Gestione sanitaria in Lombardia: una lucida follia

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Lucidità, La lucidità è forse una delle qualità più importanti che un politico dovrebbe avere, corrisponde all’osservazione e alla perfetta comprensione di sé e delle cose che influenzano le nostre azioni mentali e decisionali. Questa breve riflessione ci porta a sottolineare l’importanza – nel processo di analisi e interpretazione – della conoscenza. La conoscenza viene spesso data per scontata tra i fattori che caratterizzano la carriera politica di ogni carica istituzionale, ma la realtà è che la conoscenza è infinita per chiunque, e per chiunque, alcune volte appare addirittura inavvicinabile, ma nessuno ci proibisce di avventurarci nel tentativo di approcciarsi ad essa con lo scopo finale di farla nostra.

Ognuno di noi dovrebbe essere ulteriormente motivato alla ricerca della conoscenza quando si considera che la stessa è direttamente rapportata alla nostra crescita e agli esiti che derivano dalle nostre responsabilità. È proporzionale all’ampiezza di consapevolezza e alla capacità di interpretare obiettivamente l’evoluzione dei fenomeni che ci circondano. Mi preme sottolineare ancora una volta, come ciò coinvolga tutti: padri, madri, calciatori, figli, medici, sacerdoti, pensionati e politici. Tutti.

Un ulteriore precisazione va fatta sul susseguirsi di nozioni teoriche appena proposte, che non vogliono fare di me un annoiato accademico pronto a redarguire ognuno di voi come studenti in fase d’esame. Quello che mi prefiggo di fare, invece, è continuare a mantenere il mio ruolo di narratore, invitandovi a sfruttare a pieno i lunghi momenti di riflessione che questo funesto periodo mette a nostra disposizione.

Le prime cinquecento parole di questo articolo hanno fornito una linea concettuale da seguire e sostenere. A questo punto, serve stabilire una materia d’esame per la nostra lucida analisi, e se parliamo di lucidità, conoscenza, obiettività e responsabilità, c’è un argomento che più di tutti emerge nel funambolo di opinioni che fluttuano vorticosamente nella mia mente: la gestione sanitaria della Regione Lombardia targata Attilio Fontana.

Preferisco chiarire fin da subito il mio punto di vista attraverso una considerazione: se valutare l’operato di Fontana corrisponde a “sparare sulla Croce Rossa”, affidare il sistema sanitario all’attuale giunta regionale lombarda è come “affidare le pecore al lupo”.

Partiamo dalla fine. È di poche ore fa la notizia che la giunta Fontana sta spendendo diverse migliaia di euro per ostentare su giornali di dubbio valore etico e morale, una lodevole gestione dell’attuale emergenza, vantando oltre 28.000 vite salvate in Lombardia”, per merito – dicono sugli stessi giornali – della “sanità privata lombarda, assieme a quella pubblica.”

Qualcosa non torna, e il “lupo” di cui abbiamo letto prima, oltre che di responsabilità, obiettività e conoscenza, pecca anche di tempismo, perché tutto questo emerge durante lo stesso giorno in cui viene fatto conoscere un dato mostruoso: il numero di morti in Lombardia corrisponde al 9% del totale. Non dell’Italia. Ma del mondo. Del mondo.

Tutto questo scempio prende vita davanti a 11.000 morti, 11.000 famiglie e migliaia di medici che da settimane sono in trincea in balia di scelte gestionali irresponsabili e della confusione mentale di chi queste scelte le compie. Ma poco importa, Tempo e risorse per farsi pubblicità su giornali disposti a prostituirsi in cambio di contributi economici non mancano mai.

Passiamo all’ospedale più famoso d’Italia, e purtroppo, non per il numero di vite salvate: l’ospedale alla Fiera di Milano.

L’ospedale è stato presentato come il fiore all’occhiello della sanità italiana, un’eccellenza italiana in grado di ospitare il reparto di rianimazione più grande di tutto il Paese. Numeri eccezionali: 600 pazienti e 1.000 assunzioni tra medici, infermieri e operatori sanitari. Ma purtroppo, i dati appena riportati non sono quelli attuali. Perché dopo l’ingresso dei primi due pazienti avvenuto lo scorso 6 aprile, il numero totale dei ricoveri si conta sulle dita di una mano, mentre le assunzioni superano di poco le 50 unità.

Numeri che, se si pensa alle parole del consigliere Gallera quando affidò la gestione della struttura all’Unità di crisi della regione per le terapie intensive, diventano ancora più imbarazzanti, “l’ospedale in Fiera sarà a servizio di tutto il paese, e magari al servizio di tutta Europa». Ma in realtà, a meno di emergenze ancora più catastrofiche di quelle attuali, difficilmente il nuovo progetto della Regione permetterà di accogliere pazienti provenienti da altre regioni.

Inoltre, nessuno deve dimenticare che Gallera è sempre la stessa persona che si è dichiarato “contento” perché l’ospedale Covid in zona Fiera “non è servito” dopo un investimento da 21 milioni di euro. Stando agli attuali ammalati ricoverati, si tratta di più di 2 milioni di euro a paziente. Non certo un investimento attento e lungimirante se si pensa che finita l’emergenza, la struttura verrà smantellata senza lasciare traccia, se non il fumo della propaganda leghista.

Gradualmente emergono tutte le pesanti responsabilità che la Regione Lombardia ha avuto nello scoppio di questa pandemia. Responsabilità che in qualsiasi altro paese porterebbero il Fontana o il Gallera di turno a dimettersi prima che un centometrista sia in grado di terminare la sua migliore prestazione. Perché viene difficile pensare a come si possa bellamente dichiarare che si, “la Regione Lombardia poteva creare una zona rossa ad Alzano e Nembro. Esiste una legge” come verificato dallo stesso Giulio Gallera. Quella di una legge per chiudere il più grande focolaio italiano è una scoperta sensazionale, ma a un membro di spicco della giunta regionale si chiede di farla prima dello scoppio dei una delle più grandi emergenza sanitaria del nostro Paese.

Se la Lombardia produce le cifre più preoccupanti nella spettrografia pandemicacome sottolinea Luca Telese sulle pagine di TPI – non può essere un caso. Siamo di fronte a un crollo gestionale incredibile, che deprime il sacrificio fatto da ognuno di noi.

Si dice spesso che il tempo è galantuomo, ma a dirlo è chi di tempo a disposizione ne ha. Oggi, In Italia, e in modo particolare il Lombardia, il tempo è finito e chi doveva dare delle risposte ha fallito.

Il lupo perde il pelo, ma il canide al centro di questa lettura rischia di perdere ben altro oltre al suo mantello: dignità e decenza. È per questo che la sanità lombarda va commissariata subito. Lo evidenziano il continuo ammassarsi di bare, le risorse economiche buttate al vento, le infinite petizioni in circolo e soprattutto loro: medici e infermieri che questo dramma sanitario, economico, sociale e politico lo portano sulle spalle.

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