L’11 marzo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato il passaggio del Coronavirus da epidemia a pandemia. Il mondo si è trovato implicato in una situazione di emergenza che coinvolge tutte le nazioni, dall’Asia all’America, senza distinzioni. Ma che implicazioni ha il Coronavirus sulla geopolitica italiana?
La minaccia sanitaria globale ha generato un iniziale stato di panico che ha evidenziato come ogni Paese si muova per sé. L’Italia si è trovata membro di un’Europa senza Unione. Il primo responso europeo è stato la chiusura dei confini e il rifiuto di condividere materiale sanitario, salvo poi modificare la sua linea con l’avanzamento della pandemia.
Molti Paesi hanno compreso che la narrativa del Coronavirus avrà un’inevitabile influenza sulle relazioni internazionali del futuro. L’Italia, primo Paese occidentale colpito in maniera tanto marcata dopo lo scoppio dell’epidemia in Cina, è diventato un terreno combattuto per la ridistribuzione dell’equilibrio geopolitico mondiale.
I primi aiuti
I primi atti di solidarietà sono arrivati dai Paesi “rossi” quali Cina, Russia e Cuba. Gli aiuti cinesi hanno ricevuto maggior attenzione mediatica, anche in virtù della linea governativa filocinese, capitanata dal Ministro degli Esteri Luigi di Maio. Pechino ha colto l’occasione per ridefinire le sue strategie geopolitiche, rilanciando il progetto della Nuova Via della Seta con il nome “Via della Seta Sanitaria“.
Le mire cinesi, ma anche russe, non sono sfuggite agli occhi degli alleati occidentali. In Italia hanno resuscitato un modello di relazioni internazionali già ampiamente sfruttato dai governi precedenti. L’appartenenza dell’Italia alla sfera di influenza statunitense sin dal secondo dopoguerra non ha impedito, anzi ha indotto, una certa ambiguità della nostra politica estera. Questa strategia ha permesso al nostro Paese di poter operare su progetti differenti, se non opposti.
La necessità di soddisfare esigenze di natura economica, energetica e di sicurezza nazionale ha portato a stringere accordi con Russia e Cina. L’Italia si muove secondo una retorica di ambivalenza già nota. In questo modo evita di compromettere la consolidata alleanza storica con gli Stati Uniti, che comunque si sottrae ai suoi doveri a colpi di “America First”.
Immaginare un mondo post-Coronavirus caratterizzato da grandi riassestamenti nella geopolitica italiana potrebbe essere un errore. Ciononostante, è logico ritenere che gli aiuti di alcuni non verranno dimenticati, così come l’indifferenza di altri.
Noemi Rebecca Capelli