Georgia, il paese torna in piazza contro la legge sugli agenti stranieri

Georgia, legge sugli agenti stranieri

Alcuni media locali e internazionali l’hanno definita come la “Marcia europea” e il motivo di tale mobilitazione popolare, che va avanti in Georgia da ormai parecchi giorni, è il disegno di legge sugli agenti stranieri, proposto dal partito di maggioranza «Sogno Georgiano», già approvato in prima lettura dal parlamento monocamerale, ma considerata dalle opposizioni di chiara ispirazione filo russa. Tra i manifestanti i riferimenti all’Europa non mancano, le migliaia di persone scese in piazza negli scorsi giorni a Tblisi, capitale del paese, portano con se striscioni e bandiere blu-stellate ed è proprio al UE che guardano e aspirano per il futuro del paese.

Durante le proteste davanti al Parlamento non sono mancati momenti di tensione dovuti al tentativo di alcuni manifestanti di sfondare il cordone di polizia schierato a protezione. Alla sera si sono verificati anche casi di repressione violenta da parte della Polizia la quale non si è fermata nemmeno di fronte all’uso della violenza.

Nello specifico la bozza di legge prevede che le organizzazioni che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero sono tenute a iscriversi in un apposito registro degli «agenti stranieri» e tale proposta di legge è considerata dalle opposizioni fin troppo simile alle leggi repressive adottate in Russia da Putin nel 2012.

La legge approvata a Mosca prevede che le ONG siano costrette a registrarsi al Ministero della giustizia e debbano compilare un rapporto sulle loro attività due volte l’anno. Tale norma, che prevede anche multe fino a 150 mila dollari, nacque con l’obbiettivo ufficiale di combattere più efficacemente fenomeni come la pedofilia e la pornografia su internet, ma negli anni è diventata un ulteriore mezzo del governo per controllare i media e censurare le opposizioni.

La Georgia dal dicembre scorso è paese candidato ufficiale per l’adesione all’Unione Europea e il timore, forse fondato, dei manifestanti e delle opposizioni, è che tale legge possa compromettere questo già difficile percorso. Secondo dati statistici del 2022 raccolti dal National Democratic Institute oltre il 75% della popolazione georgiana è favorevole all’adesione all’UE e oltre il 25%  considera la mancanza di volontà politica del governo come la principale barriera per l’adesione.

Le preoccupazioni riguardo il percorso di adesione europeo potrebbero risultare fondate poiché lo stesso Parlamento Europeo si è espresso a riguardo tramite un comunicato il quale avverte che tale legge «potrebbe mettere a rischio le aspirazioni della Georgia all’adesione all’UE.»


Legge sugli agenti stranieri, il tormentato percorso parlamentare

Il governo georgiano, attualmente presieduto da Irakli Kobakhidze, già lo scorso anno aveva provato a far passare una legge sugli agenti stranieri, ma in quell’occasione le forti proteste, che portarono ad oltre 133 arresti, avevano poi costretto ad abbandonare l’idea ora invece è tornata invece alla ribalta. Le manifestazioni di questi giorni sono state definite dallo stesso primo Ministro come «destabilizzanti e pericolose per la pace e la stabilità della Georgia.»

Nei prossimi giorni la bozza di legge tornerà in Parlamento per la seconda lettura delle tre richieste dalla legge in Georgia. Il testo attuale gode dell’approvazione della maggioranza del emiciclo, tuttavia non sono solo le opposizioni ad essere contrarie a tale legge, ma anche l’attuale Presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili, si è detta fortemente contraria e ha già annunciato che in caso di approvazione parlamentare userà il diritto di veto.

Il percorso parlamentare ed istituzionale della legge sugli agenti stranieri è insomma ancora in pieno svolgimento e l’esito finale non è scontato. Un provvedimento come questo rischia di allontanare definitivamente il paese dall’Europa e ciò non sembra essere gradito alla maggioranza della popolazione la quale da due anni a questa parte è anche spaventata dal conflitto esploso nella vicina Ucraina e vede nel UE una possibile via di fuga.

Andrea Mercurio

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