si cerca di approfondire il tema della fantasia. Muore nel 1980 per collasso cardiaco, lasciando un grande vuoto nel mondo della cultura e in particolare in quello dell’infanzia.
Temi principali delle sue opere
Una delle sue più grandi conquiste e che lo ha reso celebre in tutto il mondo è la capacità di parlare con i bambini e di comprenderne le esigenze. Rodari grazie alla sua sensibilità intuisce che nella semplicità e ingenuità dei più piccoli si nasconde un grande sapere e le verità del mondo. I piccoli uomini diventano, così, i veri protagonisti dei suoi testi, nei quali vengono sempre descritti liberi e lontani dai vecchi dettami del passato. Al contrario, spesso, lo scrittore oppone loro il mondo degli adulti che considera beffardo, ironico e pungente, dimentico della fantasia e della creatività. Una caratteristica che viene commentata e apprezzata dai maggiori critici del Novecento, così scrive Asor Rosa in Le provocazioni della Fantasia:
È come se il mondo dei bambini fosse un’allegoria del mondo dei grandi, e al tempo stesso una sua profonda demitizzazione e deretoricizzazione: come se, insomma, osservando e rappresentando il mondo fantastico dei bambini, attraverso l’affabulazione liberatrice della favola, il mondo dei grandi ne risultasse al tempo stesso svelato e demitizzato: verso una verità, che l’ingenuità e la fantasia dei piccoli, collegate la loro naturale buonsenso, ci fanno vedere più limpidamente di quanto non possano fare le parole degli scienziati, degli intellettuali e dei politici.
In questo modo, Rodari nelle sue opere non idealizza i protagonisti fanciulli, ma li rende totalmente reali, tali che ciascun bambino possa immedesimarvisi e trovare empaticamente un suo simile. Ad aiutare il pedagogista in questo intento è anche il modus scrivendi che ha una presa diretta sui bambini, le parole scritte sono semplici e facilmente capibili a attraverso queste i messaggi inviati sono importanti: di tolleranza, di integrazione, di pacifismo, di solidarietà e ambientalismo.
Molte di queste tematiche si trovano nelle sue opere più conosciute come: le Favole al telefono o Le Novelle fatte a macchina, ma anche la canzone manifesto pre-ecologista, Ci vuole un fiore, cantata da Sergio Endrigo, rivolte a un pubblico infantile che apprezza la genuinità delle parole.
Altro fattore importante da sottolineare è il ruolo della Fantasia all’interno della sua teoria letteraria che secondo Rodari nella quotidianità non ha un ruolo marginale, ma è un fattore rilevante per comprendere la realtà di tutti i giorni. All’interno del suo testo, Scuola di Fantasia, l’educatore scrive:
La fantasia non è in opposizione alla realtà, è uno strumento per conoscere la realtà, è uno strumento da dominare. L’immaginazione serve per fare ipotesi e di fare ipotesi ha bisogno anche lo scienziato, ha bisogno anche il matematico che fa dimostrazioni per assurdo. La fantasia serve per esplorare la realtà, per esempio per esplorare il linguaggio, per esplorare tutte le sue possibilità, per vedere cosa viene fuori quando si fanno scontrare le parole.
Quindi la Fantasia diventa metodo di conoscenza e strumento di analisi perché permette a chi l’utilizza di evadere e di rifugiarsi in un mondo che ritiene migliore ma anche di comprendere ciò che lo circonda. Fantasticare serve per tenere allenata la mente e anche per rimanere giovani.
Per concludere, un uomo di tale valenza e spessore è giusto ricordarlo per le sue parole e i suoi scritti perché Rodari, come la maggior parte degli intellettuali del Novecento, ha segnato la sua generazione ma anche quelle future e perciò merita di essere celebrato.
Laura D’Arpa