Mentre a Gaza i palestinesi piangono i loro morti, il quartiere di Sheikh Jarrah, nella Gerusalemme Est occupata è “sotto assedio”.
La tensione resta alta a Sheikh Jarrah dopo il cessate il fuoco
Per due settimane le bombe sono cadute sulla striscia di Gaza e i palestinesi sono stati uccisi dai soldati di Israele. Ora, nonostante il cessate il fuoco, e nonostante secondo il primo ministro Netanyahu l’esercito abbia raggiunto “risultati significativi […] alcuni dei quali senza precedenti”, la tensione tra palestinesi e israeliani resta alta. A Gerusalemme continuano infatti le manifestazioni in vista della prossima udienza di sfratto per 4 famiglie di Sheikh Jarrah che rischiano di essere espropriate della terra in cui vivono dagli anni cinquanta. Altre quattro famiglie potrebbero essere espulse entro agosto, per fare posto ai coloni ebrei.
Il quartiere, che si trova a nord di Gerusalemme Est, è da anni al centro di quella che il governo di Tel Aviv descrive come una disputa immobiliare, ma che è, in effetti, solo l’ennesima mossa di “un regime istituzionalizzato di oppressione e dominazione sistematica”. D’altronde la persecuzione dei palestinesi messa in atto da Israele è evidente. È un progrom quello che vivono gli arabi nei territori occupati, una pulizia etnica che mira a eradicare ogni espressione dell’identità e della cultura palestinese.
Sheikh Jarrah “sotto assedio”
Le testimonianze dei residenti raccolte da Al Jazeera raccontano di un vero e proprio assedio, dove sono comuni abusi di potere e forme di punizioni collettive.
Le vie di Sheikh Jarrah puzzano di marcio, un odore putrescente che si attacca alle case, ai vestiti, alla pelle, provoca vomito e irritazione: è il liquido che usano i cannoni ad acqua israeliani per disperdere quanti manifestano contro lo sgombero del quartiere.
La polizia israeliana e le forze paramilitari bloccano gli accessi alla zona. Ai non residenti non è permesso l’ingresso e gli abitanti non lasciano il quartiere per timore di non poter rientrare. Spesso sono costretti a rimanere in casa, minacciati dalla polizia che sosta sugli usci, pronta ad aggredire chiunque non rispetti le limitazioni imposte. Invece i coloni ebrei “sono liberi di muoversi in gruppi armati di 20-25 persone insieme”, ha detto ad Al Jazeera un residente palestinese. Così, mentre la polizia rimuove in maniera ostile i palestinesi che sostano sulla strada, turbe di israeliani fascisti attraversano le vie della città al grido di “morte agli arabi”.
Lo scorso martedì si sono verificati pesanti scontri tra la polizia e i manifestanti, tra i quali, al termine della protesta, si contavano 36 feriti.
La situazione è delicata e resta quindi alta la tensione a Sheikh Jarrah.
Sheikh Farrah: non un caso isolato
Il governo di Israele continua impunemente a violare il diritto internazionale umanitario. Secondo l’OCHA -Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari- dal 2009 a oggi, 7.400 strutture palestinesi sono state distrutte. Oltre 11.000 persone sono state costrette ad abbandonare le loro abitazioni e le loro terre, alcune più di una volta. Solo dall’inizio del 2021, i bulldozer di Netanyahu hanno lasciato 184 palestinesi senza casa.
In questo contesto, Sheikh Jarrah diventa il simbolo della lotta palestinese contro la politica discriminatoria di Israele nei territori occupati. Sheikh Jarrah è il palcoscenico da cui i palestinesi rivendicano di fronte al mondo il loro diritto a vivere liberi.
Camilla Aldini