Giampaolo Pansa è morto: un grandissimo cronista, un grande intervistatore.
Raccontò come nessun altro la Balena Bianca, così ribattezzò la Democrazia Cristiana. Poi, con ostinazione che sconfinava quasi in paranoia, indagò la storia d’Italia più controversa, quella della guerra civile vista dalla parte dei vinti e si attirò gli strali della sinistra.
Per anni abbiamo condiviso le feste di fine anno a Courmayeur, col cenone da Leo Garin ad Entrèves e poi dopo i brindisi e i fuochi artificiali…la perdita del figlio Alessandro lo ha annichilito, e forse dopo aver chiuso i rapporti con Panorama – secondo lui troppo in ginocchio nei confronti del Ducetto legaiolo – si è chiuso ancor più in se stesso, e l’esser tornato al Corriere della Sera gli deve essere parso come la chiusura di un lungo formidabile cerchio, cominciato alla Stampa, proseguito in via Solferino e poi a Repubblica.
Confesso che ho tutti i suoi libri, qualcuno l’ho trovato storicamente pretestuoso, sbilanciato. Ma nel loro complesso, interessanti e mai banali. Scritti in modo magnifico. Confesso pure che ho tutti i libri di Giorgio Bocca, forse più profondo e più “storico” di lui, suo grande rivale. I loro duelli professionali sono stati i momenti più intensi e proficui del dopoguerra giornalistico, non me ne abbiano i fans di Montanelli, i tifosi della Fallaci, gli “scalfarini”, i figli di Brera e i loro pallidi emuli di questi tempi mediocri (provate a togliere le firme agli articoli e vi accorgerete che di ben pochi sapreste attribuire la paternità).
Che la terra ti sia lieve, “Piedone” (il nomignolo che noi più giovani colleghi avevamo dato a Pansa), per il suo passo irruente e il suo non essere quel che si dice un diplomatico. Più uno sciabolatore che un fiorettista. Più un pragmatico che un sofista. Dovevate ascoltare e soprattutto vedere i duetti con Eugenio Scalfari, le discussioni, le battute, gli sguardi: la riunione di redazione (quella per impostare il giornale dell’indomani) per Eugenio era una messa cantata, per Giampaolo una resa dei conti (le critiche sugli articoli del numero in edicola). Per qualche tempo la strana coppia funzionò in modo superbo (nel gioco entravano i mugugni di Bocca…).
Leonardo Coen