Gli obiettivi di riduzione dei gas climalteranti potrebbero rivelarsi difficili da raggiungere. Gli Stati Uniti valutano lo sviluppo della geoingegneria solare.
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La pandemia di Covid-19 ha rafforzato la coscienza collettiva sulla crisi climatica. Nei prossimi anni però l’attenzione dei paesi sarà massima sulla ripresa economica. Essa dipenderà anche dalla qualità delle politiche e degli investimenti degli Stati e dei grandi e piccoli attori privati.
Negli Stati Uniti le accademie delle scienze, dell’ingegneria e della medicina hanno chiesto alla Casa Bianca d’investire almeno 100 milioni di dollari per lo sviluppo di una tecnologia per raffreddare il pianeta, nota come geoingegneria solare.
Gli scienziati, preoccupati dei progressi ancora insufficienti nella lotta al cambiamento climatico, vogliono capire se questa tecnologia può rivelarsi utile e, soprattutto, con quali effetti a lungo termine. Ci separano solo sette anni dal primo obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra.
Il primo esperimento di geoingegneria solare negli USA
A promuoverlo e a realizzarlo un gruppo di ricercatori dell’università di Harvard nel 2019. L’intento era capire come il particolato (particulate matter, PM) interagisca con lo strato più alto dell’atmosfera terrestre: stratosfera.
“Il cambiamento climatico è una sfida così seria che dobbiamo prendere in considerazione ogni arma del nostro arsenale per vincere: ridurre le emissioni dei gas climalteranti, rimuovere il diossido di carbonio, adattamento e uso della geoingegneria solare”.
Queste sono le parole pronunciate da Frank Keutsch, professore di ingegneria e scienze atmosferiche e professore di chimica e chimica biologica all’università di Harvard all’indomani dell’annuncio dell’esperimento denominato Stratospheric Controlled Perturbation Experiment (SCoPEX). Fino ad allora, gli scienziati hanno utilizzato i computer per condurre i test.
Questi ricercatori di Harvard hanno anche auspicato un’accelerazione sullo sviluppo della tecnologia di cattura e stoccaggio della CO2. Negli Stati Uniti le multinazionali del petrolio e del gas stanno investendo miliardi di dollari nella Carbon Capture and Storage (Css).
In che cosa è consistito l’esperimento
Nel cielo del nuovo Messico (USA) un pallone aerostatico ha rilasciato tra i 100 grammi e i due chili di micorparticelle di carbonato di calcio nella stratosfera, sotto forma di aerosol. Con l’obiettivo di misurare la loro capacità di riflettere i raggi del sole, di dispersione e di interazione con altri componenti presenti nell’atmosfera: il particolato è rimasto sospeso a 20 chilometri d’altezza ed entro un chilometro e 100 metri in termini di estensione. Il carbonato di calcio è un sale inorganico che si trova nel calcare e nei gusci degli animali.
Il dibattito sulla geoingegneria solare
Disperdere particolato nella stratosfera ha delle conseguenze, e non è di certo risolutivo per mitigare tutti gli effetti del cambiamento climatico. Tentare di raffreddare il pianeta artificialmente non servirà. E’ necessario piuttosto ridurre in modo massiccio le emissioni di gas serra.
I ricercatori statunitensi che hanno lanciato questo appello hanno sin da subito premesso che lo sviluppo della geoingegneria solare può essere solo uno strumento in più per difenderci dalle alterazioni del clima, ma non è un’alternativa alla decarbonizzazione.
Questa tecnologia “merita risultati sostanziali, e si dovrebbe indagare il più rapidamente possibile”, ha dichiarato al New York Times Chris Field, direttore dell’Istituto Woods per l’ambiente alla università Stanford.
Il rapporto pubblicato dalle accademie delle scienze, della ingegneria e della medicina chiarisce gli effetti dannosi della geoingegneria solare. Una tecnologia controversa quanto quella dell’editing genomico, sulla quale è necessario vigilare. Il compito dovrebbe essere affidato a un organo indipendente e autorevole. C’è chi dubita della sicurezza della geoingegneria solare. Sull’ambiente e sulla salute umana. La costituzione di un organismo, con il compito di vagliare le sperimentazioni, non servirebbe a nulla.
Sono più i pro o i contro?
I rischi correlati a questa tecnologia sono molteplici. La geoingegneria solare può alterare la meteorologia delle aree geografiche in cui viene utilizzata. Può spingere i paesi a ridurre meno i gas climalteranti. Nel lungo periodo questa tecnologia può avere l’effetto contrario, velocizzando l’aumento delle temperature.
L’idea è quella di utilizzarla nelle regioni più povere del mondo, dove gli effetti devastanti del cambiamento climatico sono già palesi e affliggono le popolazioni. Ai dubbi scientifici sulla efficacia della geoingegneria solare si aggiungono anche quelli economici ed etici. La geoingegneria solare non è risolutiva per difendere il clima,. Eppure gli scienziati chiedono al governo di impegnare soldi pubblici.
“Abbiamo bisogno piuttosto di raddoppiare i nostri sforzi nell’affrontare questi cambiamenti dettati dal clima”
Ha dichiarato al New York Times il direttore della scuola di politiche pubbliche alla università Northeastern, Jennie Stephens.
La Casa Bianca valuta l’opzione della geoingegneria solare
Il Congresso americano è favorevole allo sviluppo della geoingegneria solare. Nel 2019 infatti ha investito circa quattro milioni di dollari, gestiti dal dipartimento che si occupa della difesa degli oceani e del clima (National Oceanic and Atmospheric Administration, NOAA).
L’impressione infatti è che i Democratici e i Repubblicani siano favorevoli a sostenere tutte le tecnologie che possano in qualche modo mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
La sinistra radicale americana, quella che ha per prima sfoggiato il vessillo dell’ambientalismo in America, è convinta invece che la geoingegneria solare, la Carbon Capture e Storage e il nucleare non siano gli strumenti adatti per difendere il clima, ma che rappresentino delle “false soluzioni”.
Intanto, il presidente americano Joe Biden ha deciso di consultare due delle principali agenzie federali, la NASA e il NOAA, per decidere se sostenere la ricerca nella geoingegneria solare, come chiedono le accademie delle scienze, dell’ingegneria e della medicina.
Chiara Colangelo