Gestione dei Cpr: business che scavalca i diritti umani dei migranti

Gestione dei Cpr L'estate nei Cpr

I Cpr, nati nel 1998, sono strutture di permanenza per i cittadini stranieri irregolari.
Con i potenziamenti e le privatizzazioni, le violazioni dei diritti umani si sono accumulate, fino a trasformare i Cpr in vere e proprie carceri punitive

I Cpta (Centri di Permanenza Temporanea e Assistenza) nascono nel 1998, come risposta all’emergenza organizzativa dei cittadini stranieri giunti in Italia senza permesso di soggiorno.
Per i primi dieci anni, la loro gestione è affidata alla Croce Rossa, ma già in quel periodo le ONG denunciano violazioni dei diritti umani.
Dopo una lunga verifica delle condizioni di sicurezza e di vivibilità dei centri, nel 2007, la Commissione parlamentare De Mistura chiede di superare questo sistemaattraverso uno svuotamento graduale del sistema“.

Ma ciò che avviene è il potenziamento dei Cpta – che diventano Cpr (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) – e, come evidenzia la stessa Commissione De Mistura, la loro trasformazione in carceri per per la detenzione e la punizione di innocenti.

Il sistema non risponde alle complesse problematiche del fenomeno, non consente una gestione efficace dell’immigrazione irregolare, comporta costi elevatissimi con risultati non commisurati e disagi alle forze dell’ordine, nonché disagi e frustrazioni alle persone trattenute

Nel 2008, per abbattere i costi, i Cpr pubblici diventano privati, passando per le mani di società, cooperative e persino multinazionali.

Negli ultimi mesi, un’inchiesta di Irpimedia e Cild dal titolo “CprSpa” ha indagato l’evoluzione della gestione dei Cpr, gettando luce nei suoi lati opachi e nascosti.

“Buchi neri” peggiori delle carceri: come si vive nei Cpr?

Nel 2021, la Coalizione Italiana Libertà e diritti civili (Cild) ha stilato un rapporto dal titolo Buchi Neri. La detenzione senza reato nei Cpr.
Ciò che viene presentato è un sistema vessatorio, inumano (e molto oneroso) verso i migranti e richiedenti asilo non provvisti di permesso di soggiorno,
Secondo Salvatore Fachile, avvocato dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi), si tratterebbe persino del più grave affronto alla Costituzione dal dopoguerra.

La detenzione amministrativa rappresenta il più importante strappo alla nostra Costituzione dal dopoguerra.
L’idea, che conosciamo benissimo dal regime fascista e da altri regimi autoritari, per cui una persona può essere privata della libertà personale, il bene più importante dopo la vita, per ragioni di tipo amministrativo e logistiche

Il Cpr, infatti, non funziona come un normale carcere, dove la detenzione può avvenire solo in seguito a un provvedimento dell’autorità giudiziaria. E dove ci sono regole, poteri e azioni ben delineati.
Nei Cpr non ci sono garanzie. Mancano figure che facciano da contrappesi, e non c’è un magistrato dell’esecuzione che monitori i diritti della persona. Il regolamento ministeriale è labile e opaco, e non offre strumenti per far valere i propri diritti, segnalare mancanze o violazioni.
Ma, per Salvatore Fachile, è esattamente questo l’obiettivo.

Le norme labili, le poche garanzie e l’opacità che caratterizza il sistema dei Cpr sono un obiettivo preciso dei vari governi. La possibilità quindi che una parte dello Stato, il potere esecutivo, possa avere ampi margini di manovra, distaccarsi anche impunemente dalle regole che ci sono e avere ridotte possibilità di essere controllato

Negli scorsi anni, diversi Cpr in Italia sono stati oggetto d’indagine per le ripetute denunce di violazioni dei diritti umani e gravi maltrattamenti. E chi ha passato del tempo in carcere li giudica persino molto peggio.

Nel carcere hai una vita dignitosa, per quanto possibile. Sei detenuto, ma comunque hai la tua dignità. Nel Cpr ti tolgono tutto, o almeno ci provano

Gestione dei Cpr: gli scandali della privatizzazione

Essendo le strutture per il rimpatrio molto costose per lo Stato, nel 2008 la gestione dei Cpr è passata nelle mani di cooperative e società private.
Come spiega Fabrizio Coresi, esperto di migrazioni per ActionAid, questo passaggio è pericoloso per i diritti dei migranti ospitati.

Appare evidente che l’affidamento a privati della gestione di centri di detenzione sia concretamente rischioso perché si antepone il profitto al rispetto dei diritti: per loro stessa natura le aziende devono generare utili, e non possono che farlo a detrimento del rispetto della dignità delle persone recluse 

Il privato vincitore dell’appalto si occupa della gestione ordinaria, mentre le Prefetture rimangono responsabili legali e hanno obblighi di vigilanza sulla gestione delle strutture. Vigilanza che, tuttavia, sembra mancare.




Un caso che ha fatto scalpore è quello del Cpr di via Corelli, a Milano, gestito dalla società Martinina srl. Secondo un’inchiesta di Altreconomia, pubblicata lo scorso 15 novembre, la società si sarebbe aggiudicata l’appalto presentando alla Prefettura di Milano firme false, codici fiscali e rappresentanti legali errati, e persino la firma di una persona defunta.
Al Cpr di Milano – oltre a denunce riguardanti ritardi o mancati pagamenti degli stipendi e gravi inottemperanze – secondo un’ex dipendente, la vigilanza sarebbe quasi inesistente.

Anche se arriva un prefetto, un viceprefetto, non entrano mai nei bracci, mai, assolutamente. Entrano soltanto nei corridoi

Ancora una volta, secondo l’avvocato Fachile, ciò conferma il disinteresse dello Stato nei confronti dei diritti delle persone detenuti nei Centri.

Il sistema di Milano va ulteriormente a confermare il meccanismo per cui la Prefettura delega, fa finta di non vedere, non controlla il privato, che si sente autorizzato a violare tutti gli obblighi assunti

Serco e Ors: violenze e abusi dallo UK all’Australia

Serco (Service Company) è una multinazionale britannica, specializzata in cinque settori: difesa, giustizia e immigrazione, trasporti, salute e servizi al cittadino.
La società – guidata dal CEO Rupert Soames, nipote di Winston Churchill – opera in tutti e 5 i continenti, offrendo ai governi svariati servizi dai semafori di Londra, al controllo del traffico aereo di Baghdad.
Secondo il Guardian, si tratta de “la più grande società di cui non avete mai sentito parlare“.

Il suo principale business, ad oggi, è quello della gestione dei Cpr. Dal 2014, ha stipulato oltre 500 contratti in due macroaree: “Europa e Regno Unito” e “Asia e Pacifico”.
Nel 2022, il CEO Soames ha acquisito la multinazionale svizzera Ors, leader nel settore dell’immigrazione in Europa.

L’acquisizione, per Serco, consente di collaborare e supportare i clienti governativi in tutta Europa, che hanno un bisogno continuo e crescente di servizi di assistenza all’immigrazione e ai richiedenti asilo

Ors, tuttavia, non gode di buona fama.
Negli anni precedenti, infatti, è stata al centro di diversi scandali in merito alla gestione dei Cpr e alla violazione dei diritti umani.
Nel 2015, Amnesty International ha denunciato le condizioni inumane in cui i migranti erano costretti a vivere nel Cpr di Traiskirchen, in Austria.
Nel 2016, il governo svizzero ha accusato la società di “non disporre di alimenti per bambini a sufficienza e di attuare punizioni collettive e vessazioni” nei Cpr dello Stato.
Infine, a inizio 2022, Ors ha assunto la gestione del Cpr di Torino. Pochi mesi dopo, a settembre, Serco ha acquisito la società. Nel frattempo, sono scoppiate le rivolte di “No Cpr Torino” contro trattamenti inumani e gravi abusi, che hanno portato alla chiusura del Centro nel marzo 2023.

Il cibo è avariato e contiene psicofarmaci, le celle sono fredde, non c’è acqua calda e le sezioni sono piene di spazzatura. Questo è un luogo pericoloso, qui non picchiano bene. Magari in carcere ti picchiano ma alle gambe. Qui, no. Non arrivano a picchiarti i singoli ma una squadra intera

Agli interrogativi sollevati da Irpimedia sull’acquisizione di Ors, Rupert Soames ha risposto:

Non accettiamo le accuse di “cattiva gestione” dei servizi offerti da Ors.
I casi spesso ripetuti dai media e citati dalle ONG risalgono a molto tempo fa e sono stati smentiti più volte
In un’azienda con più di 2.500 dipendenti, che opera in un settore così delicato come quello dell’immigrazione, di tanto in tanto si commettono degli errori. È importante riconoscerli rapidamente e correggerli immediatamente

Nonostante queste dichiarazioni, stando alle inchieste e alle commissioni parlamentari di UK e Australia (dove Serco gestisce tutti e sette i Cpr), gli errori di “cattiva gestione” non sarebbero stati corretti.

Ne sono esempio il centro inglese Yarl’s Wood, indagato nel 2013 per accuse di abusi e violenze sessuali. Ma anche, sempre in UK, il Brook House, indagato da una commissione parlamentare dopo un’inchiesta della BBC su casi di tortura. Le accuse riguardavano la società che gestiva il Cpr prima di Serco; ma, secondo la commissione, la situazione sarebbe solo peggiorata.

I dati della società mostrano un aumento nell’uso della forza per prevenire l’autolesionismo, emi preoccupa che si permetta l’uso della forza da parte di agenti non formati
Ciò mette inevitabilmente in dubbio il grado di integrazione dei cambiamenti culturali descritti da Serco

In Australia, simili situazioni si sono verificate nel Cpr di Christmas Island. Dopo le denunce di diversi atti di violenza, e dopo numerose proteste, rivolte e scioperi della fame, il centro è stato chiuso dal Comitato ONU per i Diritti Umani.

Gestione dei Cpr in Italia: più centri e l’accordo con l’Albania

Ora, con l’acquisizione di Ors, Serco progetta di “rafforzare la propria attività europea” – soprattutto in Italia, dove i Cpr sono in aumento – “raddoppiandone all’incirca le dimensioni e aumentando la gamma di servizi offerti“.Con il governo Meloni, l’esecutivo ha garantito nuovi investimenti e si è posto l’obiettivo di istituire un centro per regione.

Inoltre, il governo ha siglato un accordo con il Primo ministro albanese, Edi Rama, per creare due strutture per migranti allestite e gestite dall’Italia, ma fuori dal territorio nazionale.
Il rischio di creare Cpr al di fuori dell’UE, secondo le opposizioni, è che venga a mancare la possibilità di controllare lo stato di detenzione delle persone rinchiuse. Con il rischio di creare campi di permanenza privi di standard adeguati di accoglienza e rispetto per la dignità umana.

Giulia Calvani

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